I costi

Aziende altoatesine, per oltre un terzo produzione e posti a rischio  

Assoimprenditori, un’indagine su 60 imprese: oltre il 12% ha già ridotto la produzione, altre potrebbero farlo nel giro di pochi mesi. Stefan Pan: «I Paesi europei devono unirsi e acquistare insieme l’energia»


Antonella Mattioli


BOLZANO. Il 96,4% delle imprese industriali altoatesine è colpito dall’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime. Tra i settori più in difficoltà: le industrie alimentari, della meccanica e delle costruzioni. Maggiore è il grado di esposizione sui mercati internazionali, più ampie sono le criticità rilevate. Le conseguenze di questa “tempesta perfetta” - aggravata dalla guerra in Ucraina - si stanno già vedendo.

Da un sondaggio, effettuato a livello nazionale da Confindustria al quale hanno partecipato anche 60 imprese associate di Assoimprenditori, risulta che oltre il 12% delle imprese dichiara di aver già ridotto la produzione; tra quelle che non lo hanno ancora fatto, il 27% prevede di poter continuare solo per tre mesi senza interruzioni sostanziali.

Ciò significa - fa sapere Assoimprenditori - che c’è il rischio che oltre un terzo delle imprese industriali altoatesine sia costretta a ridurre la propria produzione se il conflitto dovesse continuare. Scelte dolorose che avrebbero ripercussioni pesanti sui posti di lavoro. «Non vogliamo creare allarme - commenta Vinicio Biasi, presidente della Piccola impresa di Assoimprenditori - il nostro è semplice realismo. La problematica dei prezzi è pressante per tutta l’economia, ma soprattutto per le piccole e medie imprese, che hanno grandissima difficoltà a trasferire gli aumenti dei costi nella filiera».

I contraccolpi in autunno

«La situazione - spiega Thomas Ausserhofer, vicepresidente del Collegio costruttori - è molto complicata, perché il lavoro c’è, però i prezzi delle materie prime sono fuori controllo, sempre ammesso di trovarle. Perché materiali che un anno fa, si ordinavano e si ricevevano nel giro di qualche giorno, adesso arrivano dopo settimane, se non addirittura mesi. Questo significa dover rivedere la tempista di cantiere e soprattutto dire al committente che i prezzi non sono più quelli concordati. Risultato: ciò che ormai è stato commissionato va avanti e dovrà esserci per forza un adeguamento dei prezzi. A preoccupare sono i nuovi lavori: gli enti pubblici ridurranno gli interventi; i privati, davanti all’esplosione dei costi, opteranno per un rinvio. I contraccolpi di questa situazione rischiamo di vederli in autunno: potrebbe mancare il lavoro e le imprese rischiano di fermarsi».

Settore auto

Dall’edilizia alla componentistica per l’auto. «L’aumento dei costi era già iniziato nel 2021; la guerra li ha fatti esplodere, rendendo introvabili certi materiali che sembrano meno importanti, ma non è così. Qualche esempio? Manca il legno per fare i bancali, che arrivava dall’Ucraina dove la produzione si è fermata. Senza bancali non si può spedire il materiale lavorato; una nostra azienda che produce filtri ha enormi difficoltà a trovare il cartone per gli imballaggi. Il costo dell’acciaio per stampi è esploso». Questo il quadro tracciato da Edoardo Dotta, amministratore delegato della Röchling, che solo a Laives occupa 900 persone ed è il principale datore di lavoro della Bassa Atesina.

«Questo mese - spiega - prevediamo un calo del fatturato di circa 800 mila euro e abbiamo ridotto leggermente la produzione. Nel mese di aprile però c’è sempre stato un certo rallentamento. Detto questo: gli ordini li abbiamo; non possiamo fermarci, perché dobbiamo garantire al cliente le forniture richieste. Il problema è che si stanno riducendo drasticamente i margini di guadagno. Nessuno può reggere a lungo davanti ad un aumento spropositato di materie prime ed energie». L’altro settore che sta risentendo in maniera pesante della crisi è quello alimentare: «Non avrei mai pensato - dice Stefan Pan, titolare dell’azienda omonima di Laives nonché delegato del presidente di Confindustria per l’Europa - di dedicare ore e ore a cercare nuovi fornitori di olio di girasole, frumento, latte, burro. La situazione sta diventando sempre più difficile».

Le soluzioni

Ma come si esce da questa “tempesta perfetta”?

«Unendo le forze - dice Pan -: la soluzione è europea. Come si è fatto con i vaccini; i Paesi europei devono mettersi assieme per acquistare l’energia. Questo è l’unico modo di far scendere i prezzi ormai fuori controllo. È stato così con i vaccini e la politica ha funzionato. Immaginiamo cosa sarebbe successo, se con i vaccini, ogni Paese si fosse mosso da solo».

Ma non sono esplosi solo i costi dell’energia: vale anche per le materie prime la stessa “ricetta”?

«Dal costo dell’energia dipendono una serie di altre voci, per questo è importante agire subito. Dobbiamo investire in infrastrutture ed accelerare i tempi. Abbiamo 400 grandi progetti nel settore delle energie rinnovabili che sono fermi. Questo non è più tollerabile. Ci sono i fondi del Pnrr da investire per far sì che l’Italia possa tornare a correre. Ma dobbiamo anche ridurre la pressione fiscale su aziende e lavoratori. Tutte cose di cui si parla da tempo, che non possono più essere rinviate: in ballo ci sono i posti di lavoro e le buste paga a fine mese».













Altre notizie

Attualità