IL “FONDATORE” DEL MOVIMENTO

«L’FC Alto Adige è nato a Bressanone calcio sport numero 1»

BRESSANONE. Per cercare di capire quali siano stati i presupposti che hanno determinato la crescita calcistica della Val d’Isarco, non potevamo che rivolgerci a Sepp Insam, protagonista indiscusso...



BRESSANONE. Per cercare di capire quali siano stati i presupposti che hanno determinato la crescita calcistica della Val d’Isarco, non potevamo che rivolgerci a Sepp Insam, protagonista indiscusso del primo Alto Adigee profondo conoscitore del calcio altoatesinoe. Insam è stato un protagonista del Milland negli anni ottanta si stava preparando a cedere il suo “atto di nascita” (la matricola di affilizione) al novello progetto denominato Alto Adige Calcio, quello della gestione Hans Huber dove Insam ricoprì il ruolo di Direttore Sportivo sino agli albori del professionismo, anni vissuti al fianco del compianto presidente Goller, presidente del sodalizio. Insam ha attraversato diverse epopee calcistiche durante le quali ha sempre distribuito idee e progetti alla causa della sfera di cuoio, sia della Val D’Isarco che quella dell’intero territorio provinciale. Sono suoi, difatti, i piani dei “centri di sviluppo programmato” che si sarebbero dovuti realizzare nelle tre zone territoriali: Bassa Atesina-Oltradige a Termeno, Val D’Isarco-Val Pusteria a Bressanone, Burgraviato-Val Venosta-Val Passiria a Merano. “Secondo me si è persa un’occasione – commenta Insam – capisco anche che nel 1995 era difficile cominciare a concepire simili scenari. Solo oggi alla luce di risultati si è capita la valenza di quei programmi”. Bisogna guardare avanti e soprattutto guardare a quello che sta succedendo a livello provinciale dove il calcio bolzanino sta vivendo un momento di grande difficoltà”.

. Secondo lei quali sono state le cause?

“A mio avviso i motivi sono tanti ma non spetta a me esprimere giudizi. Posso dire che sia Bolzano che a Merano, si vive un momento di controtendenza rispetto al resto del territorio. Mi limito a dire che il progetto Virtus Bolzano è un’idea che potrà contribuire alla rinascita del calcio biancorosso”.

Se Bolzano piange, la Val D’Isarco invece sorride davanti ai numeri e risultati.

“E’ un successo senza precedenti che parte da lontano. Da Bressanone, difatti, esordì il progetto Fc Südtirol-Alto Adige. Quando la società portò il settore giovanile a Bolzano, molti ragazzi rimasero in zona a continuare l’attività. Parlo di gente come Stockner che è rientrato al Plose, Salcher andato in nazionale dilettanti, Gatterer che è andato a giocare nella serie C austriaca, Thomas Ritsch rientrato al Varna e che adesso vuol portare la squadra in Promozione”.

Grazie all’Alto Adige il movimento calcistico locale ha avuto una sua spiccata dimensione…

“Con l’Alto Adige a Bressanone il calcio è diventato lo sport numero uno nella valle e nel circondario. Molti ragazzi hanno creduto in questo progetto...”

E dopo il trasferimento a Bolzano del Fc cosa è successo a Bressanone e dintorni?

“…è successo che le società si son date da fare per garantirsi questi giovani, iniziando un lavoro certosino nel settore giovanile. In primis il Brixen, poi il Naz che grazie a mio fratello Walter ha rifondato l’intero settore coinvolgendo tutte le società dell’altopiano come Rasa, Aica e Sciaves. Una cosa mai successa prima. Eppoi c’è il Milland che ha rifondato la società ripartendo dal niente ed in pochi anni si trova in Promozione con un florido settore giovanile”.

L’aria dunque è cambiata in Val D’Isarco?

“Si è capito che solo collaborando è possibile seminare e raccogliere i frutti. Da noi c’è collaborazione tra le società, così come avviene tra Naturno e Parcines in Venosta, e tra San Giorgio e Stegona in Pusteria. I ragazzi che non riescono a sfondare a venti anni non appendono più le scarpe al chiodo ma continuano a giocare a calcio nelle proprie società di origine”.

Secondo lei basta soltanto una stretta di mano e la stesura di programmi condivisi per poter sviluppare una nuova filosofia calcistica?

“Alle intenzioni bisogna far seguire anche i fatti. Voglio dire che bisogna iniziare ad accettare certi consigli che giungono da personaggi preparati e in grado di poter dire la loro. Se dobbiamo ripetere gli errori solo per il gusto di dire adesso “provo io” allora è meglio non cominciare affatto, anche perché perderemmo solo un sacco di tempo. Sembrerà banale ma la ricetta è sempre quella: il settore giovanile deve rimanere nel focus offrendo ai giovani l’opportunità di esprimersi anche giocando presso altre società. So che è difficile ma bisogna mettere al centro dell’attenzione la crescita dei ragazzi e non gli interessi della società o del singolo dirigente”.

Cosa vuol dire accettare consigli di personaggi preparati?

“Il lavoro nel settore giovanile non nasce così per caso, ma dev’essere sviluppato tramite un concetto competente e professionale. Un esempio? Vedo il lavoro che sta svolgendo Sebastiani con l’ISS dedicato alla tecnica individuale. Ho visto dei ragazzi che hanno lavorato in questo ambito e veramente è un piacere vedere come trattano la palla, come si comportano. Opportunità che stanno alla base del lavoro dell’OBI Brixen femminile dove vedo molte potenzialità grazie a persone competenti ed un progetto importante che sta coinvolgendo ragazze che arrivano da Renon, dalla Pusteria e dalla Val Gardena”.

Insam non è il caso di tornare mettere a disposizione idee e visioni?

“Al momento non ci penso, ho dedicato tanti anni e altrettanto tempo alla causa. Mi diverto ad apparire periodicamente come al torneo Città di Bressanone componendo una squadra per vincere la manifestazione. Questo per dire che a Bressanone non c’è ancora chi può contrastarmi!”













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