Da domenica bar e ristoranti richiusi L’ira della categoria: colpiti solo noi 

Provincia. Kompatscher: «Noi penalizzati dai criteri di valutazione statali e della Ue perché facciamo tanti test. Nostro malgrado dobbiamo adottare regole più restrittive per non perdere i ristori». Bonato (Bar Romagnolo): «Lasciateci lavorare». Raccomandata la mascherina Ffp2


antonella mattioli


Bolzano. Altre due settimane di stop per bar e ristoranti. La nuova chiusura scatta da domenica. Concessi asporto e consegna a domicilio. Immediata la reazione degli operatori che si traduce in una domanda: perché solo noi e non - ad esempio - anche commercio e servizi alla persona? Cittadini e categorie fanno sempre più fatica a capire e ad accettare le nuove restrizioni decise ieri dal presidente della Provincia.

La guerra dei numeri

All’origine della decisione della giunta provinciale non un peggioramento della situazione epidemiologica, ma il timore di perdere i ristori destinati alle categorie che - in base alle regole nazionali - dovrebbero essere chiuse e invece in Alto Adige non solo sono aperte, ma addirittura siamo l’unica area d’Italia in cui si può cenare al ristorante fino alle 22. Nonostante che per lo Stato, in base al rapporto tra la popolazione e i nuovi casi positivi, l’Alto Adige da metà gennaio sia considerato zona rossa, qui si applicano le regole da zona gialla “ammorbidita”, per quanto riguarda in particolare l’apertura serale dei ristoranti. Ad aggravare la situazione, la notizia dell’altro giorno secondo cui l’Ue è pronta a dichiarare la provincia di Bolzano - assieme a Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto - zona “rosso scuro” che scatta quando i nuovi casi di contagio superano i 500 ogni 100 mila abitanti. Questo comporterebbe obbligo di test e quarantena per chi esce dall’Alto Adige.

Il presidente Arno Kompatscher ieri ha attaccato governo centrale e Ue, difendendo la strategia adottata dalla Provincia, basata sui test a tappeto per individuare rapidamente i positivi e in particolare gli asintomatici: «Gli indici di incidenza del contagio sono conseguenza dell’elevato numero di test fatti fra la popolazione. Tanto che, nonostante la riapertura di negozi, bar, ristoranti a partire dal 7 gennaio, la situazione dei contagi è rimasta stabile». Per questo il presidente ha annunciato di voler proseguire con la strategia dei test a tappeto e di “spingere assieme alle altre Regioni per fare sì che la classificazione dei singoli territori e l’inserimento nei “colori” tenga conto anche del numero di test fatti”.

Mascherine Ffp2

«Prendiamo atto - ha detto Kompatscher - che i criteri di valutazione in vigore a livello europeo e italiano non solo non premiano il sistema dei test a tappeto, ma lo penalizzano. Per evitare possibili contrasti con il governo nazionale anche in tema di possibili mancati ristori all’economia locale, abbiamo deciso di rendere più restrittive le norme locali in materia di contenimento dei contagi». Ciò significa che domani il presidente Kompatscher firmerà una nuova ordinanza che prevede la chiusura di bar e ristoranti. Nel provvedimento, che entrerà in vigore a partire da domenica 31 gennaio, verrà inoltre inserita la forte raccomandazione a tutta la popolazione di indossare come dispositivo di protezione naso-bocca la mascherina Ffp2.

La protesta

Alla domanda di gestori di bar e ristoranti, sul perché “dobbiamo chiudere solo noi”, l’assessore Arnold Schuler spiega: «Da sabato ci aspettiamo una nuova classificazione a livello nazionale dell’Alto Adige, non più zona rossa ma arancione. E nelle zone arancione è prevista la chiusura di bar e ristoranti, mentre le altre categorie restano aperte. Purtroppo è stata una scelta dolorosa, ma non abbiamo alternative. C’è il rischio che non arrivino più i ristori previsti dallo Stato, se si tiene aperto. Del resto, è vero che adesso si deve chiudere, ma è anche vero che da noi bar e ristoranti sono aperti da tre settimane. Mentre nelle altre zone rosse d’Italia sono chiusi».

Spiegazione difficile da accettare per Manfred Pinzger, presidente dell’Unione albergatori e pubblici esercenti: «Finora la chiusura di bar e ristoranti non ha portato ad una notevole riduzione dei casi positivi. A questo punto sarebbe opportuno optare per un lockdown completo di tutte le attività non indispensabili, e non solamente delle aziende gastronomiche». Pinzger chiede alla Provincia “indennizzi certi e seri”: «Tante aziende, tra qualche settimana, dovranno avvalersi della moratoria dei crediti dell’anno precedente, se non dovesse accadere, i fallimenti saranno certi». Più che “ristori”, Luca Bonato, rappresentante di Confesercenti e titolare del bar-birreria Romagnolo di piazza Matteotti con sei dipendenti, chiede di lavorare: «I ristori sono briciole, noi vogliamo lavorare e ci siamo attrezzati al meglio per ridurre i rischi. Non è colpa nostra se il virus è in circolazione e la gente si contagia; invece a pagare il conto è sempre la nostra categoria».













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