Addio a Dal Ben, l’uomo che «regalò» Ötzi all’Italia

Intervenne nel ’91 dopo il ritrovamento dei resti sul Similaun Fu lui a collocare il ritrovamento al di qua della frontiera


di Simone Facchini


MERANO. A volte sono gli attori non protagonisti a rubare la scena. Oppure, come in questo caso, ad assumere un ruolo determinare nello svolgersi delle vicende.

Senza quell’intuizione di Silvano Dal Ben, all’epoca dei fatti brigadiere della guardia di finanza e comandante della stazione di soccorso alpino di Certosa in val Senales, ci sono buone probabilità che oggi Ötzi sarebbe ospite di un museo austriaco anziché alloggiare a Bolzano. Degli accadimenti seguiti a quel clamoroso rinvenimento, Dal Ben è stata pedina decisiva. Veronese di Roverè, è morto nelle settimane scorse e come testimonianza presentimento che gli sarebbe valso un encomio a nome della comunità altoatesina, undici anni fa e a 12 dal ritrovamento della mummia del Similaun ha raccontato gli avvenimenti di quei giorni a un giornale scaligero.

Riavvolgendo il nastro dei ricordi, si parte da quel 19 settembre 1991quando, nel pomeriggio, i coniugi Erika e Helmut Simon di Norimberga riferiscono al gestore di un rifugio austriaco di aver visto nella neve, ai piedi del Similaun, il cadavere di un uomo, al confine fra val Senales e Ötztal. Il sopralluogo viene effettuato dalla gendarmeria di Innsbruck e il corpo viene recuperato un paio di giorni dopo. Finisce all’istituto di anatomia dell’Università di Innsbruck. In quei giorni, Dal Ben è in ferie.

La notizia intanto aveva avuto vasta eco sui media. Via via che le mappe si intrecciano alle cronache, prende corpo in Dal Ben l’idea che Ötzi fosse rimasto intrappolato in quei ghiacci per oltre cinque millenni su quello che ora era territorio italiano. Si interfaccia con il proprio sostituto al comando del soccorso alpino e col suo diretto superiore, poi, in borghese, effettua una perlustrazione. Nella nebbia, i quei luoghi che conosceva così bene, trova il cippo di confine numero 36 e con esso la conferma alle sue convinzioni.

Poco lontano, continua scavando nella memoria, sente delle voci. Provengono dal luogo del ritrovamento dove si trovano altre persone, si qualifica come rappresentante delle forze dell’ordine e gli intima di andarsene lasciando sul posto ciò che stavano infilando negli zaini. Quindi individua anche i cippi 34 e 35: con approssimazione, calcola che il corpo sia stato ritrovato una cinquantina di metri al di qua della frontiera.

Da quel momento e dal rapporto ai superiori a Merano, la storia s’ingrossa fino a giungere all’attenzione di Giulio Andreotti, allora ministro degli Interni. I governi italiano e austriaco decidono di affidare a un sopralluogo congiunto le verifiche sulla nazionalità della mummia. Della commissione italiana fanno parte anche cartografi dell'istituto geografico militare di Firenze: il loro elicottero causa maltempo non arriva sul posto il giorno predefinito, quello degli esperti austriaci sì. Sono loro a certificare che Ötzi è italiano per 92 metri. Anche se poi, per far tornare in patria tutti i reperti, ci voglio 7 anni. Nel 1998 l'uomo venuto dai ghiacci trova dimora al museo archeologico di Bolzano. Nel 2003 il governatore Durnwalder e il suo vice Di Puppo consegnano un riconoscimento ufficiale a Dal Ben. Se Ötzi è diventato l'altoatesino più conosciuto al mondo, è merito anche suo.

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