Germania

Scholz in caduta libera, e la Cdu se la prende con Angela Merkel


Jeanne perego


Se i sondaggi sono attendibili, Olaf Scholz è il cancelliere meno popolare della storia tedesca, e il capo di uno dei governi meno amati in Germania. I sondaggi sono quelli condotti regolarmente dall’emittente pubblica ARD per tastare il polso al Paese per quanto riguarda le intenzioni elettorali e la popolarità del governo in carica e dei leader politici. Gli ultimi rivelano che i tedeschi vedono Scholz come un uomo che vive fuori dal mondo, un maestro di retorica senza una precisa direzione verso cui muoversi.

Non basta: secondo gli stessi sondaggi, i suoi ministri dei Verdi e dell’FDP (liberali) sono incapaci di accordarsi su alcunché. I risultati delle interviste parlano chiaro: i tedeschi non tollerano più l’incapacità del governo di ridurre gli alti livelli di immigrazione illegale, persino un’ampia maggioranza di chi ha votato il partito dei Verdi, favorevole ai rifugiati, a questo punto vuole che i richiedenti asilo siano trattenuti lontano dalla Germania mentre i loro casi vengono valutati. Intanto dilaga lo scontento per i piani di riduzione delle emissioni di CO2 attraverso la messa al bando delle tecnologie basate sui combustibili fossili.

Quando la coalizione di governo ha annunciato l’intenzione di rendere obbligatorie le pompe di calore a partire dal 2024, il consenso dei cittadini per il loro lavoro è crollato di otto punti percentuali. Forse l'unica cosa che Scholz ha azzeccato è stata la sua promessa iniziale di portare avanti una rivoluzione nella spesa militare. Non a caso l'unico membro popolare del suo gabinetto è Boris Pistorius, il ministro della Difesa che non è certo un affabile.

A meno di due anni dalle elezioni la coalizione “semaforo” si avvia a conquistare al massimo il 33% dei voti. In un contesto di insoddisfazione così diffusa, il principale partito di opposizione tedesco, i cristiano-democratici della CDU, dovrebbe avere gioco facile. Dopotutto non è un partito di opposizione qualsiasi, visto che nelle venti elezioni federali tenutesi dalla Seconda Guerra Mondiale, la CDU ha ottenuto la maggioranza di voti in tutti i casi tranne quattro, e ha prodotto la maggior parte delle figure di spicco della politica tedesca, da Konrad Adenauer a Helmut Kohl e Angela Merkel (in questo senso i socialdemocratici hanno avuto solo Willy Brandt). Partito che si definisce di centro più che conservatore, che deve il proprio successo elettorale alla combinazione di distribuzione della ricchezza e conservatorismo culturale, la CDU in base allo storico dovrebbe conquistare almeno il 40% dei voti ora che ha il facile compito di essere l'opposizione a un governo di sinistra impopolare.

Ma non va così: secondo gli stessi sondaggi i suoi consensi si aggirano intorno al 30% e non sembrano in grado di crescere. Gli elettori hanno abbandonato la nave Scholz, ma la CDU non è riuscita ad approfittarne. Chi è riuscita a farlo è l'estrema destra AfD, che fa paura al Paese da quando è evidente che ha raddoppiato i consensi con la sua politica, arrivando a superare il 20%. È finita la lunga storia d'amore della Germania con la CDU? Cosa è successo? Per gli esponenti dell’ala conservatrice del partito la risposta è chiara: Angela Merkel ha spinto il partito troppo a sinistra durante i suoi 16 anni di potere. Ha creato una situazione che il partito non riesce a gestire. Un noto editorialista conservatore ha chiosato: “La CDU è bloccata nella trappola Merkel”, aggiungendo che ciò che è andato storto nei 16 anni del suo cancellierato è ora una pietra al collo della CDU. «Senza la sua 'politica di accoglienza' nella crisi dei rifugiati l'AfD non sarebbe mai diventata così forte».

Paradossalmente la politica dell’accoglienza merkeliana è stata applaudita soprattutto da chi non ha mai votato la CDU, e ha alienato molti elettori conservatori che non hanno condiviso neppure le decisioni della cancelliera sulla chiusura delle centrali nucleari. Nel momento d’oro dei consensi, nel 2015, i sondaggi mostravano che la maggioranza dei tedeschi vedeva la CDU come un partito di sinistra. Due anni dopo, un sondaggio condotto tra i membri della CDU ha rilevato che la maggioranza riteneva che la leadership del partito fosse “chiaramente troppo a sinistra” rispetto alla propria visione della politica nazionale.

Ora molti cristiano-democratici vorrebbero una rottura definitiva con l’era Merkel, attaccano le politiche migratorie del governo Scholz e ammettono che decisioni come la spinta verso le energie rinnovabili sono state degli errori. Il problema è che il tentativo di andare oltre Merkel è esattamente il percorso che il nuovo leader della CDU Friedrich Merz ha portato avanti sin qui. Quando lo scorso anno l’ex cancelliera è stata insignita della più alta onorificenza di Stato per i servizi resi al Paese, il braccio destro di Merz, Carsten Linnemann, ha contestato la decisione, dicendo che Merkel nella sua gestione politica ha commesso “gravi errori”. Tanto la “Mutti” tedesca era algida e calcolata in ogni espressione, tanto il suo successore alla guida del partito è combattivo e impulsivo, e riesce spesso a esagerare con osservazioni non pertinenti sui migranti o sui pagamenti del welfare.

Tutto questo non è servito, però, a convincere gli elettori più conservatori , quelli che guardano ora con interesse all’estrema destra, che Merz sia l'uomo giusto per riportare il partito sui vecchi, solidi, binari. Merz non è visto come un futuro leader, un possibile cancelliere. A prescindere dagli errori politici della Merkel, la sua personalità distaccata è stata una parte importante di ciò che ha reso la CDU una macchina da guerra per vincere le elezioni sotto la sua guida. Quando Merz si è preso una pausa dalla politica per un decennio, per non dover prendere ordini dalla leader del suo partito, ha accettato un incarico con il fondo speculativo Blackrock. Un contratto d’oro che gli ha permesso, tra l’altro, di acquistare un jet privato, e questo è il tipo di cose che a livello pubblico non piacciono in un Paese che diffida sempre della ricchezza ostentata.

Ora numerosi membri della CDU non sono soddisfatti del fatto che Merz abbia dedicato tanto tempo a sminuire l'eredità di Angela Merkel anziché a costruire la nuova CDU. Avvertono che non ha senso ballare al ritmo dell'AfD sull'immigrazione. Secondo loro le persone motivate da questo tema voteranno comunque per l'AfD, di fatto quello che dicono i sondaggi. A capo di questo gruppo di moderati c'è Hendrik Wüst, il governatore giovane e fascinoso della Renania Settentrionale-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania. Wüst ha chiaramente messo gli occhi sulla Cancelleria , per lui il percorso di ritorno alla massima carica del Paese è segnato dalla famosa Merkel Raute, il gesto caratteristico delle mani dell’ex cancelliera, che segna una perfetta simmetria tra destra e sinistra. Mentre Merz non è riuscito a dire una parola gentile sulla sua vecchia rivale, Wüst nel 2023 le ha conferito lo Staatspreis della Westfalia, affermando che: "ha fatto la Storia come una personalità eccezionale e una grande statista". E che con la sua decisione più controversa - l'apertura delle frontiere del Paese ai rifugiati - "ha contribuito in modo significativo a prevenire una crisi umanitaria”.

È ancora troppo presto per dire se Wüst ha le carte in regola per riportare il partito al 40%, è ancora troppo sconosciuto a livello nazionale per poter fare ipotesi sul suo appeal popolare, il 2023 sarà probabilmente il suo banco di prova. Sempre che, con l’aria che tira in Europa l’obiettivo dei leader della CDU non debba essere come riportare il partito al 40%, ma come tenersi stretto il 30% che ancora gli rimane.

 













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