Donne nel settore privato: il 27% è a tempo parziale

Vogliotti (Ipl): «Ma questa realtà incide sulle loro carriere, su redditi e pensioni»



BOLZANO. Donne e lavoro. Gli esperti parlano di «segregazione» orizzontale e verticale. In parole povere l’universo femminile viene concentrato in settori come la formazione, sanità, assistenza sociale privata e l’alberghiero. Inoltre l’accesso alle posizioni di vertice è ridotto ai minimi termini. Ed il part-time è prettamente femminile.

«Un dato certo è che il part-time non può e non deve essere l’unica soluzione alla conciliazione, perché incide pesantemente anche sulle carriere delle donne, quindi sugli attuali redditi e sulle future pensioni femminili», sottolinea Silvia Vogliotti, ricercatrice dell’Istituto promozione dei lavoratori, che ha presentato una ricerca sulla situazione occupazionale delle donne nelle grandi imprese altoatesine. Dei 34.095 addetti occupati e dichiarati da 134 grandi aziende altoatesine al 31 dicembre 2011, 11.431 sono donne (ovvero il 33,5 per cento), delle quali il 27% lavora part-time ed il 17,7 per cento con un contratto a tempo determinato.

In riferimento alla «segregazione verticale», nelle posizioni direttive si trovano il 6,2 per cento di donne, fra i quadri il 18%; in nessun settore la percentuale di donne in posizioni apicali si avvicina a quella degli uomini (solo nel settore energetico a fronte di una presenza femminile complessiva del 16,8 per cento vi sono il 10 per cento di donne dirigenti ed il 14,8 di quadri donne).Un altro dato, solo il 75 per cento delle donne ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato (egli uomini l'81%). Risulta così che ha un contratto a termine il 17,7 per cento delle donne ed il 9,6% degli uomini. Part-time lavorano il 27 per cento delle donne occupate (soprattutto fra le categorie impiegatizie ed operaie).

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