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Turismo, l’86% degli altoatesini chiede un freno allo sviluppo

L’indagine di Unibz. Nelle città l’insofferenza è più forte rispetto alle valli, ma anche in periferia si chiedono limiti. Schuler: «Abbiamo già stretto sulle licenze per i B&B, dobbiamo trovare un equilibrio tra benefici ed effetti negativi»


Paolo Campostrini


BOLZANO. L’occhio con cui si guarda al turismo è strabico. C’è quello delle città, come Bolzano, che non ne può più; e c’è quello delle valli, Badia in testa, che se potesse ne vorrebbe ancora (di più). Ma poi c’è l’onda generale: «Il parere delle popolazioni secondo cui il settore turistico non dovrebbe crescere ulteriormente è molto chiaro», non lo dice una indagine fatta da ecologisti arrabbiati, in coda in via Renon all’ora di punta, ma il centro di competenza turismo e mobilità di Unibz. Che mette lì alcuni numeri: tra il 2002 e il 2022 i pernottamenti turistici sono passati da 25 a 34 milioni. Traduzione: nove milioni di pernottamenti in più. Un’enormità. Aggiunge Thomas Bausch, il responsabile del Centro: «Il pubblico non si accontenterà più di certificati e marchi di sostenibilità». Inteso: vorrà fatti che incidano sul miglioramento della loro qualità di vita. Che anch’essa è variabile e variegata. Registra infatti scarti di almeno venti punti percentuali se si chiede il parere sul suo presente e futuro a un bolzanino o ad un abitante delle valli.

Una frattura città/valli
Poi, lo scarto è ancora più sensibile se nell’indagine Unibz sulla “soddisfazione generale della popolazione” si specificano le risposte degli italiani e dei tedeschi. Scarto naturalmente in negativo a sfavore dei primi. «Dato spiegabile - commenta Bausch - col fatto che la maggioranza della popolazione di lingua italiana abita nei centri urbani dove il costo della vita e la sua qualità è inferiore al territorio». Come pure la percezione dei benefici dei flussi turistici. «Che portano indubbia ricchezza - ha obiettato ieri nel corso della presentazione dello studio l’assessore Arnold Schuler - perché il benessere viaggia anche con l’ospitalità e le sue ricadute ma siamo consapevoli di essere giunti ad un livello a cui bisogna rispondere in modo flessibile». Traduzione anche qui: si è arrivati alla saturazione.

Il paradosso di Braies
Uno degli esempi: il lago di Braies. Altro esempio: la scarsità di case per i residenti, circondati da alloggi turistici. E qui Schuler spezza una lancia a favore della politica: «La nostra decisione è stata poco enfatizzata ma in Alto Adige e dunque anche a Bolzano dall’anno scorso è in vigore una stretta molto vigorosa all’espansione del fenomeno dei B&b. Le nuove richieste di apertura sono normativamente impedite o ostacolate». Aggiungendo: e questo ci è anche costato politicamente, ma è stato giusto.

L’86% vuole uno stop
Ma pur prendendo in considerazione il dato generale, e quindi non differenziato per contesto territoriale o per differenze etnico-linguistiche, il numero di altoatesini che dice “vorrei ci fosse più turismo” è crollato al 7,4%. Mentre l’86% vuole che diminuisca o che resti al massimo ai livelli attuali. Con netta prevalenza dei primi (43,9%). Così che anche l’idea di congelare gli investimenti a pioggia sul marketing promozionale turistico inizia a transitare. Con la proposta aggiuntiva di smettere di legare l’Alto Adige ai suoi must già troppo affollati per magari valorizzare, nella campagne stampa e social, luoghi ancora poco conosciuti, così da spezzare l’accumulo e la concentrazione dei flussi. L’indagine in ogni caso registra un territorio a due velocità. Che guarda al turismo con aspettative spesso opposte. I centri urbani con aumentata preoccupazione, le valli più predisposte e beneficiate, con immutate attese. Se poi la luce si sposta all’interno del capoluogo ecco che la differenziazione taglia ancora più trasversalmente quadranti urbani e persone, individuando da un lato i beneficiati e dall’altro gli aumentati insofferenti.

Sos costo della vita
Lo studio fornisce anche dei dati – non del tutto inaspettati – che possono dare un impulso all'avvio di azioni in altri settori. Il costo della vita locale è sicuramente un aspetto da affrontare: la metà degli intervistati ha espresso un giudizio negativo, il 15% ha addirittura espresso una valutazione “pessima” in questo ambito. Voti negativi anche ai prezzi degli immobili e a quelli degli affitti con oltre la metà dei partecipanti allo studio che ha valutato negativamente la possibilità di acquistare o affittare un immobile. Per il 56% degli intervistati questo aspetto è correlato al turismo. A essere influenzati negativamente dal turismo, secondo oltre la metà degli intervistati, anche l'intensità del traffico e l'ambiente. Buoni voti alle piste ciclabili, ai trasporti pubblici e all'offerta gastronomica.













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