Assistenza agli anziani: sempre meno volontari

Quelli del Filo d’argento sono rimasti una decina per l’aiuto in casa o al ricovero Matzneller: serve una scossa, per questo abbiamo avviato anche un sondaggio


di Giuseppe Rossi


MERANO. Viviamo in una città veramente a misura di anziano, dove l'assistenza, la mobilità e la possibilità di essere protagonisti della società sono a portata di settantenni e oltre? A dirlo sarà l'indagine che Leo Matzneller sta realizzando per conto dell'Auser, l'associazione assistenziale diretta emanazione della Cgil presente a Merano da alcuni decenni. Sono in pochi - in ufficio lavorano in 5, i volontari del Filo d'argento sono una decina, 1.700 le ore di volontariato prestate lo scorso anno - ma sono tutt'altro che rassegnati.

Leo Matzneller, da pochi mesi entrato nell’associazione a Merano ha preso per mano i colleghi e punta a dare nuovi stimoli all'associazione. «Una scossa al mondo del volontariato che si occupa di anziani - spiega Matzneller - la può dare la costituzione della consulta in Comune, organismo che aspettiamo ormai da oltre sei mesi». «Dobbiamo anche onestamente dire - aggiunge Antonia Mutz, coordinatrice del gruppo Filo d'argento/Auser di Merano - che il numero dei volontari che sono disponibili a prestare assistenza sono sempre meno. Con la disponibilità attuale riusciamo a seguire quindici persone, in parte a casa e in parte nelle case di riposo. Un dato positivo comunque esiste: non sono più solo le donne a fare le volontarie, ma anche gli uomini. Il volontariato per molte persone si tratta di un fatto culturale, che va pianificato già prima di andare in pensione. Pensare di svolgere 8/9 ore alla settimana di volontariato e di assistenza a persone anziane è un modo per imparare come invecchiare bene, vivere in un continuo arricchimento personale, si agisce e non ci si piange addosso».

La verità però è che i volontari mancano anche se la popolazione ultrasessantenne cresce. «In molti casi - spiega Leo Matzneller, affiancato da Giorgio Claps, Eva Mutz, Maria Gruber e Gianfranco Gelain - siamo in presenza di persone che non vogliono entrare nelle associazioni, non vogliono sentire il volontariato come un altro impegno tipo il lavoro che hanno appena lasciato. Molti negli ultimi anni, si sono dedicati a fare i nonni, magari aiutando anche i figli a mantenere la famiglia». Uno degli altri punti che Matzneller solleva è quello della eccessiva frammentazione: «Anche nel mondo dell'associazionismo sociale ci sono troppi protagonisti, ognuno concentrato a coltivare il proprio orticello. Troppa offerta e contributi a pioggia. Forse servirebbe una rete di coordinamento, come esiste a Bolzano». Auser ha avviato una serie di interviste tra gli anziani per verificare a che punto è Merano nella scala delle città a misura di anziano così come se l'è immaginata l'Organizzazione mondiale della sanità. Diversi i punti esaminati e i punteggi attribuiti. Si va dagli spazi aperti agli edifici pubblici ai trasporti, dagli alloggi protetti alle opportunità di partecipare alla vita sociale, dal rispetto alla inclusione civica. Una volta ultimato lo studio sarà presentato al Comune. Un altro tema che l'Auser e Matzneller affronteranno a breve è quello del ruolo delle badanti. «Un'attività pesante - sostiene Antonia Mutz - nella quale non c'è uno stacco. Stare 24 ore con la stessa persona non è da tutti. E proprio per questo la nostra gente non svolge questa attività di assistenza ma la delega a persone che arrivano da lontano, con altre culture che vivono in situazioni di grave povertà se non di guerra. Ci aspettiamo che al volontariato venga data più visibilità e chi lo utilizza ringrazi queste persone e si faccia promotore di nuovi proseliti».













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