Gli ambientalisti: «L’A22 fa male, eccome»

La Federazione dei protezionisti contesta lo studio presentato da Theiner: «Evidenti i danni alla salute»



BOLZANO. Non piace agli addetti ai lavori lo studio presentato ieri dall’assessore alla sanità Richard Theiner secondo il quale chi vive vicino all’A22, alla Mebo o alle arterie ad alta percorrenza della Venosta e della Pusteria, non rischia di ammalarsi più degli altri.

Dopo la prima pesante contestazione arrivata dai Verdi «ci piacerebbe vedere lo studio che ha in mano l’assessore, che consideriamo superficiale ed errato», - ha spiegato il consigliere provinciale Heinz Heiss - adesso è l’ora della Federazione dei protezionisti altoatesini (Dachverband). Klauspeter Dissinger e Andreas Riedl si dicono più che perplessi e molto preoccupati. «Quello che dice Theiner non è corretto ed è molto grave e contraddice un altro studio presentato dall’Ufficio ambiente e rumore della Provincia che dice l’esatto contrario. Ricordiamo - infatti - che secondo questo studio - 400 mila altoatesini che vivono lungo l’A22 sono seriamente danneggiati dal biossido di azoto.

Biossido di azoto che ha un limite massimo di 40 microgrammi per metro cubo l’anno, che in Alto Adige viene sforato pesantemente e continuamente. E la questione provoca innegabili danni ed aumento di tumori e di malattie cardiovascolari ». I protezionisti chiedono un incontro con l’assessore. «Noi combattiamo la nostra battaglia per arginare i 2 milioni di Tir l’anno che scendono sull’A22. Che preferiscono l’Alto Adige alla Svizzera, anche se sono costretti a fare più strada, perchè risparmiano sul pedaggio e sulla benzina e per tutta risposta Theiner ci spiega che l’aria dell’A22 fa un gran bene alla salute. Ma si rende conto di quel che dice?».

L’assessorato da parte sua fa parlare Lino Wegher, direttore responsabile della Sezione di Medicina ambientale presso l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, che ha seguito il tutto. «Lo studio relativo agli effetti sulla salute lungo le principali direttrici di traffico condotto dalla mia sezione ha messo in relazione i dati ufficiali di residenza con il numero di ricoveri effettuati in provincia suddivisi in sei fasce di distanza dalle strade oggetto dello studio. La metodologia utilizzata è comune ad altri studi effettuati a livello internazionale e supportata dai massimi esperti nazionali in igiene ambientale. La sezione di medicina ambientale è a disposizione per eventuali approfondimenti di carattere scientifico/tecnico sui risultati ottenuti dallo studio». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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