Il calzolaio che avrebbe preferito un papa grasso



Tra il 19° e il 20° secolo la situazione politica nel circondario di Bolzano, vista a grandi linee, attribuiva all’attuale comune capoluogo una tendenza liberale e laica, mentre le sue odierne propaggini di Dodiciville e Gries erano comuni autonomi ad ispirazione agricola e cattolica. Quindi conservatrice. La “Volkszeitung” fu invece all’epoca un giornale di ispirazione socialdemocratica che iniziò le sue pubblicazioni nel 1892 ed interpretava le istanze di una crescente fetta di lavoratori, che trovava impiego nel progressivo nascere di nuove industrie.

Era considerato quindi un giornale “rosso”. Fu il 4 maggio del 1907, tre giorni dopo la festa dei lavoratori, quando il giornale pubblicò un curioso articolo relativo a una riunione del partito cristiano-sociale a Laives. Oratore ufficiale un certo Rienzl, candidato a prossime elezioni per il rinnovo degli uffici turistici, che al termine del suo intervento invitò la sala ad elevare un “Evviva” all’imperatore. “Hoch soll er leben” (“lunga vita”) tuonarono i presenti. Sull’onda dell’entusiasmo l’oratore ritenne allora di proporre un uguale trattamento per il papa, che allora era Pio X. “Hoch soll er leben”, strillarono ancora a pieni polmoni i laivesotti, ma subito dopo una voce solitaria aggiunse un augurio tutto suo: “Und dick soll er werden” (“e che ingrassi per bene”).

La voce era quella, precisò il giornale, del mastro calzolaio, un personaggio assolutamente in buona fede, che non si era reso conto della gaffe. Qualcuno rise sotto i baffi mentre i più, imbarazzati, diressero i loro sguardi sull’autore di “cotanto oltraggio”. Rifiutandosi evidentemente di intervenire, mentre il calzolaio rimaneva al suo posto imperturbabile con un suo compiaciuto sorrisetto: era evidente che non si rendeva conto dell’inopportunità della sua uscita. A questo punto fu il parroco a gridare la sua disapprovazione: mai nessuno – a suo dire – nella devota Laives s’era mai permesso di ingiuriare il Santo Padre, e gridò che il calzolaio fosse seduta stante cacciato dalla sala. Nessuno si mosse, né il calzolaio, né alcun altro tra gli astanti. Il sacerdote si rivolse allora ad una “singola persona, bene identificata, perché procedesse alla bisogna”. Ma anche costui abbassò la testa e finse di non avere sentito.

Per fortuna – commentò la “Volkszeitung” – il calzolaio era una persona stimata e benvoluta, e così la serata non si concluse con episodi di violenza. Nello stesso numero della “Volkszeitung” si riferisce su un’altra riunione socialdemocratica tenuta con successo a Dodiciville, mentre a Gries fu un fiasco, e l’oratore – sempre lo stesso – dovette rinunciare. Spazio anche per un libretto pubblicato da due gesuiti che avevano chiesto al vescovo di Treviri quali obblighi abbia un datore di lavoro nei confronti dei suoi dipendenti. Questa la risposta: deve adoperarsi affinché i suoi lavoratori non si concedano a cattivi discorsi, non diffondano scritti di contenuto negativo o contribuiscano anche con altri mezzi a corrompere i benpensanti inducendoli a perdere la fede, ad operare contro la purezza dei costumi e soprattutto ad orientarsi verso la socialdemocrazia.

Un’ulteriore curiosità: appaiono frequenti le notizie censurate. Le contraddistingue la scritta “beschlagnahmt” (sequestrato) che riduce i testi sui quali il censore è intervenuto.

 













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