terrorismo

Cellula jihadista, il procuratore di Trento risponde alle accuse

Dopo la scarcerazione di alcuni degli arrestati: "La legge è uguale per tutti. Un giudice non deve farsi guidare dalle emozioni"



Trento. «La legge è uguale per tutti, anche per soggetti chiamati a rispondere di fatti di questo tipo. Non processiamo manifestazioni verbali o ideologie, a meno che non si tratti di livelli concretamente istigatori, ma il reale pericolo della commissione di atti di terrorismo. E certo le emozioni per fatti gravissimi come quelli di Parigi colpiscono tutti come uomini, ma nel lavoro del magistrato è ingiusto e non rispettoso farsi guidare da queste».

È la precisazione del procuratore capo di Trento, Giuseppe Amato, finito nel mirino dopo aver chiesto la scarcerazione di 7 dei 17 presunti jihadisti per i quali il gip di Roma aveva disposto la custodia cautelare, al termine di un'indagine del Ros. Tra di essi i due rinchiusi nelle carceri di Trento eBolzano, che il Tribunale - accogliendo la richiesta della Procura - ha rimesso in libertà.

La procura di Trento, investita della competenza territoriale, ha riletto le carte e, al termine, «per dieci indagati - ha spiegato il procuratore - abbiamo chiesto la conferma della custodia cautelare, verificando in positivo nel dettaglio il contenuto dell'ordinanza del gip di Roma. Per sette, per i quali abbiamo ugualmente rinnovato questo esame, abbiamo ritenuto che non sussistono i presupposti gravi, tali da richiedere misure cautelari», anche se restano ovviamente indagati. Tra i sette - oltre ai due iracheni scarcerati a Trento e Bolzano - figurano un altro indagato di cui è ipotizzata la morte nel 2014 in Iraq, altri tre definiti «irreperibili», sul conto dei quali nelle carte dell'inchiesta non ci sono elementi da molto, almeno dal 2014, e che si pensa possano trovarsi tra Iraq e Siria o comunque all'estero, e un ultimo, che sarebbe stato arrestato in Gran Bretagna.

Niente di nuovo, invece, per gli altri dieci presunti terroristi raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Roma: la procura di Trento ha rinnovato al richiesta di custodia nei loro confronti e ora si attende la decisione del gip trentino. Tra di loro alcuni definiti «irreperibili» e quattro in carcere in Italia, tra Trento e Bolzano, compreso il curdo iracheno Abdul Rahman Nauroz, 36 anni, che secondo l'accusa sarebbe il capo della cellula di Merano, in Alto Adige. Tra i dieci in attesa della decisione del gip di Trento anche il presunto capo dell'organizzazione internazionale smantellata dai carabinieri del Ros, Faraj Ahmad Najmuddin, alias Mullah Krekar, già fondatore nel 2001 del gruppo terroristico Ansar Al-Islam, che dalla Norvegia, dov'era già in carcere, avrebbe continuato a essere la guida ideologia e strategica del gruppo terroristico con diramazioni in tutta Europa, Italia compresa.













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