Il Grand Hotel Carezza messo sotto tutela

La Provincia pone il vincolo su albergo e cappella di San Giuseppe Adesso sarà ancora più difficile vendere il complesso dopo il fallimento


di Davide Pasquali


BOLZANO. A livello teorico un’ottima idea. A livello pratico forse no. Si attendeva da decenni e in tanti non capivano per quale motivo a nessuno fosse ancora venuto in mente di mettere sotto tutela il Grand Hotel Carezza, data la notevole architettura, le pregevoli opere d’arte ospitate, l’orma indelebile lasciata nella storia internazionale del turismo in area alpina e le grandi potenzialità del luogo, ai piedi di Catinaccio e Latemar, divenuti patrimonio mondiale naturale dell’Unesco. Ora si è deciso, ma nel momento probabilmente peggiore che si potesse scegliere. A meno che a voler mettere le mani sull’hotel non sia la stessa Provincia.

Ci spieghiamo: la giunta provinciale ieri ha autorizzato i vincoli di tutela storico-artistica per il Grand Hotel Carezza e per l’annessa cappella di San Giuseppe, nel comune di Nova Levante. «Siamo di fronte a importanti testimonianze storiche per l’Alto Adige, che ci permettono di conoscere meglio il passato e possiedono un particolare valore culturale», ha sottolineato ieri l’assessore provinciale ai beni culturali Florian Mussner, che ha portato la delibera in giunta.

Costruito dal 1894 secondo il progetto degli architetti Josef Musch e Carl Lun e inaugurato nel 1896, il Grand Hotel Carezza fu ampliato nel 1907 e raggiunse i 500 posti letto. La costruzione in dolomia e porfido si sviluppa in file di finestre e balconi in legno regolari. Davanti all’edificio erano poste ampie terrazze e uno spiazzo strutturato come giardino. All’interno si sono conservate la hall con il soffitto a cassettoni e le colonne, l’ex ristorante con il soffitto a travi a volte, l’affresco datato 1922 di Albert Stolz raffigurante la leggenda di re Laurino (nell’attuale piscina), l’ex salone a volte (sala da ballo) con l’ampio magnifico dipinto ad olio Ortler mit Payerhütte del celebre paesaggista britannico Edward Theodore Compton e un lampadario d’epoca. L’ala est dell’albergo è stata ristrutturata, conservando però la pianta originaria con corridoione e camere. L'american bar risale agli anni Venti.

Assieme all’Hotel Solda e l’Hotel Lago di Braies, quello di Carezza è uno dei più importanti alberghi alpini della Belle Epoque e si è conservato, nella sua caratteristica immagine esterna e nell’arredamento fisso centrale, anche nel nuovo uso con appartamenti per ferie.

La cappella di San Giuseppe era invece stata costruita nel 1897, sempre dall’associazione degli Hotel delle Alpi secondo i progetti di Musch e Lun, in occasione del soggiorno dell’imperatrice Elisabetta d’Austria nell’estate del 1897. La semplice costruzione neoromanica in muratura con abside semicircolare e torretta campanaria in legno era elemento integrante del Grand Hotel Carezza a disposizione di ospiti ed escursionisti. È stata ampliata nel 1982/83 dagli architetti Dejori e Glettner e decorata con finestre di vetro dell’artista Traudi Erckert.

Tutto bello. Giusto. Peccato che nell’ala ovest (nell’ala est stanno multiproprietà e appartamenti privati) albergo, ristorante, pizzeria, centro wellness, piscina e via decadendo siano chiusi e all’asta dopo il fallimento della società che li gestiva. Una prima asta è andata deserta per 2,2 milioni, una seconda per 1,8 milioni: non si è presentato nessuno. Ora, facile che curatori e giudici fallimentari non prenderanno bene la mossa della Provincia. Già nessuno era interessato prima, figurarsi ora che il complesso è sotto tutela, e quindi intoccabile. Non è affatto escluso che si ricorra contro la decisione dell’esecutivo. A meno che la messa sotto tutela non sia prodromica a qualcos’altro. Forse la Provincia sta pensando di intervenire, acquistando e riqualificando, magari aprendo un centro culturale come al coevo Grand Hotel di Dobbiaco?













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