Il libro

La Roma noir di Paolo Restuccia 

Paolo Restuccia, scrittore e autore televisivo e radiofonico, torna in libreria con un giallo che racconta il lato oscuro della capitale. La filmaker Greta Scacchi indaga sulle ragazze scomparse e di cui non sa più nulla. «Un modo per riaprire il caso di Emanuela Orlandi»


Paolo Campostrini


Bolzano. Rieccola Roma. L’unica città al mondo, e probabilmente nell’intero universo, dove la più grande bellezza vive accanto al male peggiore. “La sola - aggiunge Paolo Restuccia - dove se vieni ammazzato ti capita di morire davanti al più celeste angelo del Bernini”. Tiene tutto insieme. La banda della Magliana e le nuvole che guardava Raffaello, la politica più truce e gli altari più vicini al cielo. Paolo Restuccia, scrittore, autore televisivo e radiofonico, padre del “Ruggito del coniglio”, parla mentre entra in piazza Vittorio. “Solo se mi fermo come adesso - dice - riesco finalmente ad alzare gli occhi e a vedere questi palazzi. Come quando c’era il Covid e passeggiavo tra vie svuotate dal loro traffico infernale e Roma mi appariva magnifica”. E quasi insopportabile nella sua troppa bellezza.

C’è molto di lei, di Roma, nell’ultimo libro di Restuccia. Si intitola “Il sorriso di chi ha vinto” (Arkadia) e si muove dentro una città sudata e annoiata dalla sua stessa vita che le scorre dentro da più di tremila anni ed ha forgiato il carattere dei suoi abitanti e pure di chi ci giunge e che, dopo solo un paio di giorni, “parla già romano”. E pensa altrettanto. E non si sa se chiamare attrazione o contaminazione tutto questo. È un giallo, questo libro. Con un personaggio che esce dagli ultimi suoi libri, la filmaker Greta Scacchi, che si chiama come l’attrice ma è solo il nome che le hanno dato i suoi genitori. Si inerpica tra ragazze sparite e probabili ammazzamenti come una che usa il cervello e gli occhi quasi fossero un obiettivo portatile.

Ma è anche Roma uno dei personaggi del suo libro, no?

“Non poteva non esserlo. E’ innanzitutto lo sfondo. Che tra l’altro conosco. Ci sono nato e ci vivo ancora”.

E la guarda?

“Poche volte. Ci sono occasioni minime di farlo. O sei fermo nel traffico, come spesso accade, ma allora sei così arrabbiato che rischi di non alzare gli occhi. Oppure inciampi. E dunque ti fermi, magari con un ginocchio dolorante. E’ allora che finalmente vedi”.

Che cosa?

“La città più bella che ci sia. Ma anche la più truce. E ti fai, o almeno mi faccio, sempre la stessa domanda”.

Che sarebbe?

“Ma quando muore, quando finisce questa città? Perchè pare sempre sul punto di crollare e invece non crolla mai. E’ sempre qui a farsi vedere nella sua enorme bellezza”.

Non è un caso, vero, che anche “Il sorriso di chi ha vinto” si svolga a Roma?

“E dove sarebbe mai possibile, per me? Naturalmente no. Perché dentro ho voluto mischiare le carte e metterci fatti, e gialli, realmente accaduti”.

In questo caso?

“Il rapimento Orlandi. O l’assassinio, scegliete. Insomma, ragazze sparite nel nulla. Anche Greta Scacchi indaga su queste scomparse misteriose e improvvise. Ed è un modo, per me, di tornare sul fatto, di riaprire il caso, addentrandomi tra gli ambienti e le figure, probabilmente abbastanza riconoscibili, che hanno punteggiato quel caso. Che ancora mette i brividi per le tante possibili complicità a tutti i livelli. E infatti vediamo apparire e scomparire preti e prelati della chiesa della Perfezione di Tutti i Santi, ragazzine scontrose, gente ambiziosa e poi c’è un uomo che non crede in niente”.

Sarebbe?

“Un personaggio centrale. È un cinico, uno che ha visto tutto. Si scopre che ha legame con Carla e Daria, le ragazze sparite, e che il loro fascino inquietante ha la capacità di entrare nelle ossessioni di quest’uomo che non crede in nulla”.

Come tanti romani?

“Come chi ha visto cose che altri non hanno mai visto”.

Il finale?

“Come ogni buon giallo meglio leggerlo e non svelarlo prima” .

 













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