Kandinskij e quel paesaggio di Lana esposto a New York 

Belle Époque. Dopo il soggiorno del 1908 nel Burgraviato  (dove tornerà sei anni dopo) il grande pittore russo virò sull’Astrattismo Nel Meranese l’amico bavarese Franz Marc dipinse due capolavori  visionari del mondo di lì a poco devastato dalla Grande Guerra


Jimmy Milanese


Merano. Ci eravamo già occupati di quel nutrito gruppi di artisti dell'area germanofona che a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, e almeno fino allo scoppio della prima guerra mondiale, avevano deciso di eleggere Merano a loro dimora. Louis Eysen, Hans Thoma, Friedrich Wasmann, Franz Defregger, Albin Egger Lienz, Heinrich Vogeler sono solo alcuni tra gli esponenti delle arti figurative che hanno soggiornato in città, dipingendo paesaggi e occupandosi di ritrattistica. Autori di opere importanti che hanno contribuito a costruire il mito della Merano città degli artisti, ma che non sono entrati nel novero dei grandi pittori della storia europea. Perché se è vero che nel campo letterario e musicale per lunghi decenni la nostra città e i suoi dintorni sono stati un importante presidio avanguardista, lo stesso non può essere detto per quanto riguarda la presenza di artisti figurativi. Una considerazione, questa, mitigata due importanti eccezioni nelle figure di Vasilij Kandinskij e la compagna Gabriele Münter, oltre al bavarese Franz Marc: tre pittori di fama internazionale i quali a più riprese hanno soggiornato nel Burgraviato.

Svolta.

È quasi sicuro - anche se dalle ricerche storiche effettuate non vi è certezza - che in città abbiano soggiornato almeno altri due grandi della pittura europea come l'espressionista Alfred Kubin e il pittore alpino Edward Theodore Compton. Quello che è certo, invece, è il fatto che il periodo altoatesino di Kandinskij, in particolare a Lana prima e Merano poi, rappresenta non solo uno spartiacque per l'artista russo, ma anche per la pittura europea in generale. Infatti, dopo il primo soggiorno riflessivo a Lana nel 1908, accompagnato dalla compagna Münter, Kandinskij vira decisamente verso quell'Astrattismo del quale è precursore e pioniere. Per la pittura in genere, l'allontanamento dall'Impressionismo che in Kandinskij inizia proprio durante quegli anni e che porterà alla nascita di numerose avanguardie, significa l'abbandono per sempre di un esperimento artistico che dal Rinascimento fino al XIX secolo aveva inteso l'arte come tentativo di riproduzione di un'illusione della realtà visibile. In altre parole, è anche nel soggiorno nel Burgraviato, ampiamente documentato da lettere, quadri, note e articoli di giornale che Kandinskij capisce di dover compiere una svolta epocale per lui e per tutta la pittura europea.

A Lana.

Kandinskij arriva a Lana nel maggio del 1908 dopo un periodo di vagabondaggio in giro per l'Europa e la presa di coscienza circa l'importanza spirituale dei colori nella sua pittorica. Una presa di coscienza che, però, ha bisogno proprio di un momento di pausa e riflessione, prima del grande salto verso l'astrattismo. Il suo soggiorno in Alto Adige cade proprio a pennello, sarebbe da dire, poco prima della partecipare di Kandinskij all’Associazione dei Nuovi artisti di Monaco che lo vede gradualmente sempre più convinto nello svanire contorni, proporzioni e riferimenti spaziali nei suoi quadri. Un cambiamento già visibile in un importante panorama di Lana, oggi conservato presso la collezione “Wassily Kandinsky” di New York. Un soggiorno, quello nel paese a sud di Merano, molto probabilmente incentivato dall'amicizia con l'ingegner Alexander Strakosch il quale all'inizio del secolo aveva contribuito a realizzare la ferrovia della Val Venosta e, innamoratosi del luogo, aveva espresso l'intenzione di realizzare una comune di artisti anche grazie all'aiuto della moglie Maria Giesler, ex allieva del maestro russo.

Kandinskij a Lana ci arriva il 6 maggio con la tramvia che allora collegava il paese a Merano, rimanendoci per quasi un mese. Nel corso del soggiorno, Kandinskij e Münter non smettono mai di dipingere, ma mentre il primo inizia a sfumare i contorni e rimaneggiare i colori, la compagna si concentra sull'alternanza dei colori verde, bianco, blu, viola e rosa. Sono non più di una decina le opere altoatesine dei due, tutte con Lana e i suoi dintorni come soggetto. Oggi, oggetti d'arte preziosi che segnalano un momento fondamentale per l'arte pittorica europea tutta.

Arriva Marc.

Solo qualche anno dopo, è Pasqua del 1913, su suggerimento del pittore russo, a Merano arriva Franz Marc assieme alla moglie e altri familiari. Marc firma il registro degli ospiti di Castel Titolo il 24 marzo assieme al fratello medievalista. All'amico Kandinskij e moglie invia una cartolina con sopra illustrata la chiesa di San Giorgio a Scena, scrivendo: «Il cielo è nascosto perfidamente da una cortina grigia, ma tutto è ugualmente meraviglioso». In altre cartoline spedite ai due compagni, Marc tesse letteralmente le lodi del paesaggio che fa da contorno a Merano, non lesina commenti entusiastici verso i castelli e i vigneti della zona e spiega a Kandinskij quale splendido accompagnatore sia Rainer Maria Rilke. Di questo periodo, la realizzazione del famoso dipinto “La torre dei cavalli azzurri” poi requisito da Hermann Göring per la sua collezione privata e misteriosamente sparito nel nulla. Ad ogni modo, nel corso di questo soggiorno, Marc dipinge due capolavori visionari del mondo che di lì a poco sarebbe crollato, ovvero, “Das arme Land Tirol” e “Tirol”. Nel primo, fosche nubi, un cimitero e un castello in fiamme anticipano la fine della Belle Époque, mentre il secondo è ad oggi considerato l'ultima creazione di Marc. “Tirol”, oggi conservato al Guggenheim Museum di New York, rappresenta un cielo dilaniato, montagne che si frantumano e un villaggio completamente distrutto: ciò che di lì a poco l'artista bavarese avrebbe visto, per via dell'arruolamento in guerra. Esentato dal servizio di guerra per motivi artistici, il 4 marzo 1916 a Verdun, ultimo giorno al fronte, all'età di 36 anni Franz Marc viene ferito a morte da schegge di granata.

Kandinskij a Merano.

Poco prima di quell'evento doloroso per la famiglia Kandinskij, nel 1914 il registro dei turisti della città di Merano segna l'arrivo del grande pittore russo, accompagnato dalla madre e da un gruppo di amici russi. Questa volta il pittore è ospite presso l'affittacamere Passerschlucht presso la gola del Passirio all'altezza del Ponte Romano, dove ancora oggi si trova un ristorante che affitta camere. Sono diverse le lettere che testimoniano la sua presenza in città: una in particolare, quella inviata prima della sua partenza, il 18 aprile dello stesso anno. «Mi sono abituato a Merano, perché l'aria è meravigliosa, il cibo ottimo e nessuno fa niente e si ingrassa: lo vedrai anche tu al mio ritorno», scrive il pittore russo alla compagna di vita Gabriele Münter.

Tra la prima visita in Alto Adige del 1908 e quella del 1914, Kandinskij avrebbe partecipato alle esposizioni della Blauer Reiter di Monaco, si sarebbe appassionato di Teofisica, sarebbe stato rapito dalla dodecafonia di Arnold Schönberg, insomma, sarebbe piombato nell'Astrattismo, trascinando con se tutti i movimenti pittorici dell'epoca. Un passo che gli sarebbe costato caro. Pochi giorni dopo la sua partenza da Merano nel 1914, l'Europa sarebbe stata investita dalla Prima Guerra Mondiale che costrinse Kandinskij a una ritirata in Russia, mentre la sua compagna rifugiava nella casa comune acquista a Murnau poco dopo il primo soggiorno altoatesino. Il 19 luglio del 1937 su ordine di Adolf Hitler venne allestita la famosa “Mostra d'arte degenerata” con la quale il Führer intendeva condannare le avanguardie artistiche che sporcavano la purezza ariana della Germania. Dopo una razzia nei musei tedeschi, “La torre dei cavalli azzurri” di Marc e circa cinquanta dipinti di Kandinskij vennero esposti in modo denigratorio. Le opere del pittore russo andarono vendute per quasi nulla a lungimiranti collezionisti americani. Tra queste, anche la vista di “Lana”: un quadro che oggi vale milioni.

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