Falsi scontrini per lo speck: spariscono 60 mila euro

La cassiera infedele della Mendelspeck è stata condannata a due anni per furto; l’azienda incassava di più quando la donna era in ferie


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Si sarebbe impossessata di parte degli incassi derivanti dalla vendita di pezze di speck, omettendo di emettere ai clienti lo scontrino fiscale e provocando all’azienda per la quale lavorava un danno di circa 60 mila euro. Con questa accusa un’ex cassiera del punto vendita «Mendelspeck» ha rimediato una condanna a 2 anni di reclusione (con i benefici della sospensione della pena).

Si tratta di Erica Andreaus di Cortaccia. La ditta (che si è costituita parte civile con il patrocinio dell’avvocato Mauro De Pascalis) ha ottenuto una provvisionale (cioè un anticipo risarcitorio) di 5 mila euro, demandando l’esatta quantificazione del danno ad una causa in sede civile. Secondo la denuncia a suo tempo sporta dall’azienda si tratterrebbe comunque di circa 60 mila euro.

La donna sarebbe riuscita ad intascare direttamente parte degli incassi evitando di emettere lo scontrino fiscale in occasione di alcune vendite dirette al pubblico. In sostanza la cassiera infedele in occasione di alcune vendite avrebbe consegnato ai clienti solo uno scontrino emesso dalla bilancia su cui venivano pesate le pezze di speck in vendita. Si trattava però di uno scontrino del tutto privo di ogni validità fiscale e non destinato ad essere conteggiato e ad entrare nella contabilità aziendale.

I soldi corrispondenti a queste vendite truffaldine sarebbero finiti direttamente nelle tasche della donna che peraltro non si è mai presentata in tribunale per difendersi e raccontare la propria versione dei fatti. L’avvocato Marco Boscarol, difensore d’ufficio, ha già annunciato appello, sostenendo che non vi sarebbero prove certe sulla responsabilità della donna. I forti sospetti a carico della cassiera nacquero quando l’azienda si accorse che gli incassi del punto vendita al dettaglio erano sistematicamente più alti quando la stessa Erica Andreaus si trovava in ferie. Fu a quel punto che l’azienda decise di disporre una serie di controlli interni molto pressanti con l’utilizzo di microtelecamere.

Iin aula la giudice Carla Scheidle ha visionato personalmente alcune immagini considerate compromettenti per la cassiera. L’avvocato Boscarol ritiene però che non siano chiare e non siano sufficienti a sostenere il capo d’imputazione. Anche perchè non vi sarebbe la prova che ad incassare fosse sicuramente la donna.

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