Lo stupefacente Augustus di John Williams

Mondadori pubblica un Meridiano che raccoglie l’intero corpus degli scritti editi e inediti di John Williams, autore americano divenuto molto popolare anche in Italia qualche anno fa con Stoner,...



Mondadori pubblica un Meridiano che raccoglie l’intero corpus degli scritti editi e inediti di John Williams, autore americano divenuto molto popolare anche in Italia qualche anno fa con Stoner, romanzo pubblicato in origine nel 1965 che oggi potremmo affiancare all’ultimo film di Wim Wenders, Perfect Days, essendo dedicato alla vita, apparentemente remissiva (resiliente?) di un uomo qualunque. Il cofanetto, con introduzione di Francesco Pacifico, raccoglie i quattro romanzi dell’autore già noti al pubblico (Nulla, solo la notte, Butcher’s Crossing, Stoner e Augustus), due raccolte di versi (Il paesaggio infranto e La necessaria menzogna), cinque racconti mai tradotti in italiano e due frammenti del romanzo incompiuto Il sonno della ragione. Williams, classe 1922, scomparso nel 1994, è il classico esempio di autore che ha avuto più successo da morto che da vivo. Non completamente, però. Augustus, pubblicato all’inizio degli anni ’ 70, vinse nel 1973 il National book award, uno dei più importanti premi letterari negli Usa. Tradotto in Italia prima da Castelvecchi e poi da Fazi vale la pena di essere ricordato non solo perché nel nostro paese gli appassionati di storia romana abbondano, ma anche perché può rappresentare una sorpresa per chi di Williams conosca solo Stoner. I due romanzi si collocano infatti agli antipodi: Stoner racconta, con toni caldi e commoventi, la vita in chiave minore di un oscuro professore universitario, una sorta di uomo senza qualità in terra americana, più uno stoico che un perdente; Augustus racconta nientemeno che la vita di Cesare Ottaviano Augusto, nipote ed erede di Giulio Cesare, che a 18 anni raccolse un potere enorme, disfandosi via via dei nemici esterni ed interni (anche crudelmente, come nel caso della “guerra di Perugia”, conclusasi con il massacro dell’aristocrazia locale) e diventando, assieme al padre adottivo, l’imperatore romano più famoso della storia. Gli esperti e i cultori di quelle vicende – come ad esempio Luciano Canfora – hanno stigmatizzato le inesattezze contenute nel libro. Williams dal canto suo si è espresso in maniera inequivocabile: “Stando ad alcune fonti, un celebre storiografo latino dichiarò che avrebbe fatto vincere a Pompeo la battaglia di Farsalo, se gliel’avesse richiesto un bel giro di frase. Pur non essendomi concesso tanta libertà, alcuni errori contenuti in questo libro sono deliberati”. Insomma, una piena rivendicazione delle libertà che gli scrittori si prendono nei confronti dei fatti, veri e presunti essi siano. E giustamente, a mio parere: lo scrittore non è uno storico, e neanche un giornalista. Per il lettore “normale”, comunque, non cambia nulla. Questo romanzo polifonico, che racconta la vita di Augusto attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto, lettere, diari, e così via, risulta assolutamente appassionante. Sfilano personaggi come il generale Marco Agrippa o il poeta Mecenate, o come Cleopatra, la regina d’Egitto che si schierò con Marco Antonio, uno dei triumviri che divise il potere con Augusto durante la prima fase successiva all’uccisione di Cesare. O ancora, come Giulia, figlia di Augusto e tre volte sposa, sempre per ragioni di Stato, donna affascinante, complicata e sensuale, attratta dai culti orgiastici conosciuti in Grecia viaggiando al seguito del secondo marito, Agrippa, poi divenuta protagonista della “vita mondana” di Roma e infine coinvolta in un presunto complotto contro il padre. Augusto di suo prende la parola solo alla fine, in una lunga lettera scritta a Nicola di Damasco nell’agosto dell’anno 14 d.C., nel corso di un ultimo breve viaggio via mare per raggiungere l’amata Capri. Ma il romanzo non lo si legge per questo. Piuttosto per vedere come uno scrittore americano al 100 per cento abbia saputo calarsi nei panni, e nella psiche, di personaggi tanto lontani da lui, nel tempo e nello spazio. Di certo più lontani di Stoner, il mite, irrisolto professore che potrebbe essere invece considerato un possibile alter-ego di Williams.















Altre notizie

Attualità