Mercato delle armi, un film festival a Merano 

La rassegna. Dall’11 al 14 febbraio nove proiezioni seguite da tavole rotonde e incontri Fra gli ospiti anche un attivista per il disarmo, ex bambino-soldato fuggito dall’Uganda



Merano. Opwonya Innocent è stato un bambino soldato. Combattente a dodici anni in Uganda, una delle tante polveriere d’Africa. Ha cercato più volte di scappare, fino a quando ci è riuscito. Oggi ha 29 anni, vive in Germania ed è un’attivista per il disarmo. Sarà uno dei volti protagonisti della rassegna “Mercato di morte” organizzata dall’Accademia studi italo tedeschi (connessa alla piattaforma Euregio “Dignità e diritti umani”, Euphur) assieme a Human Rights International e all’assessorato alla cultura del Comune. Un festival cinematografico, in programma dall’11 al 14 febbraio, con proiezioni in italiano e in tedesco al quale faranno eco incontri e dialoghi al termine dei film.

Il programma.

Lo scorso autunno il Comune aveva puntato l’attenzione sulla tratta delle persone, in particolare delle donne. Ora l’impegno di sensibilizzazione vira su un altro grande tema, quello del commercio d’armi. Che si può portare a credere essere una questione lontana, ma non poi così tanto considerando - ed è un solo lato del prisma - che l’Italia è nella top ten dei produttori.

L'idea del film festival è stata lanciata da Jürgen Grässlin, pedagogo, pubblicista e attivista per la pace, mentre i film sono stati scelti da Wolfgang Landgräber, regista e giornalista. Nove gli appuntamenti spalmati su quattro giornate, ciascuno articolato in proiezione e discussione a seguire. Tutti gli eventi sono a ingresso libero, alcuni al cinema Ariston (galleria da via delle Corse) altri all’Accademia in Villa San Marco (via Innerhofer 1).

La rassegna verrà inaugurata martedì 11 febbraio alle 20 all’Ariston con il film in lingua tedesca “Meister des Todes”, poi il dibattito con il regista Daniel Harrich. Mercoledì 12 febbraio tre momenti, tutti all’Ariston, fra cui alle 15 la proiezione di “Ilaria Alpi-L’ultimo viaggio con annesso confronto con don Renato Sacco che in seno a Pax Christi segue il tema della lotta agli armamenti. In italiano anche “Doppia Ipocrisia + Armi e droga: morte S.p.A.” e la tavola rotonda con Giorgio Beretta, analista del commercio di sistemi militari e di armi comuni: al mattino (ore 10) di giovedì 13 febbraio all’Ariston.

Venerdì 14 febbraio, giorno di chiusura, alle 10 all’Accademia “L’inizio della fine delle armi nucleari” seguito dall’incontro con Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo; alle 15 all’Ariston “Ich habe getötet” poi la testimonianza di Opwonya Innocent sulla vita dei bambini soldato; alle 18 all’Ariston “Finché c’è guerra c’è speranza” con dibattito conclusivo alla presenza di Rodrigo Rivas. Il programma completo è consultabile su www.adsit.org.

Coinvolte nelle proiezioni pure alcune scuole.

Oltre l’orizzonte.

«Anche Merano deve guardare oltre il proprio orizzonte per poter comprendere la nostra posizione e i nostri privilegi» dice il sindaco Paul Rösch che ieri ha presentato la rassegna - definita la prima del suo genere in Italia - assieme a Leo Matzneller (Human Rights International), Ivo De Gennaro e Verena Pohl (Accademia). «Una delle più grandi e storicamente improbabili conquiste della nostra società liberale consiste nel fatto che la violenza sia esclusa come mezzo per risolvere i conflitti e che sia possibile una convivenza pacifica. Oggi la maggior parte di noi conosce la guerra solo per le notizie che provengono da paesi lontani o dai libri di storia. Ma in realtà la guerra è stata esportata: i focolai di crisi di questo mondo sono purtroppo spesso ancora oggi causati da interessi economici occidentali. Il florido commercio di armi costituisce un marchio di infamia enorme e un fallimento collettivo proprio degli Stati occidentali negli sforzi per una pace mondiale. Coloro che vogliono farsi garanti in modo credibile per i diritti e la dignità umani devono anche tirarne le debite conseguenze».













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