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I colossali santuari di Baalbeck nella valle degli hezbollah



Visitare un sito archeologico è sempre una indicibile emozione. C’è un luogo però, che più di ogni altro, mi ha colpito per la sua stupefacente grandiosità. Parlo dei templi di Baalbek in Libano. Si trovano nel cuore della tristemente nota valle della Beqa, da sempre roccaforte degli hezbollah. Ci sono stato viaggiando tranquillamente con una macchina noleggiata a Beirut. Un viaggio breve lungo un’ottima, ma trafficatissima, superstrada.

Definire i resti di Baalbek come “maestosi” è assolutamente riduttivo. Baalbek toglie il fiato perché lì tutto è extralagre. Tutto è enorme, gigantesco! Lo aveva già testimoniato con efficacia Robert Byron nel suo fondamentale “La via per l’Oxiana” del 1937 in cui scrisse: “Qui è il trionfo della pietra. Una magnificenza lapidaria il cui linguaggio, ancora visivo, riduce New York a una dimora di formiche”.

Baalbek (oggi patrimonio dell’umanità dall’Unesco) è da sempre un luogo di culto. I primi reperti ritrovati risalgono infatti all’età del bronzo e risalgono 3 mila anni fa. Già i fenici vi avevano eretto un santuario dedicato al loro dio Baal. Il luogo fu sempre talmente venerato e frequentato tanto da ospitare anche un ascoltato oracolo. Si praticavano anche culti magici e misterici. In età ellenistica vi fece tappa Alessandro Magno e sotto il dominio dei Tolomei d’Egitto il luogo divenne Heliopolis, la città del sole.

L’aspetto del santuario di Baalbeck attuale risale in gran parte all’epoca romana allorché la città era nota come “Colonia Iulia Augusta Felix Heliopolis”. Di fronte ai resti di quell’incredibile manufatto che fu il Templio di Giove, la più grande costruzione religiosa mai eretta dai romani, non è un’iperbole definirlo come “colossale”. In loco sono rimaste solo 6 colonne corinzie. Sono alte oltre venti metri e il tempio, edificato su una piattaforma di ben 88 metri di lato per 48, era contornato da ben 104 colonne della stessa dimensione.

Ma non è solo il Tempio di Giove a stupire i pochi visitatori che arrivano di questi tempi a Baalbeck. Altrettanto gigantesco è il Tempio di Bacco che, resistendo alle frequenti scosse dei terremoti che tormentano quella zona del mondo, è giunto a noi praticamente intatto. Si tratta di un edificio a sua volta colossale che si erge su una possente piattaforma alta ben 5 metri (come tre uomini uno sull’altro!). Il tempio conta ben 42 gigantesche colonne alte anch’esse 20 metri e oltre due di diametro! Enormi sono anche i blocchi di pietra che formano la base su cui poggia il tempio stesso. E proprio per questa ragione le rovine di Baalbek pongono ancor agli archeologi e agli scienziati mille interrogativi che attendono risposte certe. Come e chi ha portato fino a lì le colonne del tempio realizzate in granito di Assuan, città dell’alto Egitto? E i megalitici blocchi di pietra dall’impossibile peso di 1000 tonnellate l’uno che formano il basamento del tempio come sono stati sollevati e posti in opera?

Baalbeck è sopravvissuta non solo a catastrofici fenomeni sismici, ma anche a guerre devastanti. Attualmente a prendersene cura sono gli archeologi e la comunità degli hezbollah che vivono in quella fertile vallata tra gli innevati monti del Libano e il vicino deserto siriano. E’ lì che islamici e cristiani maroniti vivono, gomito a gomito, come se le tensioni internazionali per loro non esistessero affatto.

Un eloquente esempio di questa sconosciuta “convivenza” per necessità, è la presenza, non lontano da Baalbeck, di un lussuoso e fornitissimo centro commerciale con tanto di parco giochi per i bambini. Una struttura incredibile se si pensa che siamo nel cuore della Beqa a soli pochi chilometri dal congestionato confine che porta a Damasco. All’ingresso di questa moderna mecca del consumismo contemporaneo, dove sono accettate tutte le carte di credito del mondo, campeggia un cartello: vietato l’accesso con armi da fuoco!















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