LAIMBURG

Atti di nonnismo al convitto, 2 indagati 

Si tratta di due minori tra i 15 e i 17 anni che avrebbero fatto scherzi da caserma ad uno o due coetanei


di Massimiliano Bona


VADENA. Due ragazzini tra i 15 e i 17 anni della scuola di frutti-viticoltura e giardinaggio di Laimburg si sarebbero resi responsabili di atti di nonnismo - proprio come in caserma - ai danni di uno o due coetanei assieme ai quali vivevano nel convitto dell’Istituto.

Sulla vicenda – partita da una segnalazione della scuola (che ha già sospeso i due teenager) – sta indagando la Procura dei minori che ha aperto un fascicolo nel quale risultano iscritti due indagati.

Almeno in questa fase preliminare risulta ancora difficile inquadrare l’ipotesi di reato che potrebbe spaziare dalle lesioni alla violenza fino alle percosse.

Allo stato non risulta che le vittime di bullismo si siano fatte refertare all’ospedale ma pare che i ragazzini non abbiano trovato nemmeno il coraggio di confessare l’episodio ai genitori. Probabilmente per vergogna.

I fatti si sarebbero verificati una sera di un paio di settimane fa all’interno di una camerata ai danni di un paio di ragazzini particolarmente vulnerabili che a breve saranno sentiti anche dagli psicologi. Gli inquirenti, almeno per ora, si limitano ad osservare che si tratterebbe di un fatto grave «che solo chi ha fatto il militare o frequentato una caserma può comprendere». Atti di nonnismo, appunto, anche se ancora da accertare.

Il direttore della scuola, Paul Mair, ha segnalato l’episodio sia alla Procura dei Minori che ai carabinieri della compagnia di Egna che stanno cercando di ricostruire i fatti, sui quali allo stato c’è ancora il massimo riserbo.

«Abbiamo parlato con tutte le parti in causa - ha dichiarato il direttore Mair - per chiarire la vicenda. Naturalmente informeremo anche gli altri studenti della classe. Vogliamo tornare il prima possibile alla normalità, sia a scuola che nel convitto. I genitori non devono preoccuparsi per quanto è accaduto».

L’assessore provinciale Philipp Achammer si è limitato ad osservare che «la scuola è lo specchio della società e si deve confrontare anche con la violenza. La scuola, da sola, non può evitare tutto ciò. La migliore prevenzione è rappresentata da lezioni che puntano sull’inclusione».













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