Ingrid Runggaldier, donne e arrampicate specchio della vita

Di Ortisei, figlia di guida alpina, scala poco ma scrive tanto. Racconta le vette salite dalle donne, per anni dimenticate


di Daniela Mimmi


ORTISEI. Secondo le previsioni di papà Franz Runggaldier, guida alpina di Ortisei, la figlia Ingrid sarebbe dovuta diventare un’alpinista. Invece lei le donne che scalano le montagne le ha descritte, nella sua nuova monografia “Frauen im Aufstieg - Donne in ascesa”. «Le donne alpiniste sono e sono sempre state trasparenti. Hanno attraversato la storia senza che nessuno le notasse e nessuno scrivesse di loro - dice la scrittrice gardenese -. L’alpinismo in passato è stato un mondo dominato dagli uomini e gli uomini hanno sempre scritto prevalentemente di uomini. E invece le donne alpiniste ci sono sempre state».

Nata a Bolzano nel 1963 e cresciuta a Ortisei, Ingrid Runggaldier proviene da una famiglia di alpinisti: il padre, Franz, è stato uno tra i fondatori delle famose guide alpine Catores e del Soccorso alpino della Val Gardena. Lui ha insegnato alla piccola Ingrid l’amore per la montagna, portandola sulle cime più belle delle Dolomiti. La madre, alpinista anche lei, è stata la prima donna nel Soccorso alpino in un’era cosiddetta pre-cellulare.

«Era praticamente relegata sempre in casa ad aspettare le telefonate - dice Ingrid -, erano gli anni Settanta e i cellulari non esistevano. Ma la mamma sapeva che anche in quel modo poteva rendersi utile».

Ingrid Runggaldier lavora come traduttrice in Provincia e ha tradotto e pubblicato svariati testi dall’inglese in ladino, ha realizzato programmi radiofonici e reportage televisivi ed è membro del consiglio direttivo del Filmfestival della Montagna di Trento, nonchè dell’Archivio delle Donne. Il suo rapporto con le montagne è decisamente sfaccettato. «Sono scesa dalle montagne, non arrampico più, faccio solo qualche escursione o ferrata. Me ne sono andata anche da Ortisei, prima a Bolzano, poi a Innsbruck, dove ho studiato letterature straniere. Ho vissuto negli Stati Uniti e in Inghilterra, ora a Bolzano ma mi rendo conto che col passare del tempo mi sto riavvicinando sempre di più alle montagne. Forse perchè fanno parte delle mie radici: appena posso salgo a Ortisei, dove mi aspettano tre gatti e un cane, o vado nella nostra baita sul Seceda. E lì è come stare fuori dal mondo, a contatto con la natura».

Ingrid Runggaldier è animalista convinta e femminista da sempre e in Gardena è redattrice di “Gana”, una rivista ladina dedicata alle donne.

«Le donne ladine hanno gli stessi identici problemi delle donne di tutto il mondo - dice, -, pensiamo di aver vinto tante battaglie ma ancora ne restano tante da combattere. Almeno però forse non succede più quello che è successo a Meta Brevoort, uno dei personaggi del mio libro. Era un’alpinista molto brava e dotata, in Inghilterra intorno al 1870. Compì diverse imprese e scrisse articoli, ma sempre con il nome del nipote perchè era impensabile che una donna scalasse le montagne e pure ci scrivesse sopra. Quando poteva si portava dietro il suo cane, Tschingle. Dopo tante conquiste chiese l’iscrizione al club alpino di Londra, che naturalmente le negarono perchè era riservato ai soli uomini. Ma accettarono l’iscrizione del suo cane, maschio!».

Nel titolo del suo libro “Donne in ascesa”, c’è il tema della salita inteso non solo come conquista della montagna, ma anche come ricerca di un proprio ruolo nella vita.

«Non riguarda solo le alpiniste: basta pensare alle scienziate, le aviatrici, le donne impegnate in politica, tutte quelle donne che volevano superare confini, salire in cima alle vette, in un mondo che glielo rendeva difficile e spesso impossibile. Le donne non potevano, non dovevano, non riuscivano a salire troppo in alto. Per loro era già un’impresa uscire dalle quattro mura di casa!».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi
la promessa

Kompatscher: «Adesso basta: stop a case costruite per i turisti» 

L’emergenza abitativa. La risposta del governatore ai sindacati: «Gli alloggi nelle nuove aree convenzionate solo per residenti stabili». I rappresentanti dei lavoratori: «La zona di ponte Roma resti produttiva». Il sindaco: «Bisogna ampliarsi nei centri limitrofi»


antonella mattioli

Attualità