il caso

I sub dell’Arma alla ricerca di Peter Neumair

Al lavoro sull’Adige per una settimana. Gli specialisti di Genova nei prossimi giorni saranno operativi lungo il fiume: avranno piena libertà sul dove e quando immergersi. Parla la sorella di Peter Neumair: «Benno, ragazzo un po’ particolare, ma come tanti altri»


paolo tagliente


BOLZANO. Le ricerche condotte sull’Adige, nella giornata di sabato, non hanno dato risultati. Non è bastato abbassare nuovamente i livelli del fiume e nemmeno impiegare centinaia di uomini, elicotteri e numerose unità cinofile arrivate anche da Germania e Svizzera.

L’Adige, insomma, sembra non voler restituire il corpo di Peter Neumair, il sessantatreenne scomparso il 4 gennaio scorso insieme alla compagna Laura Perselli. Anche per questo, già da domenica, le ricerche sono state di fatto sospese. una scelta che pareva definitiva, in attesa che il fiume stesso, con i suoi tempi, riconsegnasse il corpo del povero Peter.

Nei prossimi giorni, invece, nel capoluogo altaotesino, saliranno gli specialisti del centro carabinieri subacquei di Genova. Protagonisti di innumerevoli operazioni e considerati tra gli specialisti meglio addestrati a livello internazionale, i sommozzatori dell’Arma resteranno in alto adige per una settimana.

I sub della benemerita inizieranno ad operare sabato. Avranno piena libertà di movimento, eseguiranno dei sopralluoghi lungo il fiume e decideranno come, quando e dove immergersi. Un intervento, quello dei militari dell’arma, che rappresenta l’ennesima conferma del fatto che la procura di Bolzano è fermamente convinta che Peter si trovi nel fiume. Ne era convinta da quando erano state trovate tracce di sangue dell’uomo al ponte Ischia Frizzi, molto prima che fosse ritrovata Laura, il 6 febbraio, e la convinzione che anche il corpo di Peter sia custodito dalle acque dell’Adige è rimasta intatta. Anzi, è stata rafforzata dal ritrovamento degli scarponcini dell’uomo proprio sul greto del fiume. I militari hanno a disposizione una settimana per riuscire in un’impresa che non si annuncia facile.

La zia di Benno

Ieri, per la prima volta, ha parlato anche la sorella di Peter. Lo ha fatto ai microfoni della trasmissione di Rai 1 “Storie Italiane”. All’inviata Carla Longhi, la donna ha rivelato di non aver fin da subito scartato l’ipotesi di un incidente. «Non ho pensato a un incidente - ha detto – per loro sono molto cauti e molto tranquilli. Il giorno dopo – ha continuato – è caduta la frana sull’Eberle, però loro mancavano già dalla sera prima e quindi...».

Alla giornalista, che le chiedeva se fosse a conoscenza dei problemi di Benno e dei rapporti difficili con i genitori, la sorella di Peter ha raccontato di conoscere Benno fin da bambino, di averlo ospitato spesso quando i suoi genitori erano in viaggio o dovevano assentarsi e di non aver mai avuto problemi con il nipote.

«So che era un po’ particolare – ha aggiunto la zia del ragazzo – ma come sono tanti altri ragazzi». La donna ha riferito d’aver saputo dopo dei problemi psichici avuto da Benno in Germania e di pensare che proprio quei problemi potrebbero aver portato il nipote a rimuovere quanto fatto. «Se dovesse essere stato lui, come adesso sembra. – ha concluso la donna – Le indagini porteranno alla verità, speriamo».

Il 30enne in carcere

Per la sparizione di Laura Perselli e Peter Neumair, il 18 gennaio scorso è stato indagato il figlio trentenne, Benno. Il giovane è in stato di fermo dal 29 gennaio ed è accusato d’aver tolto la vita a mamma e papà, nella serata del 4 gennaio, all’interno della casa dove vivevano tutti e tre, al civico 22 di via Castel Roncolo.

Il duplice omicidio, secondo la procura, sarebbe avvenuto nell’appartamento al primo piano che la coppia stava valutando di prendere in affitto proprio per lui. Da lì, sempre secondo la tesi accusatoria, Benno avrebbe trasportato i corpi dei genitori fino al ponte Ischia-Frizzi (dove sono state trovate tracce di sangue di Peter) e li avrebbe gettati nel fiume.

Il 6 febbraio scorso, dopo un mese di ricerche, il corpo di Laura è stato trovato e recuperato, poco a nord del ponte di San Floriano, nel comune di Egna. Sabato 13, il professor Dario Raniero ha eseguito l’autopsia sul corpo della povera donna. I primi risultati dell’esame hanno confermato ciò che era parso chiaro fin dall’esame cadaverico era parso chiaro: Laura, che presentava dei chiari segni di strangolamento sul collo, è morta per asfissia, senza riuscire a opporre resistenza al suo assassino.

Non solo: i segni sarebbero compatibili con una delle corde da arrampicata che Benno aveva in casa. Corde che sono tra i reperti consegnati al professor Emiliano Giardina, genetista dell’università di Tor Vergata e perito nominato dalla giudice Carla Scheidle.













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