oltre il brennero 

Germania: in caso di guerra,  579 rifugi inutilizzabili


Jeanne Perego


Provate a immaginare la situazione: il suono di sirena dal tono che aumenta e si abbassa rapidamente, l’enorme ululato che si interrompe e poi riprende, diffuso in città e paesi, gli smartphone che vibrano e presentano sui display un avviso inequivocabile: allarme catastrofe. Il messaggio è chiaro: il pericolo è imminente, bisogna cercare un riparo. Dall’inizio della guerra in Ucraina la Germania ha testato più volte i suoi canali di allerta, ma una domanda strettamente collegata a queste iniziative non ha ancora risposta: dove possono trovare rifugio i cittadini in caso di emergenza? Secondo l’Ufficio Federale Immobiliare (Bundesanstalt für Immobilienaufgaben -BIMA), attualmente in Germania esistono 579 rifugi pubblici (165 dei quali in Baviera) che teoricamente potrebbero accogliere complessivamente solo 480.000 persone, ovvero una minima frazione della popolazione che secondo gli ultimi dati ha superato gli 84 milioni di persone.”Potrebbero accogliere”, il condizionale è d’obbligo visto che - secondo quanto riferisce lo stesso Ufficio che è direttamente collegato al Ministero degli Interni- non uno di questi rifugi per la popolazione ora potrebbe essere operativo. Neppure uno dei 579. Dopo l'inizio del conflitto russo-ucraino, all'inizio del 2022, il Ministero dell'Interno tedesco ha deciso di effettuare una revisione completa delle strutture esistenti. L’obiettivo era chiarire se, in quanto tempo e con quali sforzi economici, i 579 rifugi pubblici potessero essere resi nuovamente funzionali, considerato lo stato di abbandono in cui versano. Dopo la caduta del Muro e la fine della Guerra Fredda, infatti, quando il loro presunto interesse militare divenne definitivamente obsoleto, in Germania è prevalsa la convinzione che i rifugi pubblici non fossero più necessari. Nel 2007 il governo di Berlino e quelli dei Land federali hanno deciso di non mantenerli più e di smantellarli o riconvertirli gradualmente. Così certi bunker in elevazione, Hochbunker, anche con operazioni speculative sono diventati edifici residenziali, e altri interrati, Tiefbunker, sono stati trasformati in parcheggi. Molti cadono a pezzi. Nella sola città di Essen esistevano circa 1.300 rifugi antiaerei, la maggior parte è stata smantellata, in città non è rimasto nessun rifugio che potrebbe essere utilizzato in caso di bisogno. A Mönchengladbach un bunker costruito alla fine degli anni '60 per resistere ad eventuali attacchi nucleari ora viene utilizzato come parcheggio pubblico sotterraneo. Un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale è diventato una galleria d'arte. A Ratisbona nel più grande dei rifugi antiaerei è rimasta solo una branda a titolo dimostrativo di quello che fu il luogo, l’intonaco si sta staccando dal soffitto, i servizi igienici non sono più utilizzabili anche perché ruggine e muffa stanno facendo la loro parte. Secondo l’Ufficio Federale Immobiliare la riattivazione di molte di queste reliquie architettoniche è “in linea di principio possibile”, ma i tempi e i costi dipendono dal livello di protezione che dovrebbero tornare a offrire. Perché si va dalla protezione contro detriti e schegge alla difesa contro le minacce nucleari. La valutazione da parte del Ministero tedesco dell’Interno è ancora in corso, ma in molti si chiedono se ha senso riattivare i bunker in rovina o addirittura costruirne di nuovi. Il professor Martin Voss, che guida il dipartimento di ricerca sulle crisi e sui disastri alla Libera Università di Berlino, è scettico: «La discussione sui bunker è solo fumo negli occhi», dice, aggiungendo che tale tipo di strutture è teoricamente auspicabile ma lo Stato ha abbastanza soldi per loro. «Date le risorse finanziarie limitate, possiamo fare cose più efficienti per la protezione civile che costruire bunker», ha dichiarato in un’intervista, alludendo, per esempio, alle sirene di allarme effettivamente funzionanti. Anche la Protezione Civile tedesca è scettica. Ralph Tiesler, presidente dell’Ufficio, lo scorso anno parlando con il Tagesspiegel ha detto: “la costruzione di nuovi sistemi di bunker con standard di protezione molto elevati costa molto denaro e, soprattutto, molto tempo”, aggiungendo che ha più senso pensare di utilizzare come rifugi le stazioni della metropolitana esistenti o i parcheggi sotterranei.

(giornalista)













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