Bolzano: i profughi hanno accettato il trasferimento nel Lazio e sono partiti
Si erano rifiutati di salire sul pullman messo a disposizione dalla Prefettura per raggiungere le nuove strutture di accoglienza nel Lazio FOTO/1 FOTO/2 Il video della protesta Il video della partenza
BOLZANO. Il braccio di ferro è durato tutta la giornata (l'articolo). Alla fine però ha avuto la meglio l'opera di convincimento messa in atto dagli operatori della Caritas che hanno fatto capire pazientemente, caso per caso, che tutti avrebbero dovuto accettare il trasferimento a Roma ed in provincia di Frosinone per evitare di perdere i diritti acquisiti con la richiesta di asilo politico per motivi umanitari. I profughi che questa mattina si erano rifiutati di salire sul pullman sono così partiti poco dopo le 18. Solo uno è rimasto per il momento a Bolzano , ospite della fidanzata. Raggiungerà la nuova destinazione da solo in treno nei prossimi giorni.
LA GIORNATA. La protesta era inziata verso le 8 di mattina al centro profughi di via Carducci a Bolzano, dove trentanove profughi africani, in procinto di essere trasferiti in altre città si sono rifiutati di salire sui bus.
Per questioni logistiche, si era deciso di trasferirli nei centri profughi nei dintorni di Roma e di Frosinone, ma la scelta non è piaciuta agli stranieri. Il pullman, inviato per recuperare gli immigrati, è rimasto fermo tutta la mattina in via Carducci, dove la polizia si è vista costretta a chiudere la strada al transito. Presente una decina di agenti.
Nel frattempo si è cercato di convincere i profughi a salire sul bus. La situazione, come detto, si è risolta in serata.
I profughi, originari della Nigeria, del Gambia, del Ghana e del Bangladesh, sono destinati a strutture per richiedenti asilo o per titolari di protezione internazionale. Dopo l'emergenza e la prima accoglienza nelle strutture della Caritas altoatesina, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati dovrebbe accogliere i 39 profughi, che finora avevano trovato una sistemazione temporanea a Bolzano, in strutture apposite del Lazio.
Sono tutte persone che, a seguito delle esperienze vissute nei loro Paesi di origine e dei difficili percorsi attraverso i quali sono arrivati in Italia, hanno subito e dovuto affrontare traumi non facili da superare: guerre, carestie, persecuzioni. «Sono uomini che nei loro Paesi d'origine si trovavano in pericolo di vita o venivano discriminati a causa della loro religione, posizione politica o appartenenza a determinati gruppi sociali ed etnici», spiega Leonhard Voltmer, responsabile del servizio Caritas di Consulenza Profughi. La fatica di doversi ancora muovere e mettere in viaggio, verso una meta sconosciuta, è in questo caso per loro ancora fonte d'insicurezza e di travaglio. «Hanno affrontato un lungo e pericoloso viaggio per arrivare fino da noi, ricominciare da capo a inserirsi in un nuovo ambiente e contesto sociale è sicuramente per loro fonte di preoccupazione», dice Voltmer.