IL CASO

Doppio passaporto, Vienna è d’accordo 

La proposta nel programma Kurz-Strache. Achammer: «No revisionismi». Esulta la destra tedesca. I dubbi di Palermo



BOLZANO. Dopo anni di gelo viennese, la proposta di doppio passaporto per i sudtirolesi entra nel programma del nuovo governo austriaco di Sebastian Kurz. Via i socialdemocratici, è l’effetto della nuova alleanza nero-blu, con il giovanissimo cancelliere incaricato dei popolari (31 anni, Övp) affiancato da Heinz-Christian Strache del partito di ultradestra Fpö. Ieri a Vienna la presentazione del programma.

E la conferma della presenza del passaggio sulla «possibilità» di attribuire la doppia cittadinanza «al gruppo linguistico tedesco e ladino».

Questa è la versione entrata, frutto di accurate limature, visto che la destra sudtirolese preferirebbe versioni più «sangue e suolo», con il doppio passaporto legato alla presenza di antenati cittadini dell’impero.

«Ecco, ciò che non mi piacerebbe affatto sarebbe uno scenario in cui dover sfoderare “prove” familiari», conferma l’Obmann della Svp Philipp Achammer. Senza tirare in ballo suggestioni di razza, la Svp non vuole innescare tensioni interne con il gruppo italiano e con Roma. «Parlare di gruppo tedesco e ladino è invece in continuità con la funzione di potenza tutrice», dice Achammer.

Nelle scorse settimane la questione sudtirolese è stata oggetto di contatti intensi tra Bolzano, Vienna e Roma. Ma sull’approdo del doppio passaporto nel programma tutti si dichiarano vincitori. La destra tedesca esulta e la interpreta a modo proprio, immaginando il primo passo verso la secessione.

La Svp, che non poteva restare fuori dal palcoscenico, ha dovuto mettersi in gioco. Achammer rivendica: «Leggiamo il testo, è importante il riferimento allo spirito europeo, su cui abbiamo insistito. Non c’è uno scenario revisionista o secessionista. La Svp lavora per questo obiettivo dal 2010».

Il senatore Francesco Palermo ribadisce le proprie perplessità, sia tecniche che politiche: «Mi sembra un annuncio simbolico, dalla dubbia praticabilità. Si aprirebbero problemi giuridici interni a Vienna, criticità con l’Italia, senza portare vantaggi. Politicamente, mi sembra un brutto segnale, perché conferma la tendenza all’unilateralismo nei rapporti diplomatici». Solo un annuncio? Così Achammer: «Kurz mi ha detto che ciò che entrerà nel programma verrà realizzato».

Anche il presidente Arno Kompatscher sottolinea «l’impronta europea del testo. Quanto alla realizzazione, si dovrà monitorare di quale doppia cittadinanza si parla». Un esempio è portato da Palermo: «La legge sulla cittadinanza è ordinaria e necessita di maggioranza semplice in Parlamento per l’approvazione. Se invece si puntasse al diritto di voto, si dovrebbe costituire una sorta di collegio per gli “austriaci all’esterno”, come funziona in Italia: in questo caso serve una modifica costituzionale con maggioranza dei due terzi, che il nuovo governo non avrà».

Andreas Leiter Reber, Obmann dei Freiheitlichen, ringrazia il partito fratello di Strache, «che si conferma il partner più affidabile per i sudtirolesi a Vienna». (fr.g.)













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