L’intervista

Sinner: «Se vinco e non miglioro non sono contento. Devo potenziare il servizio»

Il campione di Sesto Pusteria commenta così la vittoria a Indian Wells contro Ben Shelton che gli è valsa l’accesso ai quarti di finale
IL MATCH Shelton liquidato in due set



INDIAN WELLS. «Anche oggi ci siamo parlati con Cahill prima di entrare in campo, abbiamo preparato la partita, però ci siamo domandati come faccio a diventare un giocatore migliore. Se oggi vinco e gioco uguale all'anno scorso non sono contento». Jannik Sinner commenta così la vittoria agli ottavi del torneo di Indian Wells contro lo statunitense Ben Shelton.

Contro avversari così forti «devi giocare sempre aggressivo. La pressione c'è sempre, le aspettative mie su me stesso ci sono sempre. Mi sento preparato fisicamente, tennisticamente, mentalmente, poi il risultato è un aspetto piccolo di un lavoro grande che c'è dietro - ha spiegato l'italiano - Se oggi vinco e gioco uguale all'anno scorso non sono contento. Invece ho servito meglio la seconda, soprattutto nei punti importanti. Ho reagito anche bene mentalmente in momenti chiave. Nel primo set ho avuto un set point e lui ha preso il nastro. Nel tie-break da 4-1 mi ritrovo 4-4, ma sono questi i momenti che mi piacciono: in campo devi essere contento anche se le cose non vanno benissimo».

«Non do mai niente per scontato. In ogni torneo, in ogni partita, cerchi di dare il meglio, di restare mentalmente concentrato. Ogni giorno poi hai di fronte un avversario diverso, oggi ne avevo uno come Shelton che serve incredibilmente bene ed è anche mancino», ha aggiunto.

«Quando sei giovane è più facile migliorarsi. Cresci tanto fisicamente, lavori molto in palestra, diventi più forte e puoi servire più veloce per un periodo di tempo più lungo - ha detto - Ho ancora 22 anni, ne compirò 23 (ad agosto) e spero di poter ancora migliorare il servizio finché non diventerà un colpo solido. Sento che lentamente ci sto arrivando. Non è solo una questione di velocità, ma di poter scegliere come servire, se tirare al corpo, giocare kick o slice. Ma per raggiungere quel punto, devi capire cosa funziona meglio. L'anno scorso ho cambiato il movimento del servizio a metà della stagione, c'è tanto lavoro dietro».

Il campione di Sesto Pusteria si è toccato spesso il gomito nel corso della partita con Shelton ma ha rassicurato tutti: «Quando il tuo avversario serve sempre forte, qualche volta non prendi bene la palla, hai tante vibrazioni dalla racchetta nel braccio. Poi qui le palline qui dopo un po' diventano pesanti e un po' lo senti. Ma sto bene, ha concluso.













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