la testimonianza

Iran, il racconto degli orrori: «Un regime senza pietà: aiutateci a fermarlo»

La visita in redazione di una delegazione della comunità che vive in Alto Adige: la denuncia delle violenza, la ricerca della solidarietà


Aliosha Bona


BOLZANO. Con la voce strozzata, Marjan Asgari – ricercatrice universitaria tedesca di origine iraniana - racconta i mesi da incubo che sta vivendo il suo Iran. Racconta dettagli che il regime fa di tutto per omettere, creando un ostacolo all’informazione già di per sé complicata per questioni geografiche e politiche.

Una narrazione anche cruda – fatta di violenze, stupri e condanne a morte. La prima condanna è stata eseguita giovedì scorso dal governo. Assieme al ventitreenne Mohsen Shekar, “colpevole” di aver protestato dopo l’uccisione di Masha Amini nel settembre scorso, sono in centinaia ad avere perso la vita in questi mesi.

In Alto Adige c’è una comunità iraniana numerosa e ben inserita. Marjan Asgari, Kania Ghanian, Vafa Saidi e Nooshin Shahkarami, ieri mattina, sono stati nostri ospiti al giornale. Nel corso della lunga conversazione con la redazione e il direttore Alberto Faustini, hanno raccontato cosa sta accadendo in queste giornate drammatiche nel loro paese. E ci hanno messo letteralmente la faccia, con un videomessaggio, per diffondere l’ultima petizione lanciata su change.org. L’appello è al governo italiano: «Chiediamo di congelare gli accordi economici che vengono fatti con questa dittatura - spiega Marjan Asgari -. Chiediamo che vengano espulsi tutti i cittadini iraniani che appoggiano il governo attuale. Sappiamo che in Italia vivono collaboratori e ambasciatori iraniani che viaggiano tranquillamente in Europa, pur commettendo crimini terribili: vogliamo la loro espulsione dal continente e che i loro beni vengano confiscati».

Il regime agisce senza pietà, violentando le donne (e uomini) che con un coraggio a noi sconosciuto scendono per strada a manifestare. O meglio, a reclamare una libertà che in certi angoli del pianeta non è ancora scontata. Ma anche chi vive lontano dal proprio paese d’origine, non passa un giorno senza pensare a come rendersi utile. La lotta per il futuro In questi mesi si sono susseguite le manifestazioni degli iraniani a Bolzano.

L’ultima, a fine novembre, presentava decine di foto sul suolo di piazza Mazzini, raffiguranti alcune delle vittime della ribellione. Spesso le proteste si pagano con la vita, ma ciò non sta fermando l’indignazione popolare: «Siamo disposti a tutto per avere un futuro davanti a noi – interviene Nooshin Shahkarami, arrivata nel 2007 a Verona per studiare per poi raggiungere la nostra provincia, dove ha un compagno dell’Alta Badia-. O facciamo qualcosa ora, oppure può essere troppo tardi. I giovani in Iran non vedono una prospettiva perché il Paese sta perdendo ogni risorsa. Eppure, saremmo uno degli stati più ricchi, ai livelli dell’Arabia Saudita. Ma questo governo sta sperperando tutto». Le violenze L’inferno vissuto da parenti e amici viene narrato dalla comunità iraniana al mondo occidentale con l’obiettivo di avvicinare le due realtà.

Ed è un racconto senza filtri: «La polizia sta entrando nelle case dei cittadini. Prende di mira le famiglie, esegue violenze davanti a bambini e adolescenti. Qualcosa che rimarrà nei loro occhi per sempre», sottolinea Kania Ghanian prima di scoppiare in lacrime. C’è la mano del marito a stringerla forte. Vafa Saidi è arrivato a Bolzano oltre 13 anni fa, ben integrandosi nella particolare realtà altoatesina. Ora fa l’autista in Sasa, ma non scorda le proprie origini: «L’Iran è un paese multietnico – spiega Saidi – tra curdi, persiani, arabi e turchi. La Repubblica islamica ci sta mettendo da sempre l’uno contro l’altro, costruendo un paese pericoloso».

L’ultimo appello: «Ora speriamo che anche l’Italia faccia la sua parte, prendendo posizione».













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