Migranti: Saied, Tunisia non è custode dei confini di altri

'Non tolleriamo essere usati come zona di transito'

TUNISI


(ANSA) - TUNISI, 04 LUG - "La Tunisia è un Paese che accetta sul proprio territorio solo coloro che ne rispettano le leggi. Non tollera di essere utilizzata come zona di transito o territorio di insediamento per persone provenienti da più Paesi africani, né accetta di essere custode di confini diversi dal proprio". Lo ha detto il presidente tunisino Kais Saied, in occasione di una riunione con il ministro dell'Interno Kamel Feki e diversi funzionari della sicurezza, nella sede del ministero, in relazione agli scontri tra gruppi di migranti irregolari africani e residenti locali a Sfax, conclusisi con l'accoltellamento di un tunisino e definita "operazione criminale" in un comunicato della presidenza. Saied ha poi aggiunto, come si evince da un video pubblicato dalla stessa presidenza "che ci sono reti criminali che operano sul territorio tunisino, ed è necessario smantellarle". "Ci sono molte prove che tutto questo è anomalo. Come possono questi migranti viaggiare per migliaia di chilometri e dirigersi verso una città o un quartiere specifico? Conoscono queste città o quartieri quando sono nel loro paese? Sono migranti o persone sfollate da gruppi criminali che sfruttano la loro miseria e trafficano i loro membri, mirando così alla pace sociale in Tunisia?", si legge nel comunicato della Presidenza della Repubblica. Nello stesso contesto, il presidente tunisino ha invocato la necessità di far rispettare la legge su chi sfrutta queste personei in Tunisia, sottolineando che l'affitto di alloggi per stranieri richiede la dichiarazione delle autorità di sicurezza e l'occupazione deve essere subordinata al diritto tunisino. Saied ha poi concluso l'incontro sottolineando "che non c'è posto nelle istituzioni dello Stato per coloro che cercano di smantellarlo e minarne la sicurezza nazionale". "Non ci può essere tolleranza per chi crea problemi e agisce dietro le quinte, perché difficilmente passa giorno senza che si crei una crisi". "Le lobby della corruzione persistente non hanno posto nelle istituzioni statali, né coloro che le servono e creano condizioni favorevoli al loro mantenimento e alla corruzione". (ANSA).













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