Alto Adige calcio: la classifica piange, lo sponsor pure

L'azionista di maggioranza Hans Krapf: «Lavoro di anni a rischio»


Francesco Bertagnolli


BOLZANO. «Sono deluso? No, sono delusissimo». Hans Krapf sta affrontando il peggior momento della sua carriera da quando è azionista di maggioranza dell'Alto Adige. Tramite la Duka, ed insieme a Gasser, il patron sponsorizza la società da anni sostenendo un grande sforzo economico.
Un esborso che fino a Natale, e grazie alla vittoria dello scorso anno, è stato ricompensato dalle soddisfazioni sportive e che invece oggi vede la squadra sull'orlo del più grande fallimento sportivo della sua storia.
«Alla retrocessione non voglio nemmeno pensare. Primo perchè è una cosa mai accaduta da quando partecipo alle sorti di questo sodalizio, in secondo luogo perchè comporterebbe un grave danno d'immagine a tutto quello che avevamo costruito nel tempo».
Il problema è che i margini di reazione sembrano nulli. Anche perchè il direttivo era convinto di aver sanato la situazione con l'esonero di Sebastiani. Con Pellegrino, però, le cose non sono poi migliorate...
«Ci vuole un po' più di tempo per riuscire a giudicare il lavoro di un tecnico, senza dubbio fino ad oggi il suo arrivo non ci ha portato nulla ed è probabile che Sebastiani non avesse tutte le resondabilità della situazione che si era creata. In ogni caso per me è difficile parlare in questo momento perchè mai mi sarei aspettato una simile piega della stagione. Però così è la vita, a volte si vince a volte si perde. Noi non abbiamo ancora perso del tutto».
Ma se il problema non era Sebastiani vi è in atto da parte sua una riflessione su ogni ruolo all'interno dell'organigramma societario?
«Guardi, è un momento difficile che ci ha presi alla sprovvista. I conti, nelle aziende e nelle società sportive, è giusto farli alla fine. Fra parentesi io non ho visto l'ultima partita e non ho ancora parlato con nessuno in maniera esplicita. Inoltre voglio aggiungere che non è che qualsiasi cosa che io decida o pensi venga applicata. C'è un direttivo che si occupa di queste cose, io ne faccio parte e prenderà le decisioni al momento opportuno. Ma sarà una decisione collegiale, non singola».
Chiaro che una eventuale retrocessione porterebbe un danno d'immagine ma anche economico. Parecchi sponsor si allontanerebbero certamente, la Seconda Divisione metterebbe a tacere anche il progetto sulla nuova cittadella?
«Assolutamente no, anche perchè non è che se retrocediamo la società sparisce. Al di là degli sponsor è molto importante che tutti i soci garantiscano il sostegno a prescindere. Ma io credo che questa cosa sia scontata, non ho timori che ciò non avvenga. Comunque ci salveremo e non ci saranno di questi problemi».
A questo punto diventa obbligatorio fare qualche passo in avanti con il Sorrento.
«A questo punto è meglio che succeda qualcosa che ci permetta di svoltare e che ci porti a vincere i playout. E succederà».













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