SCIENZA E AMBIENTE

Camminare e sognare, nel segno di Freud 

Psicoanalisi. Mercoledì a Stella di Renon la presentazione del libro di Francesco Marchioro L’autore: «Quassù esiste il primo e unico sentiero al mondo dedicato al maestro viennese»


MADDALENA DI TOLLA DEFLORIAN


trento. In copertina, splendida, compare in un disegno la Gentiana Brentae, una delle specie scoperte più di recente nella flora trentina. Il volume “Flora del Trentino”(edizioni Osiride), che la rappresenta, denso di oltre mille pagine, arriva dopo oltre cento anni dall’ultimo suo analogo. La flora considerata è quella spontanea. Il portentoso Atlante della Flora trentina è frutto del lavoro scientifico trentennale e di preziose collaborazioni, anche internazionali, dei botanici del Museo Civico di Rovereto (oggi Fondazione), che ha una gloriosa storia botanica alle spalle.

Il libro è stato presentato alla stampa nei giorni scorsi a Trento. Mercoledì sera, 19 giugno, alle 18 questo straordinario lavoro scientifico andrà in festa al Teatro Zandonai, a Rovereto, per una presentazione al pubblico. Un simile lavoro merita che il pubblico roveretano lo accolga con un abbraccio corale, per il valore d'eccezione che ha, anche sociale, non solo tecnico. La fotografia offerta (con 1.327.662 dati utilizzati) è infatti quella di una biodiversità ancora in stato accettabile ma già esposta a rischi e perdite, con la prospettiva di cambiamenti, che potrebbero renderla un ricordo da nostalgia. Sono 54 le specie estinte rispetto alle precedenti rilevazioni. Se è vero che oltre 250 specie sono subentrate, a soffrire sono specie specializzate, alcune fra quelle più rare, le specie delle zone umide e paradossalmente quelle dei prati magri, soprattutto le specie in pianura, dove la trasformazione antropica agisce maggiormente; mentre quelle che entrano sono specie ubiquitarie. La biodiversità – avvertono gli ecologi - non è solo somma di specie, è anche profonde e fini relazioni dentro gli ecosistemi. “La ricerca ancora non ha fondi per studiare in profondità cosa succede davvero ai servizi ecosistemici con la perdita di queste specie” spiegano gli autori. Comprendere l’impatto complessivo dei cambiamenti descritti dal volume rispetto alla flora di cento ani fa ancora non è semplice. Gli autori principali sono quattro, capeggiati dal dottore forestale Filippo Prosser, l'uomo dei fiori alpini, Conservatore per la Botanica del Museo. Da 35 anni si occupa di floristica del Trentino e, dopo il 2000, della provincia di Verona. Autore di pubblicazioni su questo argomento, ha descritto alcune specie nuove per la scienza(come la genziana della copertina). Firma insieme a lui il lavoro Alessio Bertolli, biologo, vice-Direttore del Civico. Nell’ambito del progetto di cartografia della flora delle province di Trento e Verona ha pubblicato numerosi ritrovamenti interessanti. Nella sua collaborazione con Filippo Prosser, ha descritto due nuove specie per la scienza: Brassica baldensis nel 2007 e Gentiana brentae nel 2008. Altro autore è il ben noto Giorgio Perazza, Conservatore onorario per la Botanica al Civico, dove cura in particolare la ricerca orchidologica nella provincia di Trento, ha scoperto e descritto alcune orchidee nuove per la scienza. La quarta firma dell’opera è di Francesco Festi, laurea in psicologia, Conservatore onorario per la Botanica del Museo Civico. Con Filippo Prosser ha avviato nel 1990 il progetto di Cartografia Floristica del Trentino. Vi si trova anche una classifica di ricchezza floristica per comune. Trento risulta, grazie al patrimonio del Monte Bondone la città più ricca di specie.

La presenza di due appassionati di altissimo livello scientifico tra i curatori dimostra la forza della condivisione e dello spazio civico che tale lavoro, e il museo che lo supporta, sono in grado di mettere in campo. Ad esempio, entra nelle conoscenze del volume anche il contributo di ben 25 tesi di laurea sull’argomento dal 1995 al 2018. Sono stati ben 650 i rilevatori coinvolti, in 3.150 escursioni di rilevamento. I dati provengono da erbari storici, dati di campagna e dati storici.

Della qualità e rilevanza del lavoro scrive uno dei pesi massimi della botanica del Belpaese, Sandro Pignatti, Professore emerito di Ecologia, Università di Roma “La Sapienza: “Un’opera che fa del Trentino il territorio floristicamente meglio conosciuto in Italia” .

Con orgoglio ne parla Giovanni Laezza, Presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto: «Con la pubblicazione di questo volume la Fondazione Museo Civico di Rovereto colma una lacuna conoscitiva, conferma in modo chiaro che la flora è un importante elemento costituente della nostra diversità territoriale che sta alla base, ad esempio, di politiche turistiche vincenti. Non è rivolto solo a un pubblico tecnico-scientifico, ma è anche un’opera divulgativa, che si spera possa portare a un aumento di appassionati e a una più diffusa consapevolezza dell’importanza del patrimonio floristico e delle tematiche ambientali in generale». Il lavoro descrive sei specie nuove per la scienza, 8 specie nuove per l’Italia e 169 specie nuove per il Trentino (escluse le casuali), su un totale di 2.563 specie trattate nelle schede (alle quali vanno sommate 575 specie considerate casuali e 333 ibridi, di interesse particolare).

Gli esperti del Museo ricordano che le diverse specie e la loro distribuzione sono in continua evoluzione, e dipendono da un numero considerevole di variabili, fra cui cambiamento climatico, azione dell’uomo, naturali tendenze evolutive. Questo volume rappresenta una pietra miliare, perché «permette di fissare un riferimento preciso per gli studi dei prossimi anni, che avranno una base dalla quale partire per meglio valutare le variazioni del clima, i mutamenti delle specie presenti (che influenzano anche quelli della fauna) ed eventualmente pianificare linee gestionali nella direzione della tutela e della sostenibilità» spiegano i curatori. La novità rispetto agli atlanti floristici precedenti è costituita dalle mappe di distribuzione a punti che hanno un dettaglio mai raggiunto da alcuna altra analoga opera in Italia (normalmente si limitavano a confermare la presenza o meno all’interno di un reticolo di quadranti). Anche l’arco temporale dei dati inseriti (dal 1539 al 2018, pochi dati si riferiscono al 2019)è eccezionale e dimostra quanto le Alpi siano un unicum per molti aspetti del sapere delle terre alte, in particolare in questo caso il Trentino lo è.













Altre notizie

laives

Sottopasso a San Giacomo: scontro sull’opera  

La bagarre. L’ex sindaco Bianchi annuncia l’avvio del cantiere ed elogia la propria lista civica. Duro il Pd: «Barriera architettonica inaccessibile a disabili, anziani e genitori con i passeggini»

Attualità