Il racket dietro l'assalto dei mendicanti

Arrivano in treno da Verona, prendono ordini al telefonino, e le strade sono «appaltate»


Riccardo Valletti


BOLZANO. Arrivano in treno tutti i giorni, la mattina presto, e si spartiscono la città secondo una mappa precisa, disegnata da chi li sfrutta. Sono i questuanti, quasi tutti nigeriani tra i venti e i quarant'anni, che poi s'incontrano agli angoli dei vicoli del centro o al margine delle piazze. Tutti uomini, e almeno apparentemente ben organizzati. Il profilo non è quello dell'accattone da immaginario collettivo, vestito di cenci e con qualche problema di salute, ma di un ragazzo vestito di jeans e felpa, e col berretto in mano, da offrire alla generosità dei passanti. Ma basta osservarli bene per capire che i loro movimenti non sono affatto casuali, come non lo è il dislocamento nelle strade della città; hanno tutti un cellulare, e si tengono continuamente informati l'un l'altro dell'andamento della zona. E all'occorrenza si danno il cambio, per non perdere un posto che frutta bene, la concorrenza è feroce. Ieri l'eldorado si trovava al mercato di piazza Vittoria, o meglio, le zone limitrofe. Tra i banchi la gente va di fretta, e poi la folla intorno preme, è troppo complicato. Meglio aspettare il deflusso sotto i portici di corso Libertà, quando la gente si mette quasi automaticamente in fila e basta porgere il berretto. Ieri mattina se ne potevano incontrare quattro, una coppia per ogni lato, e ben equidistanti, per coprire i flussi da e verso il Talvera. In piazza Mazzini altri tre ragazzi di colore aspettavano chi veniva a riprendere l'auto: uno faceva il piantone di fianco alla colonnina della cassa automatica, e due si muovevano le strisce blu, dirigendo il traffico degli arrivi e partenze. Poi il ragazzo sulla colonnina ha fatto una chiamata, e un collega è arrivato immediatamente a dargli il cambio. Il tema è controverso, perché chiedere l'elemosina non è reato, a meno che non ci sia alle spalle degli accattoni un organizzazione che li gestisce e lucra sui loro incassi. Cosa difficile da dimostrare per la grande omertà. In centro la scena si ripete, tra via della Mostra e via Goethe un ragazzo porge il suo berretto rosso ai passanti. Pochi minuti dopo è nella galleria Grifone. In piazza Walther i clienti delle terrazze sono già obbiettivo degli ambulanti abusivi coi loro occhiali e collanine, ma appena voltano l'angolo in una qualsiasi delle traverse si trovano sotto il naso un berretto. In via Argentieri c'è una anziana con una vistosa benda sull'occhio seduta su uno scalino con una ciotolina vuota in terra, nel vicolo della Pesa un'altra intercetta il transito in arrivo dai Portici. «Siamo consapevoli della presenza di queste persone in città - afferma il comandante della Polizia Municipale Ronchetti - monitorizziamo la situazione continuamente, sappiamo chi sono e quanti sono». Ronchetti parla di un fenomeno stagionale e migratorio, secondo cui ondate di mendicanti arrivano a Bolzano a seconda della convenienza. «Nelle prime settimane del mercatino di Natale, il numero aumenta drasticamente, poi in molti si trasferiscono altrove, e magari tornano con la bella stagione». Seguendo una regia specifica. In altre città un'ordinanza del sindaco vieta ogni attività di accattonaggio.«A Bolzano non c'è nessun divieto, e quindi non è previsto nessun tipo d'intervento che non sia una semplice richiesta di documenti». Anzi, tra di loro c'è chi manifesta una certa insoddisfazione nell'andamento delle elemosine, come racconta il comandante della Polfer Vincenzo Tommaseo. «In questa occasione era un italiano, determinato a protestare in Comune perché con la crisi economica erano calati anche i suoi incassi, e non arrivava più a fine mese». Dopo due chiacchiere e un caffè offerto al bar, lo scontento si è calmato, ma resta comunque il problema di dover gestire un flusso continuo di arrivi in stazione di mendicanti, che non trovano più terreno fertile nelle altre città del nord e si riversano a Bolzano.













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