Esperti Eurac in Kenya per usare al meglio l’acqua

Messo a punto un sistema di monitoraggio con dati raccolti a terra e col satellite La prima campagna di misura è prevista sull’altopiano agricolo della Rift Valley


di Alan Conti


BOLZANO. In molte aree dell’Africa saper individuare le zone con più umidità significa anche sopravvivere. Vuol dire conoscere i sito migliori per coltivare oppure da quali terreni scappare per non imbattersi in nugoli fastidiosi di mosquitos, le terribili zanzare. Ecco perché il progetto che Eurac sta sviluppando assieme all’Agenzia Spaziale Europea e l’istituto di ricerca keniota Regional Centre for Mapping of Resources for Development è una fortissima valenza sociale e umana.

Un team di dieci ricercatori tra Bolzano e Nairobi, infatti, si sta occupando di incrociare i dati trasmessi dai satelliti dell’agenzia europea sui rilievi dei terreni. In questo modo è possibile creare delle mappe del tasso di umidità.

Eurac, infatti, conta su un know how consolidato legato alla presenza di alcune stazioni di rilevamento in val di Mazia. Postazioni di eccellenza che hanno attirato le attenzioni della Nasa. In aprile, quindi, i ricercatori Felix Greifeneder e Marc Zebisch si sono recati in Kenya sull’altopiano Uasin Gishu per mostrare agli studiosi africani il meccanismo di raccolta dei dati. Adesso, però, il responsabile di ricerca Degelo Sendabo e il rappresentante dell’azienda LocateIt Erick Khamala hanno restituito la visita. Nel frattempo, infatti, Eurac ha sviluppato un software per le mappature e i due kenioti sono venuti ad apprenderne il funzionamento. «Per noi è fondamentale poter lavorare con un partner così. Coordinare con loro l’accesso ai dati satellitari significa dare un impulso importante allo sviluppo di queste zone dell’Africa. Avere a disposizione un modello preciso dell’umidità si traduce, prima di tutto, in una maggiore efficacia del sistema agricolo. Non solo, siamo anche in grado di comprendere, in prospettiva futura, dove si trovano le aree in cui si concentrerà in modo particolare la popolazione ipotizzando, quindi, i possibili motivi di scontro tra le varie comunità. Senza contare che dove c’è tanta umidità ci sono anche tanti insetti e nel nostro Paese questo è un problema enorme».

«Quando siamo stati a Nairobi - interviene Greifeneder - moltissimi bambini ci chiedevano di trovare dei luoghi senza zanzare con queste mappe. Francamente non era un’applicazione della ricerca che avevamo considerato, ma abbiamo scoperto che per loro è determinante».

Anche dal punto di vista scientifico il progetto ha diversi spunti affascinanti. «I dati satellitari dell’agenzia europea sono gratuiti - spiega la vicedirettrice dell’istituto per il telerilevamento applicato all’Eurac Claudia Notarnicola - e questo è un fattore che cambia letteralmente la ricerca in Africa. Non sempre, infatti, è facile avere accesso alle tecnologie proprio per i costi che queste hanno. Così, invece, chiunque può andare sul sito internet e scaricare i dati di cui ha bisogno». Poi i numeri vanno interpretati e trasformati in strumenti. «Certo e per questo abbiamo avviato questo progetto. Ci sono due tipologie di dati che vengono forniti: quelli radar e quelli ottici. A noi interessano soprattutto i primi mentre i secondi sono sostanzialmente delle fotografie. Quando il satellite sorvola una zona manda un segnale di intensità diversa a seconda della quantità d’acqua presente nel terreno. La calibrazione a terra serve per capire a quale grado di umidità corrisponde una determinata intensità di segnale».

Il progetto non sarà utile solo allo sviluppo del Kenya ma aiuterà tutto il continente nero. «Spesso in Europa si tende a considerare l’Africa come un blocco unico ed uniforme - conclude Sendabo - in realtà le differenze sono molte e sostanziali a seconda dei Paesi e dei vari territori. Il nostro istituto si occupa di inviare ciò che impariamo da queste ricerche ad altri venti Paesi. Lo sviluppo e la crescita, dunque, sono davvero esponenziali».

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