Il preside-inventore ha brevettato il pinguino ecologico

Icilio Starni sta già trattando con alcuni potenziali partner «Ho puntato sull’argilla e conto di cedere le royalties»


di Fabio Zamboni


BOLZANO. La miccia che ha innescato l’idea esplosiva si è accesa tre anni or sono, quando durante un’estate torrida ampie zone della Lombardia subirono un clamoroso black-out energetico a causa dell’abuso dei condizionatori. In quel momento, il geologo altoatesino Icilio Starni – una carriera nella scuola di Vipiteno fino a diventare preside e una seconda vita come geologo e titolare della più nota azienda locale di consulenza nel suo settore (Geoconsulting) – ha deciso: devo trovare un’alternativa per raffreddare l’aria. E dopo un paio d’anni di esperimenti, ora il ricercatore di Vipiteno ha brevettato il suo semplice ma rivoluzionario sistema di raffreddamento, quello che lui chiama «il mio Pinguino ecologico». Eh sì, perché la forza di quest’invenzione sta nei suoi costi limitati ma soprattutto nella sua vocazione ecologica. Icilio Starni utilizza infatti come materia prima del suo congegno della semplice, naturalissima argilla. «Sono partito – ci spiega il geologo nell’ufficio della sua azienda, a Bolzano in via Ferrari - da un’idea di un mio amico docente all’Università di Chieti, che mi aveva messo la pulce nell’orecchio ricordandomi che già gli antichi greci e romani conservavano gli alimenti in otri di argilla. E siccome oggi fare il fresco ci costa miliardi di euro in energia – si pensi solo a grandi aziende e supermercati – ho pensato che risolvere questo problema è davvero urgente e importante». E la soluzione sarebbe dunque l’argilla. «Sì. Di per sé l’argilla è isolante ma non ha un potere raffreddante. Ma siccome al suo interno ha una porosità che arriva fino alla capillarità, può assorbire i liquidi anche all’insù, contro la forza di gravità. E allora dopo vari esperimenti ho verificato che valorizzando questa caratteristica possiamo produrre il freddo. Inserendo nei capillari, e poi bruciando all’interno, materiali come segatura o certi fanghi di risulta dei depuratori – risolvendo oltretutto il problema dello smaltimento di queste scorie – si aumenta lo spazio interno e quindi l’efficienza». E l’aria come si raffredda? «Quando il blocco di argilla è stato trattato, se noi inseriamo dell’aria calda la facciamo uscire nettamente più fredda. Se metto aria a 29 gradi la posso abbassare di almeno 10 gradi. E la macchina che sto mettendo a punto è ancora da perfezionare». Che tempi prevede per una commercializzazione della sua scoperta? «Esaurita ora la fase di ricerca, nel giro di un anno potrei essere pronto. Sto trattando con alcuni potenziali partner e conto di accelerare grazie a un finanziamento che mi ha accordato la Provincia, assessorato all’Innovazione. Io sto curando il progetto attraverso Ikonia, la società di servizi composta da me e da mio figlio. Il quale finora si è occupato prevalentemente di realizzare documentari. Ne ha fatti anche per “Atlantide”, il programma di La7. Ma alla mia età, 73, non credo che mi metterò a produrre. Aspetto soci interessati, a cui cederò le royalties». Possibili applicazioni della sua invenzione? «Non ci sono limiti: sia nel pubblico sia nel privato l’esigenza di raffreddare l’aria è di tutti. Oltre alle aziende, mi viene in mente Klimahouse: sono case che non hanno problemi d’inverno ma che ne hanno di enormi d’estate. E per restare in zona, si potrebbero risolvere anche i problemi delle stalle: in estate, già a 25 gradi la produzione di latte crolla a causa del caldo. Un mio apparecchio sperimentale comunque sta funzionando a Naz-Sciaves e l’11 giugno presenterò ufficialmente la mia invenzione al Rotary di Bressanone».

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