IL CASO

Cambiamento climatico, Germania pronta a rinunciare allo sci?



Venerdì Geir Karlsen, il ceo di Norwegian Air, la compagnia aerea norvegese low cost, in un’intervista ha dichiarato che i Paesi nordici stanno registrando un significativo aumento di richieste da parte dei vacanzieri europei che cercano località dove ci sia la certezza di poter sciare. Secondo Karlsen, la mancanza di neve sulle Alpi nell’inverno in corso ha allontanato gli appassionati di sport invernali dalle stazioni sciistiche in Svizzera, Italia e nelle Alpi Francesi, spingendoli a dirigersi verso nord per raggiungere le piste in Scandinavia. «Stiamo assistendo a un aumento della domanda dalla Germania, dall’Olanda e dal Regno Unito», ha dichiarato dopo aver presentato i positivi risultati dell’ultimo trimestre, senza dare numeri precisi. Ha però sottolineato che sulle nuove rotte della compagnia nel 70% dei casi si tratta di traffico in entrata: «Quindi non si tratta di persone che partono dalla Norvegia per andare in Italia ma, per esempio, di italiani che volano dall'Italia e poi ripartono per tornare nel proprio Paese».

Guardando al futuro, per il quarto trimestre del 2024, Norwegian Air ha già pianificato di aumentare la sua capacità: il numero dei voli che potrà portare gli sciatori europei in Scandinavia sarà il 16% in più rispetto a quello operativo nello stesso periodo del 2023. Mentre al Nord aspettano dunque una marea di sciatori delusi dalla mancanza di neve nelle altre parti d’Europa, in un Paese che da sempre ha coltivato la passione per lo sci alpino ci si interroga sul fatto se, in tempi di cambiamenti climatici e di crisi energetica, di scioglimento dei ghiacciai e di impianti di innevamento sempre più giganteschi e indispensabili, sia davvero ancora una buona idea crescere una nuova generazione di sciatori. La stampa tedesca su questo tema è divisa.

C’è chi -come Katharina Riehl della Süddeutsche Zeitung – sottolinea che si può benissimo fare a meno di sciare , “lo sci non è una tecnica culturale senza la quale gli abitanti dell'Europa centrale condurrebbero una vita disumana”, ma aggiunge che “è uno sport meraviglioso, che permette di stare all’aria aperta tutto il giorno, magari anche al sole, è uno sport in cui eleganza e velocità si fondono meravigliosamente come in pochi altri”. E che è uno sport per tutta la famiglia insieme una volta che i bambini si erano lasciati alle spalle la fase dei baby lift. «Lo sci- dice - è costoso se si va in località sciistiche con impianti di risalita riscaldati a otto posti, ma è ancora accessibile per le famiglie in località più piccole con piste meno lussuose.

Naturalmente si può vivere senza sci - aggiunge - ma sarebbe un peccato farne a meno». Dello stesso parere è Judith A. Sägesser che si occupa di clima e sostenibilità per la Stuttgarter Nachrichten: «Convivere con i cambiamenti climatici e prevenirne di peggiori con uno stile di vita il più possibile sostenibile non significa automaticamente che non dobbiamo più fare nulla. Significa che dobbiamo fare le cose in modo diverso. La base è che non dobbiamo più sottomettere la natura, ma averne cura. In una stazione sciistica che si spera si impegni sulla sostenibilità, e viaggiando in treno o in autobus, i bambini non imparano solo a sciare, ma anche quanto è bello il paesaggio invernale e perché vale la pena proteggerlo».

A sostenere invece l’inutilità dell’insegnare a sciare ai bambini è Jochen Temsch, dello stesso quotidiano bavarese della Riehl: già in partenza, secondo lui, non ci sono le basi per un rapporto con questo sport: la situazione climatica non lo permette, le strisce di bianche su cui si scia su sfondo verde-marrone sono una distopia. Poco importa se oggi tutto è edulcorato da personaggi vestiti da marmotta che in cima alle piste distribuiscono caramelle ai più piccoli e se nei caldi ristoranti di montagna a pranzo i bambini vengono coccolati con Kaiserschmarrn e cioccolata calda (mentre quelli degli anni Settanta mangiavano panini al formaggio semicongelati in piedi all’aperto).

«Quando cresceranno -dice Temsch- i bambini probabilmente reagiranno alla vista degli sci nello stesso modo in cui oggi reagiscono alle ultime cabine telefoniche ancora in circolazione: a cosa diavolo servivano in passato?». Per chi è ragionevolmente amante della natura, la questione sci potrebbe essere chiusa qui, dice il giornalista. Per qualsiasi attività ricreativa all’aperto, devono essere soddisfatte alcune condizioni, se non le trovi, non la fai. Non si può andare in canoa nel deserto, fare kite surf nella foresta, non si può sciare dove non c’è neve. «Alla luce di tutte le terribili conseguenze del cambiamento climatico autoprodotto, sciare è davvero l’ultimo dei problemi dell'umanità. Tanto più che lo sci, a differenza di altri sport come il nuoto (che protegge dall’annegamento) e la bicicletta (mobilità ecologica), non serve a nessuno, è solo un divertimento». Forse i norvegesi dovranno rivedere le loro previsioni.

 













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