CORONAVIRUS

Zaia: "Abbiamo visto tutti i cinesi mangiare topi". Scoppia la bufera politica e diplomatica

L'ambasciata cinese: "Basta calunnie". L'ex ministro alla salute Grillo: "Parole fuori luogo" (foto da Antenna Tre)



VENEZIA. Stanno suscitando una bufera politica e diplomatica le parole utilizzate dal governatore del Veneto Luca Zaia durante un'intervista televisiva ad Antenna Tre sul tema della diffusione del Coronavirus dalla Cina. "La Cina ha pagato un grande conto perché comunque li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi e altra roba del genere", ha detto definendo le norme igieniche un fatto culturale.

Dura la replica dell'ambasciata cinese in Italia. "In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l'epidemia, un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese", dice un portavoce. "Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti. Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d'accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente. Siamo convinti che quelle parole non rappresentino assolutamente il sentire comune del popolo italiano". 

"Trovo le dichiarazioni tv di #Zaia su #Covid2019 e cinesi, decisamente fuori luogo", scrive in un tweet la senatrice M5S ed ex ministro della Salute Giulia Grillo. "In questo momento è essenziale scegliere con cura le parole da dire, perché metterci l'uno contro l'altro non sarà di alcuna utilità".

Tra le voci che hanno stigmatizzato le parole di Zaia della di Danilo Toninelli: "Prima Fontana con la messinscena della mascherina. Oggi Zaia con la storia dei cinesi mangiatori di topi. Quando proprio non si può fare a meno di tirare la zappa sui piedi del nostro Paese e metterci in cattiva luce, in un momento già delicato. Complimenti. Tra l'altro con la Cina abbiamo rafforzato i rapporti commerciali anche grazie al nostro accordo fatto con la Via della Seta, per cui evitiamo di farci certi stupidi autogol".

 

L'autodifesa. Zaia si è giustificato così, parlando all'Ansa: «Mi spiace che qualcuno abbia montato una polemica su questo, non ho mai detto che i cinesi non si lavano. E mi scuso se ho ho urtato la sensibilità di qualcuno, anche per i rapporti personali, noti e testimoniati, che ho con la comunità cinese».

«Mi spiace - ha aggiunto - d'essere stato da alcuni frainteso, e da altri volutamente strumentalizzato. La mia era una riflessione che non voleva offendere nessuno; si riferiva alla montagna di materiale e video, molti dei quali fake, che pesano sulla 'reputazione' di questo virus».

«È indubbio - prosegue Zaia - che le condizioni che abbiamo qui sono diverse da quella in Cina. Ma il qualunquismo e la generalizzazione non sono nel mio stile. È pur vero, tuttavia, che in un paese dalle mille sfaccettature, che presenta contesti metropolitani di assoluta innovazione, come Shanghai, Pechino, Shenzhen, ve sono altri che sono agli antipodi».













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