Germania

Il piano della destra tedesca per la deportazione dei migranti


Jeanne Perego


La scorsa settimana il sito tedesco di giornalismo investigativo Correctiv ha pubblicato un’inchiesta in cui rivelava il piano su cui starebbe lavorando l’estrema destra AfD con i neonazisti per deportare milioni di persone, compresi cittadini tedeschi che “non si sono integrati correttamente”.

Secondo il sito web, in novembre esponenti di alto rango dell’ AfD e del Movimento identitario di Martin Sellner si sarebbero incontrati in una villa a Potsdam per elaborare il progetto per la “remigrazione” di milioni di migranti non etnicamente tedeschi.

Nell’idea queste deportazioni di massa non riguarderebbero infatti non solo i richiedenti asilo, ma anche i titolari di passaporto tedesco non ritenuti sufficientemente tedeschi. Fantasia, questa, che è chiaramente in contrasto con la Costituzione della Germania, che vieta la discriminazione su base etnica.

Secondo quanto riportato da Correctiv, due dei membri dell’AfD presenti hanno manifestato il loro accordo con Sellner. Uno di essi, Roland Hartwig, è un consigliere della co-leader del partito Alice Weidel. Certo, non ci troviamo davanti a una nuova Conferenza di Wannsee come ha sostenuto qualcuno, ma il piano rivela (e questo non è certo una sorpresa) che figure di spicco dell’AfD intrattengono rapporti con figure estremiste le cui opinioni sono ben al di fuori dei limiti della Costituzione.

La reazione del partito di estrema destra è stata immediata: i suoi membri presenti a quell’incontro avrebbero partecipato a titolo privato. La reazione che non stupisce: l’AfD non può permettersi questo tipo di errori ora. È in una situazione di equilibrio molto precario sapendo di essere sotto osservazione da parte delle agenzie di sicurezza nazionali tedesche.

Le loro dichiarazioni pubbliche devono essere sempre nei limiti di quanto previsto dalla Costituzione. Intanto, da quando Correctiv ha pubblicato la sua inchiesta, le richieste di bandire l'AfD si sono moltiplicate. Per la prima volta Olaf Scholz ha lasciato intendere che potrebbe essere favorevole a una messa al bando del partito.

Lo ha fatto scrivendo su X-Twitter “Wer sich gegen unsere freiheitliche demokratische Grundordnung richtet, ist ein Fall für unseren Verfassungsschutz und die Justiz” (chiunque vada contro il nostro ordine fondamentale, libero e democratico, è un caso per il nostro Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione e per la magistratura). Ma non succederà nulla a breve: qualsiasi tentativo di bandire l’AfD dalla scena politica tedesca richiederà anni di battaglie legali. Quello che è più importante è capire cosa succederà nelle prossime settimane. Quanto è emerso dall’inchiesta di Correctiv può fare perdere voti al partito che negli ultimi sondaggi è al secondo posto dopo la CDU?

Probabilmente no. Anzi, i vertici dell’AfD potrebbero segretamente essere contenti di quanto è venuto alla luce perché comunica al loro elettorato quanto siano radicali le politiche migratorie del partito. Ovvero quello che vorrebbero in molti.

Ora saranno i cittadini a dover fare delle scelte, visto che è chiaro cosa vuole l’AfD. Secondo lo Spiegel “la maggioranza silenziosa non vuole più rimanere in silenzio”, i tedeschi starebbero finalmente prendendo posizione per chiedere la messa al bando dell’AfD. Lo dimostrerebbe il fatto che venerdì circa 2.000 persone hanno

manifestato davanti alla sede dell’AfD nel centro di Amburgo, e ieri altre diecimila sono scese in piazza a Berlino. Ma questa è una tipica reazione da grande media. Se si deve credere al mondo estremamente inaffidabile di X (Twitter), in molti sembrano entusiasti dell’idea delle deportazioni di massa.

Con l’hashtag #Remigration sono stati postati a link a fatti di cronaca che proverebbero il fatto che il passaporto tedesco non significa più nulla. Come quella del giovane nato e cresciuto a Berlino che ha avuto bisogno di un traduttore arabo-tedesco durante il processo in cui è stato accusato di aver violentato una ragazza di 14 anni. Certe storie sono gonfiate a dismisura, altre mettono in luce questioni che i politici affrontano ancora a fatica. In ogni caso, molti elettori hanno la percezione che nel Paese ci sia meno sicurezza, che alcune zone si stiano distaccando dalla cultura tedesca e che sia ormai troppo facile ottenere la cittadinanza in Germania.

A questo si aggiunge il fatto che l’estrema destra paventa la tendenza demografica che renderà i tedeschi una minoranza nel loro stesso Paese entro pochi decenni. L'unico modo per il mainstream di reagire a questa situazione sarebbe quello di raccontare in modo convincente i vantaggi che la migrazione può portare a una società che invecchia come quella tedesca. Ma per poterlo fare devono prima essere attuate politiche di immigrazione e cittadinanza che non diano l'impressione di un caos totale. Sempre che ci sia ancora tempo.















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