L’organizzatore: «Hanno il diritto di esprimere le loro idee»

Bolzano. Il professor Giovanni Cordini è professore ordinario del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia, nonchè direttore dell’Istituto Internazionale di Studi europei...



Bolzano. Il professor Giovanni Cordini è professore ordinario del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia, nonchè direttore dell’Istituto Internazionale di Studi europei “Antonio Rosmini”. La scelta della Lub di ritirare patrocinio e disponibilità delle aule lo ha lasciato sbalordito. Certo nessuno se lo aspettava. «Spero ci lascino almeno finire i lavori» dice.

Professore, davvero non se lo aspettava?

Certo che no, con la Lub in questi anni c’è sempre stata un’ottima collaborazione. Hanno ospitato i nostri convegni annuali, hanno partecipato ai lavori con loro relatori, qualche volta abbiamo anche pubblicato insieme anche gli atti .

Certo, con relatori del profilo di Dugin, non è difficile immaginare che da una parte o dall’altra qualche reazione arrivi...

Ho sempre pensato che le università siano un luogo di confronto delle idee. Un confronto anche aspro, se necessario, ma il passo intrapreso dalla Lub nei nostri confronti è la negazione di questo principio: è un atto di censura preventiva. Non è accettabile.

L’elenco dei relatori che avete portato a Bolzano non comprende solo Dugin. Ci sono altri nomi, diciamo così, estremamente problematici. Unibz cita Reveillard, ma ci sono anche Jacek Bartyzel, lo stesso Franco Tamassia...

Sono tutti docenti universitari in importanti atenei europei. Molto spesso non sono d’accordo con le loro idee ma li conosco e li stimo come studiosi intellettualmente onesti.

Le loro idee spesso sono in netto contrasto con quello che potremmo chiamare minimo comun denominatore quanto a principi fondamentali dei diritti della persona e dei valori democratici.

Bene, allora contestiamoli anche con durezza. Ma fino a che restano nel perimetro della legalità hanno il diritto di esprimere le loro idee. E poi dentro il nostro Istituto e tra i relatori stessi ci sono studiosi che hanno tutt’altro background. Questa è anche la forza del progetto, l’idea per cui è nato il “Rosmini”.M.F.













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