Il «biondo» in panchina Werner Seeber si riposa nel buen retiro di Varna

Bolzano. Il “biondo” in panchina. Situazione che Werner Seeber, ex difensore centrale prima e successivamente dirigente, ha vissuto poco in carriera ma che da un anno a questa parte sta disegnando i...



Bolzano. Il “biondo” in panchina. Situazione che Werner Seeber, ex difensore centrale prima e successivamente dirigente, ha vissuto poco in carriera ma che da un anno a questa parte sta disegnando i contorni del suo quotidiano. L’ex presidente dell’Alto Adige e Direttore Generale di Cittadella, Triestina, Bassano e Vicenza per il momento ha “staccato” la spina, rientrando nel suo “buen retiro” di Varna, dove vive insieme alla famiglia. Una sorta si stand by che l’ex promessa che fu allievo di mister Sacchi, sta affrontando con la giusta attenzione.

“Il calcio un po' mi manca…ma non tantissimo - è l’esordio di Werner Seeber – Al momento è tutto problematico, per le difficoltà oggettive determinate dalla pandemia…non è il mio calcio ma credo che non lo sia di nessuno per quelli che amano questo sport”.

Werner Seeber le mancherà il calcio giocato da vedere, ma soprattutto quello da vivere a bordo campo e da gestire dietro la scrivania, così come ha fatto sino all’ultima stagione che l’ha vista protagonista con il Vicenza.

“Si è vero – continua Seeber – diciamo che il rapporto con il Vicenza si è chiuso nel momento in cui la proprietà ha deciso di realizzare il progetto con il Bassano. In quel momento sono state fatte altre scelte e prese altre decisioni. Deluso? Diciamo che sicuramente sono andato via a malincuore da Bassano, dove ho vissuto una tappa molto importante del mio percorso lavorativo. Ci sono rimasto sei anni e stavamo costruendo un progetto importante. Arrivai a Bassano dopo la retrocessione in C2 e, subito, nel primo anno mancammo la promozione che centrammo la stagione successiva vincendo il campionato con dodici punti di vantaggio sulla seconda e vincendo anche la Coppa di Lega. L’anno successivo sfiorammo la serie B, smarrita negli scontri diretti contro il Novara. Nei playoff arrivammo alla finale playoff persa contro il Como. Un bel cammino non c’è che dire!”

Gli anni di Bassano sono stati quelli che le hanno permesso di lavorare fianco a fianco con la famiglia Rosso, una collaborazione che le è rimasta nel cuore?

“Certamente! Devo dire che ho collaborato strettamente con Stefano Rosso, il figlio di Renzo, una famiglia di grandi imprenditori che mi ha dato la possibilità di sviluppare le mie idee, sempre nel rispetto delle regole ma ho avuto veramente tanta fiducia. Il progetto più importante realizzato? Non c’è uno più importante rispetto ad altri, credo che ogni situazione vissuta, ogni società, ogni incarico richiedono scelte importanti. Mi ritengo un dirigente aziendalista, per cui il mio impegno è stato (e sarà) sempre quello di realizzare le richieste o le aspettative della proprietà”.

Facciamo un viaggio a ritroso, il primo incarico da dirigente le fu offerto, nella stagione 1998-1999, dall’Alto Adige che stava preparando il vestito buono per il salto nel calcio professionistico.

“Non pensavo francamente di intraprendere questo tipo di lavoro tutto iniziò con la chiamata dell’Alto Adige nel 1998. L’anno dopo vincemmo il campionato di serie D con una società giovanissima… una bella impresa! Cosa mi è rimasto impresso? Tante cose… gli incontri settimanali con Krapf e Goller, il rapporto con Sannino, quello con Renato Vuerich. Sono quelle cose che veramente innescavano tanti meccanismi e che fai fatica a capire. L’Alto Adige ha rappresentato un capitolo importante nella mia vita, perché dopo l’esperienza di Trieste, tornai a far parte della società con la squadra affidata a mister Baroni. Quell’anno lì disputammo i playoff con l’Ivrea… avremmo meritato di andare avanti ma ci annullarono un gol regolarissimo in casa loro. Situazioni di calcio che ci stanno. La situazione societaria era un po' precaria, Goller era in difficoltà di salute ed anche economiche, per cui le scelte erano abbastanza obbligate. Trovai un bel gruppo di ragazzi giovani e tanti sudtirolesi: Brugger, Kiem, Bacher, Fischnaller, Scavone, una buona base di partenza che, con il passare degli anni, crebbe tantissimo. Ricordo anche le valorizzazioni di Cia all’Atalanta, Seculin alla Fiorentina, insomma arrivarono risorse importanti per mantenere la squadra in categoria. DS, Amministratore Delegato e Presidente? E’ vero ho ricoperto tutti i ruoli – risponde sorridendo Seeber - In un momento mi ritrovai a fare il DS, l’Amministratore Delegato ed il Presidente. L’ultimo anno che rimasi in società fu quello della salvezza, ma avevamo impostato un lavoro che subito diede i suoi frutti con la promozione in C1, conquistata l’anno successivo e con i ragazzi cresciuti nel vivaio. Era stato raggiunto un obiettivo importante che era quello di far crescere i ragazzi del nostro settore giovanile”.

E a proposito di crescita, il viaggio a ritroso torna a quei fotogrammi degli anni settanta, quando un adolescente Seeber dal Milland passa addirittura al Cesena di mister Sacchi. Ci racconta come questo fu possibile?

“Giocavo nel settore giovanile del Milland, e già a quindici anni fui vicino nel passare alla Fiorentina. Feci un provino e mi avrebbero anche preso, ma in famiglia ci fu una certa resistenza. Due anni dopo partii verso Cesena, sempre sotto la regia di Sepp Insam che fu la persona che ci allenava e ci portava a fare i provini. Sepp è stato un grande appassionato, una persona molto capace e che ci diede la possibilità di fare carriera. A Cesena vincemmo il campionato Primavera con Arrigo Sacchi in panchina. In quella compagine della primavera c’erano tra gli altri il portiere Rossi, Walter Bianchi, Zoratti, Righetti, Agostini. Visto che in prima squadra c’era Walter Schachner avevano bisogno di qualcuno che parlasse il tedesco. Fui così aggregato in ritiro con la prima squadra e sistemato con Schachner. Avevo diciassette anni…non ero ancora pronto ma chiaramente è stata una bellissima esperienza”.

Dopo un po' di “prestiti” in giro per l’Italia che hanno portato il biondo difensore a vestire le maglie del Cattolica, Bassano, Chievo e Catanzaro, lei torna in provincia per sistemarsi nella difesa del Bolzano di Claudio Terzulli.

“Fu un’annata importantissima dal punto di vista agonistico, anche se ricevemmo solo due mesi di rimborso. Arrivammo quarti grazie ad un strepitoso che se la giocò alla pari con il Treviso, la Triestina, il Mantova. Dopo il Bolzano tornai a Naz come giocatore allenatore”.

Il viaggio nel tempo con Werner Seeber ci riporta al buen retiro di Varna, dove l’ex difensore sta vivendo giorni di attesa e di valutazioni. In attesa di che arrivi la proposta giusta.

“Sono un team player, per cui quando lavoro voglio giocare con gli altri, attualmente non ho avuto offerte di questo tipo. Non ne faccio un dramma. Mi piace il fatto di essere tornato nella mia provincia… magari potrò vivere il mio futuro nel calcio più serenamente e più vicino a casa”.













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Valeria Frangipane

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