Lavoro

Sorpresa: in Germania i giovani tornano ad iscriversi ai sindacati



Proprio quando la locomotiva d’Europa non corre più, i giovani lavoratori in Germania mostrano un nuovo interesse per la sindacalizzazione e per le azioni dimostrative. Mercoledì hanno scioperato gli addetti ai servizi di terra della Lufthansa: 25.000 dipendenti che hanno incrociato le braccia per 27 ore creando enormi disagi negli aeroporti di Monaco, Francoforte, Amburgo, Berlino e Düsseldorf, dove fino al 90% dei voli è stato cancellato. Lo sciopero è arrivato a breve distanza da quello del sindacato dei macchinisti che in gennaio per 5 giorni ha lasciato a piedi (o in automobile) i tedeschi, quello di due settimane fa degli addetti alla sicurezza nella maggioranza degli aeroporti del Paese, e quello dei mezzi pubblici del 2 febbraio.

Il sindacato che ha indetto questi scioperi, tranne quello dei macchinisti, è uno dei più grandi della Germania: il sindacato Ver.Di (sta per Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft) che ha definito il 2023 come l’anno di maggior successo dalla sua fondazione, avvenuta nel 2001. Rappresentando 1,9 milioni di lavoratori dei servizi in diversi settori, nel 2023 Ver.Di ha raccolto 193.000 nuovi iscritti, con un aumento netto di 40.000 unità. Quello di Ver.Di non è un caso unico: il più vecchio sindacato tedesco, quello del settore agroalimentare e della ristorazione NGG, lo scorso anno ha dato il benvenuto a 20.000 nuovi iscritti, e quello dei macchinisti GDL che ha appena messo in ginocchio la Germania, ha registrato un aumento del 18% degli iscritti, il più alto dal 2015. Stefan Körzell, membro del consiglio d’amministrazione della Confederazione tedesca dei sindacati (DGB), l’organizzazione ombrello che riunisce diverse importanti organizzazioni sindacali, è felice del fatto che 5 degli 8 sindacati associati nel 2023 abbiano registrato un significativo aumento di iscritti. «È un segnale positivo – ha detto in un’intervista alla Deutsche Welle- credo che negli ultimi anni, grazie a una politica intelligente, siamo riusciti a invertire la tendenza all’emorragia di iscritti». Körzell ha sottolineato come il 2023 sembra essere un’anomalia, dato che in Germania l'adesione ai sindacati è in costante declino da decenni. Per essere chiari: gli iscritti ai sindacati della DGB sono scesi dai 9,3 milioni della metà degli anni Novanta agli attuali 5,6 milioni, soprattutto a causa del fatto che la vecchia generazione di lavoratori sta andando in pensione. Solo per tenere il passo con le perdite “naturali”, un grande sindacato come il Ver.Di dovrebbe conquistare almeno 150.000 nuovi iscritti ogni anno. In questo contesto, i numeri del 2023 potrebbero essere un buon segnale, anche perché indicano che sta ritornando l’interesse dei giovani per il sindacato: oltre 50.000 dei nuovi iscritti hanno infatti meno di 28 anni.«È un dato trasversale», dice Körzell. «Anche i sindacati che non hanno registrato un importante numero di nuovi iscritti hanno accolto soprattutto giovani».

Thorsten Schulten, ricercatore presso la Fondazione Hans Böckler, associata al DGB, ritiene che il Ver.Di debba i suoi numerosi nuovi membri soprattutto alle recenti controversie sul rinnovo dei contratti, anche se questo non significa che i sindacati stiano deliberatamente guidando gli scioperi per aumentare il numero di iscritti. «Credo che gli stessi sindacati sono sorpresi da quanto forte sia il sostegno e la partecipazione degli iscritti», sottolinea. Per Schulten l'attuale ondata di scioperi è il risultato del crescente disagio sociale: "non dobbiamo dimenticare che negli ultimi anni abbiamo avuto tassi di inflazione storicamente elevati e che i dipendenti hanno subito significative perdite salariali in termini reali", dice, aggiungendo che " questo ha creato problemi per le persone a basso reddito e chi, se non un sindacato, può garantire che si possa ottenere una compensazione?". Körzell ritiene che lo sviluppo sia attribuibile anche al ruolo dei sindacati nelle recenti crisi economiche causate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, quando sono stati determinanti nel garantire che non ci fosse una disoccupazione di massa, collaborando con il governo e le aziende per contratti a tempo ridotto e negoziando pacchetti di compensazione. Un altro fattore importante, secondo Schulten, è che i lavoratori si stanno rendendo conto che le aziende hanno bisogno di loro più che mai, alla luce della carenza di personale nel mercato del lavoro. "Non hanno paura di perdere il posto", dice, aggiungendo che però a carenza di manodopera qualificata non ha portato automaticamente a migliori condizioni lavorative: “c'è bisogno di un impegno attivo". La conferma viene da Marcel Fratzscher dell'Istituto tedesco per la ricerca economica: "abbiamo 1,8 milioni di posti di lavoro aperti e i dipendenti hanno sempre più fiducia in sé stessi e dicono: 'vogliamo condizioni di lavoro migliori e una migliore retribuzione migliore'".

Il problema è che in Germania solo il 50% dei posti di lavoro è coperto da accordi di contrattazione collettiva, una percentuale molto lontana dall'obiettivo dell'80% fissato da una direttiva dell'Unione Europea nel 2022. Ciò significa che la metà dei posti di lavoro nel Paese è di fatto fuori dalla portata dei sindacati, un problema che le organizzazioni sindacali stanno cercando di risolvere.

 













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