L’arrivo di Sissi 150 anni fa E la città  voltò pagina 

Lontana da corte. I soggiorni dell’imperatrice Elisabetta d’Austria avrebbero veicolato il nome di Merano rendendolo noto in tutta Europa Giunse qui per la prima volta nell’ottobre del 1870: la ricorrenza è stata celebrata al Trauttmansdorff, il castello che la ospitò due volte


Jimmy Milanese


Merano. Sono passati 150 anni da quel lontano 16 ottobre del 1870, quando a Merano per la prima volta arrivò lei, la principessa Elisabetta d’Austria assieme al suo consorte, l’imperatore Francesco Giuseppe I. E la città, con la prima delle quattro visite di Sissi, non sarebbe mai più stata la stessa.

A ricordare quell’arrivo annunciato in pompa magna da decine di articoli di giornali, l’altra mattina a Castel Trautmannsdorff è andata in scena una giornata speciale dedicata all’imperatrice. Una serie di tour guidati nei meandri del castello che ancora oggi conserva diversi oggetti appartenenti alla principessa e alcune importanti tracce dei suoi soggiorni meranesi. Per i più curiosi esiste anche una pubblicazione nuova di zecca, interamente dedicata ai quattro periodi di Sissi in città. “Sissi a Merano – i soggiorni di un’imperatrice irrequieta” di Josef Rohrer per Folio editore.

Sotto la pioggia.

Quel 16 ottobre del 1870 si presentava assai piovoso, quando nel primo pomeriggio la principessa arrivava a Merano, preceduta da uno stuolo di camerieri e vagoni carichi di merci. Ad aspettarla, centinaia di persone ai piedi di Castel Trauttmansdorff e, scrive Rohrer, «un arco di trionfo alto dodici metri ai piedi del castello, recante un’enorme aquila bicipite e la scritta Heil Elisabeth». Sarebbe stato quello, il primo dei soggiorni al castello, perché nel 1889 la principessa vi ritornò, incupita e alquanto triste, poco dopo la morte del figlio Rudolf.

Le lunghe passeggiate.

Come detto, quel giorno tutta la città si mobilitò, con Schützen in costume e ragazzini a sventolare bandierine lungo la via che dalla stazione conduceva al castello. Come molto spesso sono costretti a fare ora i capi di Stato, per evitare pericoli Sissi non prese posto sulla bellissima carrozza imperiale a sei cavalli, ma si dileguò nascondendosi in un carro, tra le sue dame di corte. A trentatré anni, Sissi era nel pieno del suo splendore, il che le aveva garantito una fama che, si diceva, precedeva sempre il suo arrivo. Fama che lei non alimentò mai, schiva come era e poco amante della vita di corte.

«Ogni giorno ce ne andavamo a passeggio sull’inelegante Ringstrasse (oggi corso della Libertà) senza che nessuno ci riconoscesse, davvero piacevole», scriveva al figlio. Nonostante questo, le immagini disponibili della principessa (alcune delle quali conservate al castello) la ritraggono sostanzialmente sempre nel fiore dei suoi anni, anche grazie a ritocchi grafici che ne esaltavano sia la folta chioma sia la sottile figura tutt’altro che comune all’epoca, ma che la rendevano più un personaggio immaginario che volto noto al popolo. Proprio per questo, i soggiorni meranesi furono particolarmente felici, in particolare il primo, durato ben otto mesi, nel corso del quale Sissi girò in lungo e in largo per la città. Sempre assieme al suo ventaglio (in mostra al castello), utilizzato forse per la prima volta come strumento per allontanare i primi “paparazzi” che armati di fotocamere poco maneggevoli andavano a caccia della principessa. E come risposta, la sempre più insofferente Sissi in alcune occasioni ufficiali si faceva anche sostituire dalla sua coiffeuse.

Lontana da corte.

I motivi per cui Sissi nel 1870 scelse Merano e non località che pur conosceva bene come Bad Ischl sono al centro di un dibattito che da sempre ha riguardato la vita dell’imperatrice, col passare del tempo sempre più insofferente verso la vita di corte e alla ricerca di fughe che la portassero lontano dalla suocera. «Passare l’intera estate con tua madre capirai bene anche tu è cosa che preferirei evitare», scriveva l’anno prima al consorte, il quale, dal canto suo, nel corso dei lunghi soggiorni di Sissi a Merano fece visita alla principessa non più di quattro volte. Quindi, forse con un piccolo escamotage, spinta da Mathilde von Schwarzenberg, amica che conosceva la città e le sue cure con l’uva, Elisabetta giustificò all’imperatore il suo costoso desiderio di recarsi al Trauttmansdorff con lo stato di salute dell’ultimogenita Maria Valerie, «l’Unica» tra i quattro figli, ebbe poi a scrivere.

Il clima mite di Merano sarebbe quindi diventato per mesi scenario dello splendido isolamento da una corte viennese impelagata nelle vicende europee, dopo lo scoppio delle ostilità tra Germania e Francia, la prigionia parigina di Napoleone III e la fine dello Stato Pontificio ad opera del nuovo Regno d’Italia. La firma al congedo di Elisabetta dallo Schönbrunn porta il nome di Hermann Wiederhofer, medico personale e unico alleato della principessa alla corte viennese, capace di aiutare Sissi quando qualche anno dopo chiese e ottenne la rimozione del modello educativo ferreo voluto da Francesco Giuseppe per crescere il loro figlio Rodolfo, un gesto clamoroso per l’epoca.

Soggiorni costosi.

Come detto, un viaggio costoso, quello di Sissi al castello sopra Merano, ispezionato solo qualche settimana prima del suo arrivo dagli emissari di corte i quali riportarono la necessità di urgenti lavori di sistemazione per dare alla Principessa una dimora degna del suo rango. Circa 330.000 fiorini dell’epoca venne a costare quel soggiorno durato otto mesi, che nel suo volume Rohrer quantifica come il prezzo per l’acquisto di dieci ville. L’arrivo di Sissi a Merano seguì quello di carrozze colme di mobili e una servitù formata da decine di persone che vennero sistemate nei castelli circostanti. Poi, c’era da mettere in sicurezza il castello, dotato di stufe a legna poco affidabili, ma venne allargata la strada che da Maia Alta portava alla sua residenza, installato un servizio di telegrafo direttamente nel castello e molti altri interventi. Pochi giorni dopo il suo arrivo, era il 19 ottobre del 1870, Sissi scrisse una lettera a Francesco Giuseppe: «Il mattino ho fatto una passeggiata di quattro ore. Era così bella che per tutto il tempo ho pensato a quanto mi piacerebbe ripercorrerla un giorno con te».

Una di queste lettere è tutt’ora conservata all’interno del Touriseum, assieme ad altri oggetti a lei appartenuti e che testimoniano l’importanza di una donna alla quale la nostra città deve gran parte della sua fama.

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