Arturo De Prezzo e Antonio Antino i due “gemelli” bolzanini del ring 

Pugilato. Antino, più volte campione del Triveneto, nel 1976 è in procinto di partecipare alle Olimpiadi di Montreal, ma un infortunio lo  ferma. Nel 1981 affronta Oliva per il titolo italiano e perde. De Prezzo  ha combattuto in Nazionale e tra i “pro”. Entrambi allievi di Di Curti


Daniele Magagnin


Bolzano. Il fascino della boxe ai tempi del “gemelli bolzanini del ring”, ovvero: Antonio Antino e Arturo De Prezzo. Siamo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta e, per contestualizzare storicamente il movimento della “nobile arte della difesa” bolzanina è indispensabile fare qualche passo indietro. L’attività pugilistica, in città, è legata a filo doppio alla figura autorevole del maestro Antonio Di Curti. Nel 1947, con la famiglia, Di Curti lascia Venezia, per la precisione il Lido di Venezia, dove risiede e dove aveva cominciato una carriera di pugile che lo aveva portato al titolo italiano professionisti durante la Guerra e ad un o storico pareggio nel match con Robinson, all'alba di una fulgida carriera.

Di Curti arriva a Bolzano proprio per promuovere e diffondere la "nobile arte" e comincia a farlo con l'allora Polisportiva Alto Adige che poi, nel tempo, si trasforma in Accademia Di Curti, Gs Lancia, Bolzano Boxe, cambiando denominazione a più riprese. Di Curti insegna a molti a boxare e avvia una scuola con tanti buoni allievi, una fucina di talenti, una colonia (come si dice in gergo pugilistico), degna di questo nome, che proietta in alto Letterio Pettilli, Rodolfo Negri, Fioravante Merlo, Palmiro Boscolo, Giuseppe Gramegna, Daniele Paris, Francesco Nicotera e, in particolare, i due professionisti di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta: Arturo De Prezzo e Antonio Antino. Il primo in una Scuderia di assoluto prestigio in quel periodo, la Totip. Siamo alla fine degli anni ’70 e il pugilato, a livello nazionale, gode di grande attenzione popolare. Sisal, che gestisce in primis la schedina del Totocalcio, ma anche le scommesse ippiche, avvia una nuova era di sponsorizzazioni sportive investendo 50 milioni nella scuderia di pugili di Umberto Branchini, la principale dell’epoca. E’ il 1979 quando nasce così la prestigiosa scuderia Totip Boxing Team. Arrivano grandi successi: subiti tanti titoli italiani ed europei con Matteo Salvemini, campione dei pesi medi e Lorenzo Zanon, campione dei pesi massimi, designato sfidante al titolo mondiale WBC dei pesi massimi detenuto da Larry Holmes, all'epoca imbattuto dopo 32 incontri. Prima di allora, tra gli italiani, solo Primo Carnera aveva combattuto per il massimo titolo del pugilato. Allo sfidante del match in programma a Las Vegas il 3 febbraio 1980 è garantita una borsa di 125.000 dollari, contro i 600.000 di quella del campione. Zanon perde per KO tecnico alla sesta ripresa in un match seguito in diretta tv da oltre mezza Italia, compreso il Presidente Sandro Pertini. In quegli anni, con la boxe in auge, la Totip spopola: sono tutti suoi i campioni del momento e le grandi promesse. Tra queste un emergente Patrizio Oliva, classe 1959, che nel bel mezzo delle sue due grandi carriere, dilettantistica e professionista -in cui vince tutto quello che c’à da vincere-, si trova a disputare la sfida per il titolo italiano contro il bolzanino d’adozione Antonio Antino, classe 1953, origini campane (di Saviano, Napoli). Oliva, dopo il trionfo olimpico a Mosca passa subito tra i professionisti conquistando ben presto il titolo nazionale dei superleggeri.

Il 27 dicembre del 1981 a Forio d’Ischia, sul ring di casa, va in scena la prima difesa del titolo da parte del talentuoso pugile partenopeo. Il match viene trasmesso in diretta tv durante la Domenica Sportiva. Nel secondo round, un sinistro dello sfidante bolzanino trova il campione di casa “scoperto”. Per un attimo Oliva vacilla, piega le gambe. Poi si riprende, reagisce e Antino subisce il secondo conteggio, che induce l’arbitro a chiudere il match. Per Oliva quel titolo italiano costituisce il trampolino di lancio verso Europeo e Mondiale dei superleggeri, per finire la carriera da campione europeo welter nel 1992 con 57 vittorie e 2 sconfitte, dopo aver fallito la scalata al mondiale welter. Antonio Antino (da pro: 12 vittorie di cui 1 per KO, 4 sconfitte di cui 2 per KO e 2 verdetti nei 18 incontri da professionista) passa alla storia per quell’attimo di suspence nel secondo round con Oliva. La storia del pugile bolzanino, arrivato al professionismo senza mai lasciare il lavoro, inizia nel 1971 quando, come peso piuma (57 kg.) prende parte ai campionati italiani ed arriva fino alle semifinali per poi passare dilettante e disputare circa 80 incontri, con solo tre sconfitte.

Più volte campione del Triveneto, due volte campione italiano delle Forze Armate, nonché campione italiano assoluto. Nel 1976 è in procinto di partecipare alle Olimpiadi di Montreal, ma un infortunio lo ferma. Nel 1978 il passaggio ai professionisti. Affronta anche Rosi, pur essendo un superwelter e l’avversario un superleggero. Perde ai punti un match affrontato con l’approccio sbagliato, con un eccessivo nervosismo. Antonio Antino arriva in palestra grazie al fratello più giovane, che lo mette in contatto con il maestro Di Curti, pronto ad avviarlo alla “nobile arte”.

Qualche anni fa, al nostro giornale, dichiarò: “Il mio limite? Premesso che salire sul quadrato è sempre stato molto bello, personalmente ho sempre pagato il fattore emotivo. La notte prima dell’incontro ero talmente nervoso che soffrivo di crampi. Paura? Ogni sportivo deve avere la giusta percezione della paura per affrontarla, gestirla e arrivare al risultato attraverso il calcolo dei rischi, con razionalità”. Antonio Antino rimane vicino alla boxe per trasmettere preziosi insegnamenti attraverso la sua grande esperienza, per promuovere la cultura del lavoro, della fatica, del sudore, della passione, del sacrificio, della costanza, di quel “non arrendersi mai” che è prerogativa della vita quotidiana.

Al fianco di Antonio Antino, in modo particolare nei migliori anni dell’agonismo il suo “gemello del ring”, Arturo De Prezzo, anche lui arrivato al professionismo senza mai “volare alto”, senza lasciare il lavoro. De Prezzo si avvicina al pugilato grazie al fratello che, in Svizzera, aveva cominciato a boxare, nonostante il parere contrario dei genitori. “Inizialmente, quando cominciai con il pugilato nel 1970 -raccontò al nostro giornale negli anni della carriera professionistica- i miei genitori si opposero. Poi però si lasciarono convincere. Io e Antino abbiamo sviluppato una sorta di carriera parallela. Una volta arrivato al professionismo ho sostenuto molti incontri fuori casa e all’estero. Ho disputato anche due semifinali europee, una a Parigi ed una a Zurigo, in casa di avversari che beneficiarono di tutte le condizioni ambientali, ma non esistevano alternative”. Allenamenti congiunti con Antino e il maestro Di Curti, a Bolzano, periferia della boxe. Comune denominatore: la passione: Una passione enorme. Timido, introverso, emotivo, proprio come Antino, forse paga qualcosa proprio per l’aspetto caratteriale. Classe 1954, Arturo De Prezzo, la boxe ce l’ha nel sangue, da sempre. Grande combattente con sudore e fatica come elementi prioritari di una passione che non abbandona mai. Arturo arriva a Bolzano dal Salento, dal Collepasso, nel 1969, il 3 agosto, con la famiglia. Il 10 settembre è già nella palestra di viale Trieste agli ordini del maestro Antonio Di Curti. La boxe come riscatto sociale, voglia di arrivare, di farcela. Esile, ma tenace. Senza paura, pronto a picchiare duro. Gancio destro micidiale. Tre mesi dopo il “primo ring” in un meeting ufficiale. Quasi tre lustri di palestra, botte, combattimenti epici. Campione italiano juniores dei "piuma" nel ’73, grazie a sei successi di fila. La boxe gli apre la porta del gruppo sportivo dei Carabinieri. Gli fa girare il mondo. Partecipa agli Europei. Entra nella Nazionale. Conosce tutti i più grandi. Come Monzon e Benvenuti. Dieci anni di boxe, tra il 1973 e l’83, ma il pugilato non basta per campare e De Prezzo comincia a lavorare come apprendista per poi diventare artigiano calzolaio. 18 incontri da pro con 11 successi, 4 KO, 6 sconfitte (1 KO), 1 verdetti di parità. Chiusa nel 1983 la carriera da atleta, appesi i guantoni al fatidico chiodo, De Prezzo inizia quella da allenatore. Di pugilato e arti marziali.













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