Maxi-frode, perquisita un’azienda del Burgraviato 

Energie rinnovabili. L’operazione della Guardia di Finanza ha toccato sette regioni italiane Un’organizzazione criminale si è accaparrata negli anni 143 milioni di euro di contributi pubblici



Merano. Fra le oltre cinquanta perquisizioni operate ieri dalla guardia di finanza nel contesto di una frode che supera i 143 milioni di euro di contributi pubblici, una è a carico di un’attività del burgraviato che si occupa di commercio all’ingrosso di legname e di semilavorati. la compagnia di merano, su delega dei colleghi di pavia, ha operato la perquisizione per acquisire documenti amministrativo-contabili relativi a forniture di cippato, cioè di legno ridotto in scaglie.

Tutto è nato nel 2011, quando per aderire al protocollo di kyoto sono stati introdotti incentivi economici per l’uso di energia da fonti rinnovabili, tra le quali le biomasse legnose. la legge, però, subordina gli incentivi all’uso di legname proveniente da un razionale e corretto sfruttamento dei boschi che preservi il loro naturale ciclo vitale, perciò impone rigide regole sulla provenienza e sulla tracciabilità delle biomasse bruciate. «ma la nobile finalità – così il comando provinciale di pavia – non sembrava interessare i vertici della biolevano che, invece, erano proiettati ad accaparrarsi fraudolentemente gli ingenti incentivi statali. per ogni milione di euro di energia venduta, la biolevano percepiva dal gestore dei servizi elettrici (gse) oltre 3 milioni di euro di contributi».

L’incentivo era stato concesso perché la biolevano si era impegnata a utilizzare solo legname tracciato, certificato e proveniente da zone limitrofe all’impianto. la guardia di finanza riprende: «era un impegno solo sulla carta, poiché, attraverso una fitta rete di complici, i vertici della biolevano acquistavano qualunque tipo di legname ovunque reperibile a un prezzo nettamente inferiore ai propri competitor. per far risultare il legname di provenienza locale e tracciato ai vertici della biolevano bastava falsificare i documenti di trasporto e le fatture commerciali. con tali raggiri gli arrestati sono riusciti a frodare negli ultimi anni contributi per oltre 143 milioni di euro. soldi erogati dal gse ma in ultima analisi prelevati dalle tariffe delle bollette elettriche pagate da tutti noi».

L’indagine della guardia di finanza, partita nell’ottobre del 2019, ha dimostrato come la centrale elettrica si sia approvvigionata da fornitori non abilitati a certificare il prodotto o da aziende di trasformazione del legno non rientranti negli accordi, o acquistandola da fornitori esteri. principale promotore della frode sarebbe stato t.p.f., nato nel 1949, al quale si sarebbero affiancati c.f.b., del 1951, per la gestione amministrativa della centrale energetica e c.a. per quella commerciale. sul fronte dei fornitori, le attività investigative, durate circa un anno, hanno permesso di individuare tre amministratori di società che si sono adoperati affinché la centrale elettrica potesse ottenere il massimo contributo statale disponibile.

La guardia di finanza di pavia, insieme ai carabinieri forestali e a un’aliquota dei carabinieri del comando provinciale di pavia, ieri ha eseguito 11 misure cautelari personali (sei arresti domiciliari e cinque obblighi di firma) e oltre 50 perquisizioni in trentino-alto adige, lombardia, piemonte, liguria, emilia romagna, sardegna e lazio. la nostra regione è coinvolta per via dell’impresa del burgraviato perquisita ieri mattina. l’operazione, che vede impegnati più di 200 militari, e sta sradicando un’organizzazione criminale che nel corso di diversi anni ha frodato oltre 143 milioni di euro di contributi pubblici.

Ieri mattina, su ordinanza del gip del tribunale di pavia, le fiamme gialle hanno sequestrato 69 rapporti bancari, 22 quote societarie di altrettante società del valore di circa 19 milioni di euro, 147 veicoli, immobili e terreni per un valore di oltre 12 milioni di euro, tra i quali un prestigioso appartamento nel cuore di milano, una villa a portobello di gallura (in provincia di sassari) e un’altra a galbiate (lecco) oltre che l’intera centrale elettrica, del valore di circa 70 milioni di euro.













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