Agricoltura

Green Pass, lavoratori stagionali in fuga 

Gli agricoltori della Bassa Atesina lanciano una richiesta di aiuto: «Moltissimi lavoratori stagionali stranieri non vogliono sottoporsi al tampone e nemmeno a vaccinarsi». Per risolvere la situazione le aziende hanno chiesto aiuto ai colleghi della Val Venosta


Bruno Tonidandel


BASSA ATESINA. L’obbligo del green pass mette in crisi, nella Bassa Atesina, l’ultima parte della raccolta delle mele. Moltissimi lavoratori stagionali stranieri non vogliono sottoporsi al tampone, men che meno a vaccinarsi. E allora? Fanno la valigia e tornano a casa, nei paesi dell’est.

«Una situazione insostenibile», dice preoccupato Reinhard Dissertori, frutticoltore di Termeno ma soprattutto presidente del distretto della Bassa Atesina del Bauernbund e membro del consiglio di amministrazione della cooperativa frutticola Kurmark-Unifrut di Magré. «Continuo a ricevere telefonate allarmanti dai nostri iscritti da Salorno a Laives – conferma Dissertori – perché sono in difficoltà. I loro collaboratori, qui nella Bassa Atesina da metà agosto, dopo aver raccolto le mele Gala, Golden, Stark e Granny e mentre ci si appresta a completare lo stacco delle Braeburn e Fuji ed affrontare l’ultimo scampo di raccolta con le mele Pink Lady, stanno spopolando le campagne per fare ritorno in famiglia, in Polonia, in Romania, in Slovacchia, nella Repubblica Ceca, in Albania, in Georgia. Io personalmente – afferma ancora il presidente del Bauernbund - ho perso quattro polacchi che dalla sera alla mattina hanno fatto armi e bagagli e se ne sono andati e ora non so proprio come affrontare l’ultima ondata di raccolta. L’unico che ci da una mano, per il momento, è il tempo, fortunatamente sempre bello e sembra stabile anche per le prossime settimane».

Il problema, lo ripetiamo, è l’obbligo del green pass, ma questi lavoratori stranieri non vogliono neppure sottoporsi al tampone, principalmente perché costa (e soprattutto per questi lavoratori può rappresentare un problema) ma anche perché sono determinati a non accettare ne vaccino ne tampone. I più poi non possono neppure accedere alle farmacie perché privi della tessera sanitaria.

Ma esiste un’altra difficoltà oggettiva: quelli a cui sarebbe consentito il tampone sono penalizzati a perdere ore di lavoro in quanto le farmacie rispettano l’orario tradizionale d’apertura. Solo al centro sanitario di Ora gli infermieri iniziano il lavoro molto presto al mattino e alla sera, ma qui le code e le ore di attesa sono troppe da sopportare.

Grosse preoccupazioni si registrano anche fra i frutticoltori di Laives, Vadena e Bronzolo. Un importante agricoltore della zona ha dovuto fare a meno dell’aiuto, di punto in bianco, di ben dieci raccoglitori polacchi; un altro di Laives, dopo lunga trattativa ha convinto i suoi cinque lavoratori di origine rumena, non vaccinati, di continuare in azienda il lavoro, contribuendo pertanto a pagare a ognuno la metà del prezzo del tampone e promettendo di richiamarli al lavoro anche il prossimo anno. Fortunatamente a San Giacomo è possibile sottoporsi al test antigenico rapido al mattino presto dopo le 6 del mattino e alla sera dalle ore 18 alle 20.30.

Per cercare di risolvere la situazione, molte aziende agricole in difficoltà, con l’aiuto delle associazioni di categoria, hanno contattato frutticoltori della Val Venosta, visto che lassù ormai la raccolta è conclusa o sta volgendo al termine, per richiedere le loro squadre di lavoratori di provenienza straniera e di dirottarle nella Bassa Atesina. Alcuni sembra abbiano accettato di rimanere ancora una ventina di giorni a raccogliere mele, altri invece, hanno deciso di tornarsene a casa perché troppo stanchi di quasi due mesi di duro lavoro nei campi. Quelli che resteranno ancora fra i frutteti saranno chiamati allo stacco delle mele Pink Lady a partire dal 25 ottobre fino a oltre metà di novembre. Un nuovo impegno molto gravoso, aggravato dal freddo che, al mattino e nel tardo pomeriggio si fa sentire ormai anche nella Bassa Atesina.













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