il caso

Benno tenta di riavvicinarsi, ma la famiglia non è pronta 

Processo di secondo grado. Respinta la richiesta del giovane di accesso ad un percorso di giustizia riparativa, rigettati anche altri due motivi d’appello della difesa. L'“allarme bomba” sulle scale del tribunale prima dell’udienza
IL PROCESSO Udienza iniziata senza Benno in aula
FOTO Uno zaino e due borse abbandonate davanti all'ingresso del Tribunale di Bolzano


Paolo Tagliente


BOLZANO. Niente giustizia riparativa per Benno Neumair. Almeno per ora. La Corte d’assise d’appello, presieduta dalla giudice Silvia Monaco – a latere, Oswald Leitner – ha respinto l’istanza che i legali del giovane, reo confesso dell’omicidio della mamma Laura Perselli e del padre Peter, avevano presentato ventiquattr’ore prima dell’inizio del processo. Una richiesta che Benno aveva scritto di proprio pugno. «A seguito di percorso psicoanalitico in carcere – si legge nella lettera –, chiedo di poter intraprendere un percorso di giustizia riparativa con mia sorella Madé Neumair, le mie zie Elisabetta Perselli, Carla Perselli e Michaela Neumair».

È questa, senza dubbio, la notizia più eclatante emersa nel corso della prima udienza del processo d’appello per il trentatreenne bolzanino, condannato in primo grado all’ergastolo per duplice omicidio e occultamento di cadavere, iniziato ieri mattina nell’aula “A” del Palazzo di giustizia di Bolzano. Processo di secondo grado che vede sul banco dell’accusa la sostituto procuratore generale, Donatella Marchesini, mentre gli avvocati sono gli stessi che si erano dati battaglia nel dibattimento di primo grado: Flavio Moccia e Angelo Polo, che sostengono la difesa di Benno, Elena Valenti e Carlo Bertacchi, che assistono i familiari di Peter e Laura, fin da subito costituitisi parte civile nel processo. Un’istanza di accesso alla giustizia riparativa che, seppur respinta, sembra poter aprire un piccolissimo spiraglio di luce nei futuri rapporti tra Benno, la sorella Madé e gli zii. Quanto vicino sia quel futuro, però, non è possibile dirlo. Fino ad ora, infatti, il giovane non ha mostrato alcun pentimento, rifiutando anche qualsiasi contatto con i parenti (ieri in aula c’erano solo Ganesh e Michaela Neumair). Anche per questo, i giudici popolari hanno fatto proprie le istanze di Valenti e Bertacchi, secondo i quali i tempi non sono ancora maturi per un passo simile. Concetto ribadito a distanza dalla stessa Madé. «Non mi sento pronta – ha fatto sapere attraverso l’avvocato Bertacchi –, e non sono questi né i tempi né i modi per parlare dell’avvio di un percorso di questo tipo». Rigettati anche altri due dei quattro motivi d’appello presentati dalla difesa: la richiesta di remissione alla Corte costituzionale del mancato accesso al rito abbreviato per le imputazioni da ergastolo (come l’omicidio aggravato) e del fatto che un omicidio commesso nei confronti di un ascendente sia punito con la pena massima. Rigettata, in quanto ritenuta “non assolutamente necessaria ai fini della decisione”, essendo già stati sentiti periti e consulenti di parte, anche la richiesta di sottoporre nuovamente l’imputato a una risonanza magnetica “ai fini dell’analisi volumetrica dell’ippocampo”. Ammessa agli atti, invece, una memoria relativa ad un problema proprio all’ippocampo che, secondo la difesa, potrebbe essere una delle cause degli scatti di ira di Benno. Memoria respinta in primo grado.

Allarme in tribunale

Poco prima dell’inizio del processo, in cima alle scale del Palazzo di giustizia, proprio davanti alle finestre, sono stati trovati uno zaino, all’interno un contenitore con benzina, e due borse di colore blu, abbandonati da ignoti assieme a della spazzatura e alcuni accendifuoco in paglia. L’area è stata transennata e sul posto sono arrivati gli specialisti della Polizia scientifica e della Digos, che hanno compiuto i rilievi, raccolto gli oggetti e avviato le indagini. Intervenuto anche i vigili del fuoco permanenti di Bolzano e un’ambulanza della Croce Bianca. Anche il procuratore Giancarlo Bramante, nel suo ultimo giorno di servizio a Bolzano - è stato nominato avvocato generale alla Corte d’appello di Trieste –, ha compiuto un sopralluogo con la polizia.













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