Giovanissimi troppo soli e problematici 

Mobbing a scuola, rapporti difficili con i genitori, cyberbullismo ed Internet: in un anno 2.124 richieste d’aiuto (erano 965)


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Raddoppiano le richieste d’aiuto dei giovanissimi, passate nell’arco di un solo anno da 965 a 2.124. Paula Maria Ladstätter - Garante per l'infanzia e l'adolescenza dell’Alto Adige (Kija) - traccia nella relazione annuale le problematiche - spesso antiche - che colpiscono al cuore i minori e ne impediscono una crescita serena. «Sono soprattutto conflitti che nascono in famiglia e tensioni che sfociano in autentico mobbing a scuola. Con i docenti o i compagni». Il tutto mentre avanza inesorabile il cyberbullismo fagocitato da Internet e dai social media (Facebook ed Instagram in testa), che gli adolescenti maneggiano con apparente maestria e disinibizione, ma dai quali troppo spesso non sanno difendersi.

In costante aumento anche il numero di minori stranieri che arrivano in Alto Adige non accompagnati, assolutamente soli, abbandonati a se stessi: «L’anno scorso ne abbiamo registrati 278, ma il numero totale è molto più alto ma però purtroppo sfugge». Ladstätter parla - nel ricco Alto Adige - di benessere messo a dura prova. Di bambini ignorati, di bambini e adolescenti disprezzati e discriminati. Alcuni addirittura abbandonati. «Oggi i giovanissimi hanno poco tempo libero e gli adulti riversano su di loro lo stress che non riescono ad assorbire. Vivono con l’ansia da prestazione, sospinti dai genitori colti da manie di perfezionismo ed elitarismo a fare sempre meglio e sempre di più. Per contro le difficoltà economiche di molte famiglie portano a povertà, mala alimentazione, lacune formative e mancanza di prospettive. Centinaia i casi trattati, ve ne offriamo alcuni esempi. Mobbing a scuola. I genitori di un’alunna di 8 anni si rivolgono al Garante, perché in classe la figlia è vittima di mobbing. Raccontano che la bambina viene considerata la pecora nera della classe e viene ripresa per ogni sciocchezza. Viene a casa spesso piangendo, non mangia e dice di non voler più andare a scuola. I genitori hanno già parlato con le insegnanti senza successo. Mamma e papà affermano che gli insegnanti difendono il proprio comportamento e giustificano i loro rimproveri alla bambina. Genitori angosciati.

Diritti di visita. «Sono il padre di due figli di 9 e 11 anni e da due anni vivo separato dalla madre. Il Tribunale prevede che i bambini vivano una settimana da me e una settimana da lei. Il più grande da alcune settimane non vuole più stare con la mamma e tutte le volte si ribella in maniera decisa, anche battendo mani e piedi, quando ci dobbiamo recare da lei. Non sopporto più questa situazione. Ho già avvertito gli assistenti sociali e i carabinieri. Anche loro non sanno come aiutarmi. Vi chiedo una mano. Un padre scoraggiato».

Adolescente intrattabile.

«Nostro figlio ha da poco compiuto i 15 anni e a casa crea scompiglio. Non si attiene agli accordi e alle regole decise assieme, spesso torna tardi da scuola e non ci avverte. Trascorre molto tempo con ragazzi più grandi e ciondola. Alcuni giorni fa mio marito l’ha incontrato in un pub dopo mezzanotte. Se proviamo a parlargli iniziamo subito a litigare. Come dobbiamo muoverci? Genitori preoccupati».

Problemi in famiglia.

«Ciao, ho 16 anni. Nella mia famiglia ci sono alcuni problemi, che io non riesco a gestire e di cui vorrei parlare con voi. Possiamo fissare un appuntamento? Giovane angosciato».

Nessuna foto su Facebook.

«Ciao, ho 14 anni. Mia madre condivide su Facebook foto dove ci sono anch’io. A me però non va bene. Lo fa nonostante io gliel’abbia vietato. Cosa posso fare? Riuscite a darmi una mano?! Ragazza arrabbiata»

Insegnanti e mobbing.

«Ciao. Frequento la prima classe in un liceo. Poiché mi sono iscritta solo da febbraio, gli insegnanti mi hanno detto che dovrò ripetere l’anno. Vado bene in quasi tutte le materie. Possono parlarmi così gli insegnanti e decidere di non promuovermi? Studentessa disperata».

Bambini e separazione.

«I miei genitori si sono separati un anno fa. Mio fratello più piccolo e io però non vogliamo trascorrere i weekend con mio padre. Una volta è passato e voleva portarci con sé. In quel frangente i nostri genitori si sono picchiati. Ho dovuto chiamare la polizia. La poliziotta ci ha detto che siamo obbligati ad andare da nostro padre. Noi però non vogliamo. Possiamo rivolgerci ad un avvocato che ci aiuti? Bambini agitati».













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