Il futuro all’Eurac, teleriscaldamento agganciato al frigo

L’Accademia lavora sulle fonti a temperature ambiente Possibile un risparmio energetico totale anche dell’ 80%


di Alan Conti


BOLZANO. Sganciare il termoriscaldamento al termovalorizzatore per attaccarlo al frigorifero o al magazzino di un'azienda. E' quello che può diventare possibile se il progetto avviato dall'Istituto per le energie rinnovabili dell'Eurac all'interno del programma Flexynets finanziato con due milioni di euro dal programma di ricerca Horizon2020. Nella giornata di ieri, infatti, il responsabile Roberto Fedrizzi ha presentato la possibilità di creare una rete capace di scaldare o raffreddare utilizzando una rete che lavori a temperatura ambiente anzichè a 90 gradi come avviene oggi. «Di fatto si tratta di condizionare il clima degli interni utilizzando fonti che solitamente rilasciano calore di scarto in atmosfera come ad esempio le macchine frigorifere dei supermercati e dei magazzini di frutta. Ce ne sono moltissimi all’interno dei diversi processi industriali».

Oggi le reti di teleriscaldamento devono necessariamente essere connesse a centrali di grande produzione. L’inceneritore bolzanino è, naturalmente, l’esempio più lampante proprio perchè questa possibiloità è stata una delle bandiere issate sul pennone della bontà del progetto. Idea che potrebbe essere superata, ma solo con tempi relativamente lunghi e senza ancora particolari certezze su grandissima scala.

In ogni caso l’idea si affaccia nettamente sul futuro anche con un’ottica di risparmio. «Cerchiamo di capire come sfruttare questo potenziale con fonti tra i 10 e i 20 gradi. Praticamente temperatura ambiente. Ovviamente non si tratta di un sistema che andrebbe a sostituire completamente quelli attuali, ma ci si affiancherebbe semplicemente» puntualizza Fedrizzi. In una città, infatti, le possibili fonti sarebbe molteplici. «Assolutamente. Simili processi sono molto diffusi nel tessuto cittadino e solitamente finiscono semplicemente per scartare questo potenziale. Tanto vale cercare una strada per recuperarlo e utilizzarlo in modo sostenibile. Lavorando a basse temperature, inoltre, si riduce la dispersione del calore dai tubi collocati sotto terra. Tutta la rete, in questo modo, diventa sensibilmente più efficiente».

Le stime aprono dei grandi sorrisi. Adottando questa tecnologia, secondo i dati mostrati nel kick off meeting, il consumo di energia per il riscaldamento degli edifici e dell’acqua sanitaria si ridurrebbe dell’80% e del 40%, invece, per il raffrescamento. Ne beneficerebbe, giocoforza, anche l’ambiente. Il risparmio a livello europeo sarebbe di 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera entro il 2030.

Certo, la strada è lunga e la road map del progetto richiede pazienza. Il progetto ha durata triennale e prevede una prima fase di sviluppo a cui seguirà, a partire dal 2017, la fase di test. «Al parco tecnologico di Bolzano - chiude Fedrizzi - realizzeremo nella prima parte del 2016 un laboratorio esterno in cui verrà installata una mini rete di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Qui potremmo simulare e testare le varie strategie di un progetto che prevede anche lo sviluppo di politiche che incentivino l’utilizzo di fonti di calore di scarto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità