L'INTERVISTA i volti della ricerca a laimburg 

«Mele, la dolcezza non dipende solo dallo zucchero» 

Il biostatistico. L’esperto di «chemiometria» Nikola Dordevic Si occupa del progetto Pinot Blanc, della lotta al parassita della frutta e del Metamarker. «Lavoro al Noi Techpark: l’ambiente è stimolante»


Massimiliano Bona


Vadena. «Se una mela è molto dolce non dipende certamente solo dallo zucchero che contiene»: a parlare è uno dei ricercatori in forza al team di Laimburg, il biostatistico Nikola Dordevic, esperto in chemiometria, con un passato alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige. Ma cos’è la chemiometria? Una branca della chimica che studia l'applicazione dei metodi matematici o statistici ai dati chimici. Quella con l’esperto serbo è la prima di una serie di interviste per cercare di dare un volto alla ricerca.

Durante la sua permanenza a Laimburg supporterà i colleghi con le analisi statistiche per diversi progetti in corso e seguirà “Metamarker”. Di cosa si tratta esattamente?

«Il Laboratorio per aromi e metaboliti di Laimburg collabora a diversi progetti finanziati dall’Unione Europea con il programma Fesr 2014-2020, come Latte/Fieno-Heumilch, Pinot Blanc e Dromytal, sulla lotta al parassita della frutta. Oltre all’analisi dei dati di questi progetti collaborerò, appunto, al Metamarker. Mi avvarrò della metabolomica, la scienza che studia i prodotti che risultano dalle reazioni chimiche negli organismi, i cosiddetti metaboliti, per una comprensione migliore nel campo della qualità alimentare e nell’interazione tra pianta e fitopatogeno. Il progetto è rivolto in particolare allo studio, allo sviluppo e all’applicazione di nuovi modelli statistici e bioinformatici».

Lei si occupa, dunque, anche di malattie della vite e del melo?

«I miei colleghi ricercatori del Laboratorio per Aromi e Metaboliti del Centro di Laimburg determinano il profilo di molecole nutrizionali e funzionali di alcuni alimenti, determinanti nella valutazione della qualità dei prodotti. Allo stesso tempo identificheranno i marcatori biologici negli organi vegetali potenzialmente utili nella lotta contro le maggiori malattie delle colture agricole locali di melo e vite, come ad esempio gli scopazzi, la peronospora e l’oidio. Queste sperimentazioni genereranno un numero elevatissimo di dati, nel senso che comprenderanno centinaia di parametri e per ogni parametro vengono generate migliaia di informazioni. Dall’analisi di questi dati è poi possibile trovare delle correlazioni significative grazie a modelli matematici e bioinformatici».

Un esempio concreto?

«Se prendo due varietà di mela, come ad esempio la Golden Deliciou® s e la Gala® e ne analizzo i parametri che determinano la dolcezza, scoprirò che le variabili da considerare sono molte. A questo punto entro in gioco io, con il compito di rendere più semplice e accessibile a tutti i colleghi l’analisi statistica. Elaboro nuovi modelli matematici necessari affinché dai dati grezzi vengano estrapolate informazioni significative e d’interesse per l’interpretazione scientifica dei vari esperimenti, ma anche per il trasferimento di conoscenze ottenute ai gruppi di interesse».

Stiamo parlando della chemiometria. Ci aiuti a capire meglio come funziona.

«La chemiometria è una scienza che utilizza l’analisi di dati multivariati, governati da più variabili in contemporanea e viene utilizzata per ottenere informazioni rilevanti da una miriade di dati chimici. La chemiometria oggi raccoglie al suo interno i metodi di classificazione e di modellamento, come l'analisi di similarità tra sistemi biologici complessi, di approcci di intelligenza artificiale, di strategie basate sulle reti neurali. Queste metodologie, data la loro estrema versatilità, trovano numerose applicazioni in diversi settori, quali la biologia, la chimica, la fisiologia, la neurologia, la farmacologia e tanti altri».

Cambiando argomento: come si trova in Italia e in Alto Adige?

«Molto bene in tutto il Trentino Alto Adige perché credo ci sia un ottimo equilibrio tra qualità del lavoro, nel mio caso della ricerca, e qualità di vita. In particolare, a Bolzano ho l’opportunità di lavorare al Noi Techpark, un ambiente veramente stimolante in quanto multidisciplinare e in cui tutti sono motivati a sviluppare nuove idee».

Cosa significa per lei essere un ricercatore?

«Fare ricerca per me significa soprattutto libertà. Essere libero di creare qualcosa di veramente innovativo che possa essere utile alla società ed in particolare all’agricoltura altoatesina. Trovo affascinante come la ricerca di base possa, passo dopo passo, trovare applicazioni concrete in diversi ambiti agricoli. Un esempio concreto è il progetto Pinot Bblac, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale nell'ambito del programma investimenti per la crescita e l'occupazione 2014-2020. In questo progetto, analizziamo i componenti dell'aroma e degli odori del Pinot bianco ed esaminiamo gli effetti delle condizioni di coltivazioni ad altitudini più elevate. In definitiva, vogliamo scoprire se, in tempi di cambiamenti climatici, il passaggio a vigneti ad altitudini più elevate e quindi più fresche rappresenta un modo possibile per garantire o addirittura aumentare la qualità di questo vino tipico locale. I nostri risultati incideranno, anche, nella futura scelta sull’ubicazione, sulle tecniche di coltivazione e vinificazione del Pinot bianco altoatesino. Se devo sintetizzare il mio pensiero posso dire che si tratta davvero di una sfida entusiasmante».

Lei è arrivato a Laimburg come «Income researcher», un programma promosso dalla Ripartizione Innovazione Ricerca e Università della Provincia. Come ha scoperto questa possibilità?

«Ho lavorato come ricercatore alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige e quindi conosco bene questa regione e i molteplici aspetti legati all’agricoltura. Il Centro di Sperimentazione di Laimburg fa parte del network di ricerca della Fondazione Mach e l’ho conosciuto durante il mio periodo di permanenza in questa fondazione in qualità di partner di ricerca».













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