Occupati, un terzo lavora ogni sabato dell’anno 

Più di un decimo tutte le domeniche, soprattutto nel turismo e in agricoltura Tra i lavoratori autonomi il 27,5 per cento ha orari irregolari o straordinari


di Maurizio Dallago


BOLZANO. In Alto Adige, quasi ogni terzo occupato lavora tutti i sabati nell’anno e più di ogni decimo tutte le domeniche, con punte nell’agricoltura e nel turismo. Lo dimostra l’indagine Ipl sulle condizioni di lavoro in Alto Adige presentata ieri mattina a Palazzo Widmann. Tra i lavoratori autonomi, il 27,5% deve spesso lavorare quotidianamente o diverse volte al di fuori dell’orario lavorativo e l’11% degli occupati vengono informati dei cambiamenti nel proprio orario di lavoro lo stesso giorno o il giorno prima.

Esattamente il 28,5% dei lavoratori autonomi dell’Alto Adige intervistati dall’Istituto promozione lavoratori lavorano tutti i sabati del mese. Nell’agricoltura e nel settore turismo, lavorare il sabato raggiunge valori di picco rispettivamente dell’80% e dell’85,4%. «In Alto Adige il 13,6% degli intervistati lavora anche tutte le domeniche: il 33,4% nell’agricoltura e il 67% nel turismo», afferma la vicedirettrice dell’Ipl, Silvia Vogliotti. Questo è il risultato più eclatante dello studio Ewcs sulle condizioni di lavoro per quanto riguarda l’orario di lavoro in Alto Adige. Il dettagliato studio dell’Ipl fornisce un’intera gamma di ulteriori approfondimenti sugli orari e sulle ore lavorate in Alto Adige nonché su come vengono distribuiti gli orari di lavoro predefiniti e flessibili. Mentre alcuni settori hanno ancora orari di lavoro regolari con orari fissi (ad esempio il 66,7% degli occupati nei trasporti), altri sono caratterizzati da orari di lavoro irregolari o straordinari. Questo vale per lo più per il settore agricolo con un’alta percentuale di lavoratori autonomi e per il turismo, dove si lavora spesso il fine settimana. Lavorare di sabato caratterizza soprattutto il settore del commercio, il lavoro domenicale invece il trasporto pubblico, ed il lavoro a turni il settore dei servizi sanitari e sociali.

Lo studio dell’Ipl sottolinea anche in particolare il tema della regolazione dell’orario di lavoro. Quando viene posta la domanda se l’orario di lavoro è stabilito dall’organizzazione, il 54,5% dei dipendenti risponde con un sì, mentre - meno sorprendentemente - il 78% dei lavoratori autonomi dichiara di determinare in maniera autonoma il proprio orario. Rimarchevole il fatto che il 39% dei dipendenti abbia orari flessibili di inizio e di fine lavoro; nel complesso, gli orari di lavoro flessibili sono in aumento. Il 27,5% dei lavoratori autonomi deve quotidianamente o diverse volte al mese lavorare anche al di fuori dell’orario lavorativo, l’11,0% degli occupati scoprono variazioni dell’orario di lavoro lo stesso giorno o il giorno prima e il 5,6% di coloro che lavorano nel turismo vengono chiamati quotidianamente a recarsi al lavoro con scarso preavviso. «L’orario di lavoro flessibile in un quadro prevedibile aiuta a riconciliare lavoro e famiglia», evidenzia Vogliotti. Oltre alla flessibilità oraria diventa sempre più importante anche quella spaziale, cioè il lavoro non legato ad un luogo fisso. Nella legislazione italiana, entrambi stanno acquisendo importanza sotto il termine "lavoro agile" o "smart working". Anche se ovviamente non è possibile lavorare in modo "smart” in tutti i settori, questa tipologia lavorativa rappresenta senza dubbio un vantaggio per i genitori che lavorano, per chi assiste familiari bisognosi di cura, per le persone con disabilità, per i pendolari e anche per un ambiente meno inquinato. Infine, secondo l’Ipl, la contrattazione collettiva tra le parti sociali in prospettiva smart working in alcune circostanze potrebbe migliorare sia la produttività, ma anche significativamente la qualità della vita dei lavoratori occupati.















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