Ma la «papessa» ci assolverà per i tanti pregiudizi maschili 

Nel cartellone dell’Arte del far ridere oggi al Teatro di Gries c’è Chiara Mascalzoni con il lavoro, che fa riflettere con ironia, «Se il prossimo Papa fosse donna»



BOLZANO. È possibile trattare un tema impegnato facendo sorridere, quando non proprio ridere, ma senza per questo sminuire l’attualità della tematica affrontata? Certo che si può, ce lo dimostrano, per fare due esempi, il cinema e il teatro. E proprio in questa seconda categoria artistica si inserisce, appunto come esempio di argomento “scomodo” che si può trattare con leggerezza, l’appuntamento che propone oggi il Circolo culturale La Comune di Bolzano, nell’ambito della sua apprezzata rassegna “L’arte del far ridere”. Al Teatro di Gries, in Galleria Telser, con inizio alle ore 21 va infatti in scena, portato dalla Compagnia Ippogrifo, «Se il prossimo Papa fosse donna», un lavoro che è la concretizzazione di un lungo lavoro. Gli infiniti pregiudizi maschilisti ancora e sempre troppo presenti nella nostra vita, in questo lavoro teatrale, che vede al centro della scena, in monologo, la brava Chiara Mascalzoni, sono evocati in modo quasi poetico, senza essere accusa. L’idea di una donna Papa è scenicamente forte e suggerisce riflessione dopo il riso.

Il testo, si diceva, è il frutto di una ricerca storica durata due anni e mezzo: un lungo studio per far sì che il testo fosse storicamente e teologicamente inattaccabile. Lo spettatore arriverà alla convinzione che una donna Papa sia possibile, anche se poco probabile. I testi indagati sono stati molti, considerando che da duemila anni la Chiesa si interroga su questo argomento. E’ un testo dove teatro e storia si incontrano con successo. Tutto inizia dalla condizione femminile. I luoghi comuni che le donne, tra l’altro, non possono nemmeno diventare... Papa, benché non sia impossibile. È da questa miccia che si è iniziato a imbastire lo spettacolo sulla figura della donna nella Chiesa cattolica, che è in realtà la storia del mondo occidentale negli ultimi 2000 anni, e ne sentiremo delle belle.

Lo spettacolo ha ottenuto un grande successo di critica, ma soprattutto di pubblico: si parla di papi e di Chiesa, un mondo che affascina perché è sicuramente molto particolare e anche per chi è ateo è un mondo che incuriosisce. La papessa, che sceglie di chiamarsi Elisabetta I, è appunto interpretata da Chiara Mascalzoni, impeccabile protagonista della scena con un monologo di grande successo che è stato tra l’altro decreatato vincitore del Premio Endas Bologna. Il testo teatrale è scritto e diretto da Alberto Rizzi, con luci e suono curati da Manuel Garzetta.

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