arte contemporanea»LA BIENNALE GHERDËINA

La Biennale Gherdëina torna per la sua sesta edizione affrontando il tema della natura polimorfa della montagna e del suo linguaggio. L’inaugurazione è prevista per il 23 giugno alle 17.30 al Col de...



La Biennale Gherdëina torna per la sua sesta edizione affrontando il tema della natura polimorfa della montagna e del suo linguaggio. L’inaugurazione è prevista per il 23 giugno alle 17.30 al Col de Flam di Ortisei con performance di Alessandro De Francesco, Sissa Micheli, Gianni Pettena, Mathilde Rosier, Egill Sæbjörnsson, Nico Vascellari. Non è una data qualunque, in quel giorno ricorre infatti il 268° anniversario della nascita del padre delle Dolomiti, il geologo francese Dieudonné Sylvain Guy Tancrède de Gratet de Dolomieu, comunemente noto come Déodat de Dolomieu: a lui si deve la scoperta nel 1792 della roccia calcarea che avrebbe poi preso il suo nome assieme alla spettacolare catena montuosa del Nord Est italiano. La mostra curata da Adam budak ha il chiaro intento di raccontare la montagna (da cui il titolo Writing the mountains), e combina discipline limite come la geologia culturale, l’ecologia delle comunità, la scienza performativa e la pratica relazionale dell’estetica impegnata, sfidando le forme più convenzionali di rappresentazione e percezione, e traendo ispirazione dal vocabolario proprio della natura, del paesaggio e della comunità. Si tratta di un discorso corale che mette in primo piano modalità di lavoro basate sullo scambio e sulla partecipazione: dà vita ad una commistione di forme polifoniche derivate dal mondo della performance, quali la danza e il canto, la poesia e la recitazione, passando per l’architettura e il design, attraverso lo studio delle modalità di rappresentazione e di allestimento, fino ad arrivare alle forme più volubili che hanno come oggetto di interesse lo spirito di una comunità, il suo impegno e la collettività, senza trascurare la ricerca ed il lavoro sul campo. La mostra consiste quindi in una proposta poetica: qui, mediante un atto di apprendimento dalla montagna, la poesia (o meglio ancora il suo linguaggio), mette a segno una raccolta di esternazioni artistiche che celebrano questo particolare luogo e la sua sublime intensità. La narrazione poetica Überwasser di Alessandro De Francesco, commissionata dalla Biennale come manifesto dell’ “intima immensità” delle Dolomiti, consiste in una serie di affascinanti raffigurazioni che forniscono un prototipo ai molteplici scenari di “Writing the mountains”, grazie ad un lessico che prende spunto dal linguaggio elementare della natura. Concepita come naturale prosieguo della precedente edizione della Biennale che affrontava il tema della retorica del desiderio, la mostra gardenese alla ricerca di modelli di appartenenza, identificazione e coesistenza. Si rende così omaggio sia alla montagna che alla comunità che la abita, per mezzo di una riflessione sulle qualità di resistenza e di resilienza intrinseche a questi luoghi e a queste persone, portando a esempio la montagna come luogo di stupore e al tempo stesso di intimità, emancipazione e affermazione delle tradizioni. La mostra immagina l’ambiente della montagna come un rituale in pieno svolgimento, come un archetipo in continua evoluzione, tuttavia riformulato e riproposto in maniera sempre differente, che presenta aspetti mistici, realistici e mondani, e infine come un’espressione di desiderio in cui si intrecciano miti e i sogni quotidiani.















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