Prostata ingrossata, terapie ultra miniinvasive



(ANSA) - ROMA, 15 OTT - Dagli stent temporanei a minuscoli tiranti ancorati all'esterno della prostata, dall'energia del laser a quella del vapore acqueo: sono alcune delle ultime tecniche chirurgiche per l'iperplasia prostatica benigna, l'ingrossamento della prostata che colpisce oltre 6 milioni di over 50. Se ne discute al congresso della Società Italiana di Urologia (Siu) in corso a Riccione.
    Queste tecniche sono efficaci, osservano gli esperti, e possono essere effettuate in regime ambulatoriale o day hospital, alleggerendo la pressione sulle strutture ospedaliere.
    A pazienti non trattati a causa dell'emergenza sanitaria si aggiunge infatti secondo gli urologi circa un 12% in più andato incontro a un peggioramento negli ultimi mesi.
    "I risultati clinici di queste nuove tecniche chirurgiche sono ancora in fase di validazionem ma efficacia clinica e sicurezza sono già comprovate, tanto che hanno già trovato spazio all'interno delle Linee Guida della Società Europea di Urologia", osserva Rocco Damiano, del comitato esecutivo della Siu.
    "L'uso dei farmaci è di solito la prima scelta, ma comporta effetti collaterali, come l'ipotensione o l'eiaculazione retrograda, più un insufficiente controllo dei sintomi che può sfociare in sangue nelle urine,infezioni ricorrenti, calcoli alla vescica", rileva Walter Artibani, segretario generale della Siu. "Ciò - prosegue - induce spesso a interrompere la terapia e cercare soluzioni chirurgiche per risolvere il problema una volta per tutte. Le tecniche ultra mini invasive danno più sollievo dai sintomi e riducono al minimo l'impatto post operatorio, in particolare sulle funzioni eiaculatorie, imprescindibili soprattutto nei giovani".
    Tra gli stent prostatici ve ne sono alcuni temporanei che vengono rimossi dopo 5 giorni e dispositivi permanenti che dilatano l'uretra migliorando il flusso dell'urina. Ma oggi si ricorre anche a nuove fonti di energia in adenomi della prostata medio-piccoli. "Come il vapore acqueo ad alta temperatura iniettato all'interno della prostata tramite un manipolo endoscopico,determinando la morte delle cellule dell'adenoma", spiega il presidente della Siu, Roberto Mario Scarpa. "Oppure il laser: l'energia sprigionata all'interno della ghiandola prostatica attraverso fibre ottiche introdotte per via percutanea - dice Scarpa - determina una riduzione del volume con conseguente disostruzione". (ANSA).
   









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